Un distillato artigianale tutto Made in provincia di Lecco tra Valsassina, Lago di Como e Fiume Adda.
Gin Prada N’ 1 il distillato che unisce il lago alle montagne.
Nasce dall’estro di due amici, fortemente appassionati di roccia di montagne e di destinazioni stravaganti, la rivisitazione in veste contemporanea dell’antica ricetta segreta del 1966.
Profondamente radicato nelle Prealpi Orobiche alle pendici del Monte Muggio è proprio nel 1966 che nasce il Liquorificio Flora dei Monti e comincia a gettare le basi per quelli che saranno grandi progetti ed esperimenti alcolici esclusivamente votati all’artigianalità, alla cultura del bere bene e alla sostenibilità di materie prime ed energie; del resto gli stessi valori che ancora oggi a tanti anni di distanza caratterizzano le attuali produzioni.
Una di queste ricette è proprio quella del nostro amato London Dry Gin Prada N’1 tramandata da nonno a nipote, ci racconta Cristiano Cariboni titolare del Ristoro Genio all’Alpe Giumello e ideatore di questo ottimo gin, un distillato con una preparazione dai sapori decisi ma allo stesso tempo morbidi, profumi e sapori di Grigna e Grignetta, Monte Muggio e Pizzo dei Tre Signori, Legnone e Legnoncino che si immergono volutamente nelle acque del Lago di Como.
Nel Giugno 2024 nasce Spiriti delle Montagne e lo fa presentando un gin che sa di territorio sia per le sue etichette differenti, 8 al momento, che rappresentano luoghi tra Lago di Como e Valsassina, sia per la scelta di omaggiare i clienti con un cordino da arrampicata e un moschettone portachiavi, disponibile in 6 colori, della C.A.M.P. azienda leader nel mondo per attrezzature alpinistiche con sede a Premana in Valsassina.
Distillato in provincia di Lecco lungo le rive del Fiume Adda per una attività della Valsassina sempre in provincia di Lecco è il primo distillato ad avere il logo ufficiale “Lago di Como” e grazie alle materie prime del territorio del Lario in primis il Miele di Rododendro dell’Alto Lario che cresce solo sopra i 1500m, l’acqua che sgorga in Alta Valsassina a 1935m di quota, cordino emoschettone portachiavi C.A.M.P. di Premana Valsassina rendono il Gin Prada N’1 un prodotto dell’eccellenza del territorio sospeso tra lago e montagne.
Il nome del Gin è un tributo alla splendida meraviglia della natura, la Porta di Prada una struttura ad arco alta 15 metri formatasi naturalmente per erosione circa 230mln di anni fa che si trova sulla Grigna Settentrionale ad una altezza di 1650m di quota a strapiombo sul Lago.
Le 8 etichette riportano altrettante fotografie di un nostro storico collaboratore Gabriele Ardemagni, che ha curato la veste grafica di loghi e brand, scattate negli anni in Valsassina tra montagne e lago.
INFORMAZIONI UTILI
Il Gin Prada è possibile acquistarlo direttamente al Ristoro Genio oppure online sul sito ufficiale
9 km e un dislivello di quasi 1000m in un percorso facile, affrontato in questo caso in una escursione Invernale.
Gabriele Ardemagni
Premana – Sabato 23 Marzo 2024 è Primavera ormai ma in Valsassina la neve caduta nelle ultime settimane resiste al caldo di questi giorni recenti.
Per questa escursione decidiamo di partire dalla zona industriale di Premana direzione Rifugio Casera Vecchia di Varrone che riapre dopo due settimane di stop.
Si trovano parecchi parcheggi nella zona industriale di Premana in Alta Valsassina LC 750slm, da li zaini in spalla partiamo per il Rifugio Casera Vecchia di Varrone 1675slm percorso 9km e 940m di dislivello +
Il ponticello romano a inizio percorso, la meta è oltre le montagne innevate sul fondo – Foto di Gabriele ArdemagniIl ponticello romano a inizio percorso – Foto di Gabriele Ardemagni
Si attraversa subito il ponte romano che ci porta di fronte al cartello delle mete raggiungibili da quel luogo.
Il cartello di tutte le mete raggiungibili nella Valle dei Forni e sull’Alpe Varrone – Foto di Gabriele ArdemagniLa strada agrosilvopastorale segue Il Fiume Varrone – Foto di Gabriele ArdemagniIl Fiume Varrone e bellissime cascine sullo sfondo una delle tante cascate – Foto di Gabriele Ardemagni
Riisaliamo l’omonimo fiume che dà il nome alla valle appunto il Varrone. Passiamo gli alpeggi Alpe Forni 1100slm, Alpe Casarsa 1150slm e Alpe Vegessa 1190slm.
Bivio all’Alpe Forni 1100slm – Foto di Gabriele ArdemagniAlpe Casarsa 1100slm – Foto di Gabriele ArdemagniAlpe Vegessa 1190slm – Foto di Gabriele Ardemagni
Un susseguirsi di cascate una più bella dell’altra decisamente l’elemento dominante di questa escursione è l’acqua!
La valle dell’acqua non può che essere ricca di cascate – Foto di Gabriele Ardemagni
Giunti in fondo alla vallata all’attacco degli ultimi tornanti prima del traversino finale d’improvviso il tempo si guasta, si fa buio e freddo e inizia a tuonare in pochi minuti parte a grandinare con una violenza ed intensità mai viste, mezz’ora di chicchi di ghiaccio addosso ai nostri gusci (giacche impermeabili).
Trovandoci su un sentiero in salita in un bosco non proprio fitto ce la siamo presa tutta, tra lampi e tuoni proprio sopra le nostre teste.
Forti tuoni e lampi annunciano un temporale improvviso che ci piomba sulla testa da Premana, siamo in fondo alla valle si inizia salire per l’ultimo strappo – Foto di Gabriele Ardemagni
Finalmente smette e ricominciamo la salita, in breve arriviamo in quota e la neve diventa bella alta, passiamo l’ultimo ponticello e tra la neve spunta il tetto del Rifugio e la sua bandiera, entriamo per un bel piatto di spezzatino e polenta.
Finito il temporale durato oltre mezz’ora ripartiamo calpestando la grandine che si è mischiata alla neve – Foto di Gabriele ArdemagniUsciti dai tornanti ci troviamo ad un belvedere attrezzato con due tavoli e panche di fronte all’ennesima splendida cascata – Foto di Gabriele ArdemagniQuasi arrivati all’imbocco della vallata alta la neve sul sentiero aumenta – Foto di Gabriele ArdemagniPenultimo segnavia della nostra escursione quasi giunti al Rifugio Casera Vecchia – Foto di Gabriele ArdemagniUltimo segnavia della nostra escursione: a sinistra si arriva in brevissimo al Rifugio Casera Vecchia, salendo a destra invece si raggiunge in un ora circa il Rifugio Santa Rita – Foto di Gabriele ArdemagniNataly davanti al Rifugio Casera Vecchia di Varrone 1675slm – Foto di Gabriele Ardemagni
La sosta è breve usciamo e il cielo si apre svelando il Pizzo Varrone e il Pizzo Trona alle sue spalle.
La Madonnina del Rifugio emerge dalla neve rimasta a inizio Primavera – Foto di Gabriele ArdemagniArrivati al Rifugio il cielo inizia ad aprirsi e a svelare la vetta del Pizzo Varrone – Foto di Gabriele ArdemagniEd è proprio quando il Sole inizia a calare che la giornata diventa davvero bella con cielo terso e pulito, l’aria però si fa gelida ed insistente il Pizzo Varrone domina la vallata – Foto di Gabriele Ardemagni
Sono le 17:00 ripercorriamo le nostre tracce e torniamo alla macchina, non prima che una Luna piena splendida ci illumini gli ultimi due km.
Scendendo appena sopra ai tornantini si vede la piccola slavina che taglia metà del percorso di discesa, facilmente superabile – Foto di Gabriele ArdemagniQuando si dice “Spunta la Luna dal Monte” – Foto di Gabriele ArdemagniSalamandra Pezzata – Foto di Gabriele Ardemagni
INFORMAZIONI UTILI
Percorso totale andata e ritorno 18 km dislivello massimo m940 difficoltà: E (escursionismo).
Primaluna – E’ tornata con il sorriso sulle labbra la giovanissima tatoo girl Valsassinese, con il sorriso e un carnet di premi per aver vinto il prestigioso concorso di settore a cui ha partecipato, il “Tattoo Battle Royale”, al suo secondo anno di partecipazione, quest’ anno si é tenuto ad Arona, sul Lago Maggiore. E’ un concorso a cui partecipano giovani tatuatori provenienti da tutta Italia. Ma lasciamo a lei il racconto della sua performance: “Il concorso è iniziato giovedì 14 settembre e si è concluso domenica 17 settembre. Ogni giorno ci venivano assegnate due sfide, una alla mattina e una al pomeriggio, per poi alla sera essere valutate e darci una valutazione con un punteggio. Le sfide erano varie, erano sfide sul disegno e sui tatuaggi, inoltre c’era la possibilità di scegliere fra due categorie, “soft”, dove la progettazione era più facile, e poi “hard”, dove la richiesta era più difficile, la quale serviva a metterci ancora di più alla prova. In ogni sfida io ho sempre scelto la categoria hard, perché volevo mettermi in gioco, o tutto o niente dico sempre. Il primo giorno abbiamo fatto una sfida a quiz, quindi ci venivano fatte delle domande sul mondo del tatuaggio, per avere un quadro generale su ciò che sapevamo. Inoltre la prima sera abbiamo fatto dei giochi a squadra che avevano lo scopo di conoscerci e fare amicizia. Il secondo giorno abbiamo affrontato delle sfide sul disegno, alla mattina il disegno si basava sul “lettering”, mentre al pomeriggio il disegno aveva come tema il “traditional”. Alla sera sono stati giudicati tutti i lavori assegnandoci un punteggio. Il terzo giorno,alla mattina abbiamo tatuato su pelle sintetica, ovvero pelle finta. Dovevamo realizzare un cover up, ovvero la copertura di un vecchio tatuaggio con uno nuovo. Al pomeriggio la sfida richiedeva di disegnare free hand, ovvero a mano libera, eravamo divisi a coppie e fra di noi dovevamo disegnarci il tema che ci era stato assegnato, ovvero il maori. Alla sera venivamo giudicati. Il quarto e ultimo giorno invece, la sfida richiedeva di tatuare su persone un disegno che avevamo preparato a casa, che aveva come tema “il viaggio”. Una volta finita l’ultima sfida i giudici hanno votato. Io sono arrivata terza. Per me è stata un esperienza fantastica, ho raggiunto questo piccolo traguardo con molta soddisfazione, una cosa che io personalmente non ho ancora realizzato, perché non me lo aspettavo. É stata una gioia immensa, e soprattutto devo ringraziare tutti coloro che hanno sempre creduto in me e che non mi hanno mai fatto mollare, anzi mi spronavano a fare sempre di più. Ed è per questo che sono riuscita a raggiungere questo piccolo traguardo. Continuerò a partecipare a ogni concorso che verrà organizzato per mettermi in gioco sempre e non smettere mai di imparare. Sperando che questo trofeo sia il primo di tanti altri”.
Nelle foto il momento della premiazione e i riconoscimenti per il terzo classificato.
DA MONET A WARHOL. Capolavori della Johannesburg Art Gallery è una mostra che non ti aspetteresti di vedere sul Lago lombardo ma la Pinacoteca di Sarnico ci ha abituati ormai da qualche anno a godere di mostre di alto livello.
63 le opere selezionate dalla enorme collezione sudafricana, con nomi notevoli, nei tre piani della piccola ma preziosa Pinacoteca realizzata su di un ex convento di suore sono appese opere di enorme valore e importanza.
Il primo piano è riservato in tre sale a grandi nomi soprattutto francesi come Sisley, Monet, Courbet, Degas, salendo al primo piano troviamo intorno al ballatoio opere dei più importanti artisti sudafricani come Maude Sumner e George Pemba che con la loro arte di protesta sottolineano il disagio subito con l’apartheid, (la mostra celebra anche i 10 anni dalla scomparsa di Nelson Mandela), nelle 4 sale adiacenti troviamo quadri e litografie ma anche acquerelli e carboncini notevoli realizzate da nomi eccellenti: Matisse, Picasso, Van Gogh, Signac e tanti altri.
Terzo e ultimo piano è dedicato all’arte più recente appartenente alla seconda metà del ‘900 Andy Wahrol e Roy Lichtenstein per la Pop Art americana, un opera di Francis Bacon ben tre di Picasso e altrettante più recenti in mostra opera del sudafricano William Kentridge.
Non mi dilungo ulteriormente vi lascio qualche foto scattata nell’occasione dell’inaugurazione e del successivo ritorno per approfondire la visita di questa entusiasmante mostra che accompagnerà Sarnico per tutta l’Estate 2023. Gabriele Ardemagni e Nataly Duenas
La Johannesburg Art Gallery (JAG) è un’importante galleria d’arte situata a Joubert Park, Johannesburg, in Sudafrica. È una delle più grandi gallerie d’arte del continente africano e viene considerata un’istituzione di primo piano nel campo delle arti visive in Sudafrica. La galleria ospita una vasta collezione di opere d’arte che spaziano in vari periodi e stili artistici, inclusa l’arte tradizionale africana, l’arte moderna e contemporanea sudafricana e l’arte internazionale.
Fondata nel 1910, la Johannesburg Art Gallery ha una storia ricca e ha svolto un ruolo significativo nello sviluppo e nella promozione dell’arte nella regione. L’architettura dell’edificio stesso è degna di nota, con il suo design neoclassico, l’ampio ingresso principale e i dettagli ornamentali.
La collezione della galleria comprende oltre 9.000 opere d’arte, il che la rende una delle più grandi collezioni d’arte pubbliche del paese.
Il Museo delle Culture inaugura il progetto Global Aesthetics e lo fa con un artista contemporaneo tra i più noti del sud-est asiatico, sicuramente il maggiore esponente del suo paese la ThailandiaAttasit Pokpong.
La personale di uno dei maggiori esponenti dell’arte contemporanea thailandese, dal titolo The Presence, propone 29 dipinti a olio di grandi dimensioni e 22 acquerelli, raffiguranti volti di donna, realizzati tra il 2008 e il 2023.
La rassegna inaugura il progetto Global Aesthetics del MUSEC, dedicato all’esplorazione del rapporto tra l’arte contemporanea e il contesto ideologico e culturale in cui essa si muove
29 dipinti a olio di grandi dimensioni e 22 acquerelli tutti raffiguranti volti di donna, (quasi sempre la moglie dell’artista), realizzati tra il 2008 e il 2023.
Nei primi mesi del 2023 l’artista ha creato 14 nuove opere appositamente pensate per essere esposte nello Spazio Cielo del MUSEC.
Attasit PokpongAttasit PokpongAttasit Pokpong
Gabriele Ardemagni
Attasit Pokpong Foto di Gabriele ArdemagniAttasit Pokpong Foto di Gabriele ArdemagniAttasit Pokpong Foto di Gabriele Ardemagni
Note biografiche Attasit Pokpong è nato a Bangkok nel 1977. Sin da giovane è attirato verso il disegno, che approfondisce frequentando la Rajamangala University of Technology di Bangkok, dove si diploma in Belle arti nel 1998. La sua carriera inizia subito dopo gli studi. Dal 1999 prende parte a numerose mostre collettive e nel 2009, nella capitale thailandese, apre la Magic Gallery al fine di disporre di uno spazio permanente dove presentare i suoi lavori. Dal 2009 in poi espone in numerose mostre personali che lo portano oltre i confini della Thailandia e dell’Asia, in Paesi quali Cambogia, Cina, Corea, Taiwan, Belgio, Francia, Italia e gli Stati Uniti. L’esposizione del MUSEC è la sua prima personale in Svizzera. Sensibile al riconoscimento di una nuova realtà multiculturale e conscio dell’apporto costruttivo che l’artista può dare all’attuale contesto segnato da molte fragilità, nel 2012 Pokpong ha inaugurato il progetto V64 Art Studio, un punto d’incontro a disposizione della comunità artistica thailandese, un “luogo della creatività” ben visibile e aperto al mondo.
Informazioni
ATTASIT POKPONG. The Presence Lugano (Svizzera), MUSEC | Museo delle Culture Villa Malpensata (via Giuseppe Mazzini 5) 7 aprile – 11 giugno 2023
Orari: martedì chiuso lunedì-venerdì, 11-18 sabato e domenica, 10-18
Biglietti: Intero (da 16 anni): CHF 15.00 Ridotto (senior; studenti universitari; FAI Swiss): CHF 10.00 Ragazzi (6-15 anni): CHF 5.00 Si accettano pagamenti in Euro (al cambio del giorno) Promozione MUSEC Mondays: ogni lunedì entrata al museo a ingresso ridotto
Inclusa nel costo del biglietto la visita alle altre due mostre temporanee: Arte agli Antipodi. La Collezione Brignoni e La memoria della modernità. Disegni di bambini giapponesi della Raccolta Levoni
A cura di Tim Clark, Walter Guadagnini e Luce Lebart.
Dedicata all’idea di Europa e dei popoli che la abitano,
la XVIII edizionedel Festival di Reggio Emilia FOTOGRAFIA EUROPEA 2023
torna per raccontare le sfumature dell’identità di questa comunità multietnica.
Chiostri di San Pietro, Palazzo da Mosto, Chiostri di San Domenico,
Palazzo dei Musei, Biblioteca Panizzi, Spazio Gerra,e gli spazi del Circuito OFF accolgono mostre di grandi maestri e di giovani esordienti
FOTOGRAFIA EUROPEA 2023
Giovedì 27 Aprile ho potuto vedere in una anteprima stampa buona parte delle mostre fotografiche della manifestazione giunta alla sua 18ma edizione: Fotografia Europea 2023: Europe Matters Visioni di un identità inquieta a Reggio Emilia.
Prima tappa i sempre straordinari Chiostri di San Domenico, sede principale del festival con ben 10 artisti esposti, Vi segnalo la mostra regina in assoluto quella dedicata ad una maestra della fotografia scomparsa di recente nel 2021 all’età di 97 anni: Sabine Weiss. Una vita da fotografa a cura di Virginie Chardin una rassegna memorabile che ripercorre la carriera dell’artista francese.
Seconda tappa i Chiostri di San Domenico con la presenza di tre mostre di altrettanti fotografi, Palazzo da Mosto terza sede mette in mostra due fotografi e la quarta tappa visitata Palazzo dei Musei mette in mostra Un piede nell’Eden. Luigi Ghirri e altri sguardi. Giardini in Europa e L’Architettura degli Alberi (fino al 25 Febbraio 2024) e Giovane Fotografia Italiana #10 | Premio Luigi Ghirri 2023: Appartenenza.
Altre tre sedi sono la Biblioteca Panizzi, lo Spazio Gerra e gli spazi del Circuito OFF.
Vi lascio parti del comunicato stampa ufficiale Coin elenco artisti presenti:
MOSTRE FOTOGRAFIA EUROPEA 2023
CHIOSTRI DI SAN PIETRO | via Emilia San Pietro, 44/c
The Island
Mónica De Miranda
Güle Güle
Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni
Merrie Albion & The Brexit Lexicon
Simon Roberts
You will never walk alone
The Archive of Public Protests
Parallel Eyes
Alessia Rollo
Bilateral
Samuel Gratacap
Odesa
Yelena Yemchuk
L’Or des ruines
Geoffroy Mathieu
De la mer à la terre
Cédrine Scheidig
Sabine Weiss. Una vita da fotografa
La mostra è prodotta da Atelier Sabine Weiss e da Photo Elysée con il supporto di Jeu de Paume e Les Rencontres d’Arles e il patrocinio della Confederazione Svizzera
CHIOSTRI DI SAN DOMENICO | via Alighieri, 11
Nelle giornate chiare si vede Europa
Myriam Meloni
Committenza 2023
Protege Noctem – If Darkness Disappeared
Mattia Balsamini
Open Call 2023
Grande Padre
Camilla de Maffei
Open Call 2023
PALAZZO DA MOSTO | via Mari, 7
Masters of Contemporary Photography from the Ars Aevi collection
con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Sarajevo
Paese Ospite Bosnia Erzegovina
Utopia e Studies and Definitions
Ariane Loze
Mostre Partner
PALAZZO DEI MUSEI | via Spallanzani, 1
Un piede nell’Eden. Luigi Ghirri e altri sguardi. Giardini in Europa e l’architettura degli alberi.
a cura di Ilaria Campioli
Giovane Fotografia Italiana #10 | Premio Luigi Ghirri. Appartenenza
Eleonora Agostini, Andrea Camiolo, Sofiya Chotyrbok, Davide Degano, Carlo Lombardi, Giulia Mangione, Eleonora Paciullo
a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi
SPAZIO GERRA | piazza XXV Aprile, 2
You Tourned the Tables On Me.
Roberto Masotti
a cura di Silvia Lelli
BIBLIOTECA PANIZZI | via Farini, 3
Flashback. Scatti da Fotografia Europea 2007
a cura di Monica Leoni ed Elisabeth Sciarretta
[aperta fino al 10 settembre 2023]
Mostre Collegate
BIBLIOTECA PANIZZI | via Farini, 3
Alberto Franchetti (1860-1942) e la fotografia
a cura di Laura Gasparini in collaborazione con Monica Leoni e Elisabeth Sciarretta
in collaborazione con associazione per il musicista Alberto Franchetti di Reggio Emilia
COLLEZIONE MARAMOTTI | via Fratelli Cervi, 66
No Home from War: Tales of Survival and Loss
Ivor Prickett
[aperta dal 30 aprile al 30 luglio 2023]
CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma | via Viazza di Paradigna, 1 – Parma
Antonio Sansone: Rituali d’Europa
a cura di Paolo Barbaro e Margherita Zazzero
Gabriele Ardemagni
Informazioni
Orari apertura mostre
CHIOSTRI DI SAN PIETRO | CHIOSTRI DI SAN DOMENICO | PALAZZO DA MOSTO | SPAZIO GERRA
giornate inaugurali
28 aprile › 19-23
29 / 30 aprile › 10-23
1 maggio › 10-20
dal 3 maggio all’11 giugno
mercoledì – giovedì › 10 – 13 / 15 – 19
venerdì – sabato – domenica › 10 – 20
venerdì 2 giugno › 10-20
PALAZZO DEI MUSEI
giornate inaugurali
28 aprile › 19-23
29 aprile › 10-23
30 aprile › 10-23
1 maggio › 10-20
dal 2 maggio all’11 giugno
Un piede nell’Eden. Luigi Ghirri e altri sguardi
martedì – mercoledì – giovedì › 10-13
venerdì – sabato – domenica e festivi › 10-20
Giovane Fotografia Italiana #10 | Premio Luigi Ghirri 2023
BIBLIOTECA PANIZZI
giornate inaugurali
28 aprile › 19-23
29 aprile › 9-19
30 aprile › 9.30-14
1 maggio › chiuso
dal 2 maggio al 10 settembre
lunedì – sabato › 9-19
venerdì 2 giugno › chiuso
CSAC
29 aprile – 11 giugno
Venerdì › 9-15
sabato e domenica › 10-19
COLLEZIONE MARAMOTTI
dal 30 aprile al 30 luglio
giovedì e venerdì › 14.30-18.30
sabato e domenica › 10.30-18:30
Biglietti
acquistabili sul sito www.fotografiaeuropea.it o presso la biglietteria del Festival Fotografia Europea ai Chiostri di San Pietro – via Emilia 44-/C – Reggio Emilia
Biglietto festival › intero € 18| ridotto € 15 | sostenibile € 20 |studenti 18/26 anni € 13
Mamiano di Traversetolo (Pr), Fondazione Magnani-Rocca
A cura di Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari, Stefano Roffi.
FELICE CASORATI. Il concerto della pittura.
La mostra antologica del pittore (ma anche incisore, designer e scenografo), novarese FELICE CASORATI che racchiude una ottantina di opere dal 1907 al 1960 è l’ennesimo omaggio che la Villa dei Capolavori fa all’arte pittorica, dopo altre eccellenti rassegne su Lucio Fontana, Jean Mirò per citare le ultime.
In ordine cronologico possiamo ammirare riuniti in un unica esibizione le opere più celebri ed iconiche, partendo dall’esordio alla Biennale di Venezia nel 1907 con il ritratto della sorella Elvira, passando per il celebre dipinto Silvana Cenni del 1922, un chiaro omaggio a Piero della Francesca, e poi una chicca:
Un affascinante dipinto di CasoratiLe due sorelle (Libro aperto e libro chiuso) del 1921 è inquadrato in una scena nodale del celeberrimo film di Federico Fellini La dolce vita (1960).
Il quadro, attraverso il quale Fellini può aver inteso trasmettere all’osservatore una chiave di lettura del film, viene esposto alla Magnani-Rocca a suggerire un insospettabile trait d’union tra il pittore e il regista, cui viene dedicata, nelle sale al piano superiore della Villa, una particolare mostra focus nel trentennale della morte, nello stesso periodo dell’antologica su Casorati, presentando sontuosi costumi realizzati per i film e indossati da celebri attori, come Marcello Mastroianni e Donald Sutherland, locandine dei film, disegni di Fellini oltre a rare fotografie d’epoca.
Visitare la mostra FELICE CASORATI Il concerto della pittura è un occasione anche per ammirare il resto della villa ricca di opere di artisti come Morandi, Monet, De Chirico, De Pisis e tantissimi altri, oltre al meraviglioso parco abitato da una nutrita comunità di pavoni.
Gabriele Ardemagni
Informazioni
Dal 18 marzo al 2 luglio 2023
Aperto anche tutti i festivi.
Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche lunedì di Pasqua, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno. Lunedì chiuso (aperto Lunedì di Pasqua, lunedì 24 aprile in quanto ponte e lunedì 1° maggio in quanto festivo).
Ingresso: € 14 valido per la mostra antologica CASORATI, la mostra focus FELLINI, le raccolte permanenti di capolavori di ogni tempo, il Parco Romantico – € 12 per gruppi di almeno quindici persone – € 5 per le scuole.
Il sabato ore 16.30 e la domenica e festivi ore 11.30, 16, 17, visita alla mostra Casorati e alla mostra focus dedicata a Federico Fellini con guida specializzata; è possibile prenotare via mail a segreteria@magnanirocca.it , oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 19 (ingresso e guida).
Brescia, Museo di Santa Giulia, dal 24 Marzo 2023 al 25 Giugno 2023
A cura di Filippo Maggia
VITTORIO SELLA, MARTIN CHAMBI, ANSEL ADAMS, AXEL HÜTTE. LUCE DELLA MONTAGNA mostra a Brescia.
La più importante esposizione mai realizzata sul mondo delle vette analizza l’universo iconografico della montagna attraverso le opere di quattro maestri della fotografia: Vittorio Sella, Martin Chambi, Ansel Adams, Axel Hütte.
La rassegna si presenta come progetto composto da quattro personali che documentano, attraverso 120 immagini complessive, la particolare attitudine dei quattro autori nello sviluppare una fotografia della natura montana.
Luci della montagna – Brescia
Brescia continua a proporci ottime mostre nel suo anno più importante ovvero quello che la vede con la vicina Bergamo città della Cultura Italiana 2023.
Questa mostra è inserita nella VI edizione del Brescia Photo Festival promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana, per la curatela artistica di Renato Corsini, che propone una serie di iniziative allestite nelle più prestigiose sedi espositive della città.
La mostra di cui voglio parlarvi, che è stata curata da Filippo Maggia, è una delle più importanti (se non la più importante) mostra fotografica sulla montagna presentata nel nostro paese, ben 120 fotografie mostrano al pubblico l’approccio e la visione della natura spesso estrema della montagna attraverso gli obiettivi di 4 grandi artisti specializzati: il biellese Vittorio Sella alpinista e fotografo in grado di affrontare con attrezzature pionieristiche alcune delle cime più impervie persino in Himalaya a cavallo tra ‘800 e ‘900, l’americano Anselm Adams ispirato dallo stesso Sella fotografa nel ‘900 la nuova frontiera del West americano diventando uno dei più noti fotografi del secolo scorso, il peruviano Martin Chambi che anche lui a cavallo (o forse è più adatto dire: a dorso di mulo) tra ‘800 e ‘900 ci regala le prime vedute di Macchu Picchu, di Pisac, Kenko e Sacsayhuamán luoghi allora ancora semi-sconosciuti inghiottiti dalla natura delle Ande, e infine il tedesco (Essen) Axel Hütte che propone una serie di scatti fatti sulle alpi dove il clima spesso impietoso sulle cime quasi inghiotte le montagne, il fotografo presente alla presentazione della mostra ha dichiarato di attendere spesso con pazienza il cambiare del tempo per poter ridare la forza della natura nei suoi scatti non limitandosi a banali “ritratti” delle montagne che scala e fotografa.
Castello di Novara, dal 22 ottobre 2022 al 12 marzo 2023
A cura di Elisabetta Chiodini
MILANO. DA ROMANTICA A SCAPIGLIATA
Comitato scientifico: Elisabetta Chiodini, Niccolò D’Agati, Fernando Mazzocca, Sergio Rebora
Milano raffigurata nei suoi scorci più noti ma anche in alcuni ormai scomparsi, oltre settanta opere di 25 esponenti dell’arte attivi nella Milano dell’800, no non li troverete in mostra a Milano ma al Castello Visconteo Sforzesco di Novara.
Si perchè la cittadina appena oltre confine con il limitrofo Piemonte si sente milanese nell’anima e dopo aver portato in scena capolavori su Venezia nell’autunno ’21 ecco che ci regala lo scorcio di un altra città storica del nostro paese.
Mets Percorsi d’Arte prosegue la sua linea proponendo un altra volta una mostra vincente ricca di prestiti si di istituzioni ma anche di collezionisti privati, motivo questo ulteriore per poter ammirare alcune opere per la prima volta dal vivo dopo vari decenni.
Citando il comunicato stampa: Il percorso espositivo sarà articolato in sezioni che seguiranno l’andamento delle sale del Castello Visconteo Sforzesco e ripercorrerà l’evoluzione della pittura lombarda dal Romanticismo alla Scapigliatura, fenomeno culturale nato a Milano negli anni sessanta che coinvolgeva poeti, letterati, musicisti, artisti uniti da una profonda insofferenza nei confronti delle convenzioni della società e della cultura borghese.
L’occasione di una gita fuoriporta per i milanesi ma non solo, poter ammirare questi capolavori così vicini a noi ma già così lontani si unisce alla visita di una città ricca di tradizione e bellezze architettoniche partendo dalla Basilica di San Gaudenzio con la celebre cupola antonelliana opera dell’archistar dell’800 Alessandro Antonelli.
Gabriele Ardemagni
Informazioni
Orari
Martedì – domenica 10,00 – 19,00
(la biglietteria chiude alle 18,00)
Aperture straordinarie: martedì 1 novembre, giovedì 8 e lunedì 26 dicembre, domenica 1, venerdì 6 e domenica 22 gennaio
Chiuso: sabato 24, domenica 25 e sabato 31 dicembre
Biglietti
– Intero € 14,00
– Ridotto € 10,00 (Visitatori dai 20 ai 26 anni e over 65, Soci TCI Touring Club e FAI, Soci di “Abbonamento Musei Lombardia Valle d’Aosta”, Giornalisti con tesserino ODG con bollino dell’anno in corso non accreditati dall’ufficio stampa, Soci di altri enti convenzionati muniti di tessera, Insegnanti di scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado;
Clienti di Banco BPM muniti di tessera bancomat o carta di credito nominative; Dipendenti di Banco BPM; Promozione famiglia: Accompagnatori, massimo 2, di ragazzi dai 6 ai 19 anni; Promozione cupola: visitatori della Cupola di San Gaudenzio; Promozione Giannoni: visitaori della Galleria Giannoni
– Ridotto Gruppi € 10,00 Gruppi composti da almeno 10 persone
– Ridotto Ragazzi € 6,00 (Ragazzi dai 6 ai 19 anni)
– Gratuito (Minori di 6 anni, Disabili muniti di certificazione, Guide turistiche abilitate con tesserino di riconoscimento, Giornalisti accreditati dall’Ufficio Stampa, Insegnanti accompagnatori di scolaresche composte da almeno 10 studenti, Soci di “Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta” e “Abbonamento Musei Formula Extra”)
Promozioni e convenzioni
Promozione famiglia: hanno diritto al biglietto ridotto gli accompagnatori (massimo 2) di ragazzi dai 6 ai 19 anni
Promozione Cupola: i visitatori della mostra avranno diritto di accesso alla Cupola di San Gaudenzio con biglietto ridotto; i visitatori della Cupola avranno diritto di accesso alla mostra con biglietto ridotto.
Galleria Giannoni: i visitatori della mostra avranno diritto di accesso alla Galleria Giannoni con biglietto gratuito; i visitaori della Galleria Giannoni avranno diritto di accesso alla mostra con biglietto ridotto.
Dal 4 al 6 novembre alla scoperta delle eccellenze del territorio
Ferrara FE
Dopo il successo ottenuto nella prima edizione nello scorso 2021 con ben 100000 visitatori torna anche questo autunno il Ferrara Food Festival con una seconda edizione ricca di novità.
In un weekend lungo, il primo di Novembre, si avrà la possibilità di degustare primizie dal territorio ferrarese e non solo; la manifestazione si svolgerà per le piazze e vie del bellissimo centro storico, principalmente a Piazza Trento e Trieste, Piazza Castello, Piazza Municipale, Piazza Savonarola.
L’occasione per poter visitare la città degli Este con il suo castello, il municipio, la cattedrale, il Palazzo dei Diamanti e tanti altri tesori di arte e cultura, nel sito ufficiale della manifestazione (link in fondo all’articolo) troveremo anche indicazioni di come poter soggiornare per quel weekend con pacchetti realizzati ad hoc.
Castello Estense Ferrara foto Gabriele ArdemagniCastello Estense Ferrara foto Gabriele ArdemagniPalazzo del Municipio Ferrara foto Gabriele Ardemagni
Alcune anticipazioni, per approfondimenti rimandiamo al sito ufficiale, si terranno showcooking, degustazioni e premiazioni. La kermesse si può suddividere in quattro sezioni dagli spettacoli di animazione e intrattenimento tra le vie del centro ai grandi eventi come ad esempio la premiazione dello Chef Carlo Cracco come Ambasciatore del Gusto di questa edizione, Edoardo Raspelli, fino ad eventi legati al territorio e ai prodotti tipici come il processo alla salama da sugo o la rievocazione storica del matrimonio fra Lucrezia Borgia e Alfonso D’este fino ad arrivare a maxi costruzioni come il maxi caplit, realizzato dalle sfogline guidate da Rina Poletti dell’Accademia della Sfoglia di Cento, prodotto tipico della cucina ferrarese o la disfida degli agriturismi del territorio per scoprirne le eccellenze e infine la maxi scritta di Ferrara che verrà realizzata con le zucche.
Un occasione irripetibile per conoscere questa città emiliana a misura d’uomo e assaporarne i prodotti celebri in tutto il mondo, la salama da sugo con il purè o il pasticcio ferrarese così come i cappellacci alla zucca tipici di questa stagione autunnale.
Gabriele Ardemagni
Ferrara Food Festival è promosso dall’Associazione Strada dei Vini e dei Sapori della Provincia di Ferrara con il patrocinio e la collaborazione fattiva del Comune di Ferrara e della Camera di Commercio di Ferrara, organizzata da SGP Grandi Eventi.
Appuntamento a Ferrara dal 4 al 6 novembre alla scoperta delle eccellenze ferraresi e tanto altro.
Per la prima volta si possono ammirare opere dell’artista provenienti da collezioni privare, disegni manifesti e dipinti che raccontano il paese dall’inizio del secolo al dopoguerra negli anni ’60.
Esposta la primissima opera di un giovane Mario Sironi ancora 15enne nel 1900, un piccolo olio raffigurante un paesaggio, fino ad arrivare a una delle ultime opere il Giudizio Universale.
70 opere esposte negli spazi su tre piani di Villa Bassi da poter ammirare fino all’8 Gennaio 2023.
Gabriele Ardemagni
C.S.
Il Museo Villa Bassi Rathgeb riapre le sue porte alla grande arte del secolo scorso.
CoopCulture e il Comune di Abano Terme in collaborazione con la Galleria 56 di Bologna portano nel Museo aponense il frutto del lavoro svolto in tanti anni da Estemio e Alan Serri della Galleria 56 con clienti, collezionisti e amici, ovvero un corpus di opere uniche che compongono un racconto completo dedicato al maestro:
Mario Sironi, un racconto dal grande collezionismo italiano” (dal 16 settembre 2022 all’8 gennaio2023).
Mario Sironi Un racconto del grande Collezionismo italiano foto di Gabriele ArdemagniMario Sironi Un racconto del grande Collezionismo italiano foto di Gabriele ArdemagniMario Sironi Un racconto del grande Collezionismo italiano foto di Gabriele Ardemagni
Il nostro desiderio è raccontare l’uomo, il suo impegno sociale, la sua sagacia critica, la sua perspicacia nella satira politica
– spiega Chiara Marangoni, coordinatore del Museo Villa Bassi Rathgeb e curatrice dell’esposizione assieme ad Alan Serri –
un grande illustratore e un grande pittore.
In mostra avremo l’occasione imperdibile di ammirare opere anche inedite, mai esposte prima”.
Dal chiaro intento antologico, “Mario Sironi, un racconto dal grande collezionismo italiano”, ripercorre la lunga e per alcuni controversa carriera artistica dell’artista:
dal piccolo olio, dedicato a un paesaggio del 1900, opera di un Sironi giovanissimo appena quindicenne, fino alle ultime opere di una maturità dolorosa, tra cui il Giudizio Universale degli anni ’60 che chiude il percorso espositivo.
Una sorta d’inventario dell’anima, tratteggiato dal susseguirsi delle opere dei grandi collezionisti italiani che hanno amato, di Sironi, l’innovazione poderosa e il silenzioso, conscio volume, che rende l’artista così lontano,
nei risultati, dal guizzo futurista delle origini, così sordo persino ai richiami della propaganda fascista (di cui viene ritenuto spesso l’alfiere).
Mario Sironi Un racconto del grande Collezionismo italiano foto di Gabriele ArdemagniMario Sironi Un racconto del grande Collezionismo italiano foto di Gabriele ArdemagniMario Sironi Un racconto del grande Collezionismo italiano foto di Gabriele Ardemagni
Anche la sua adesione assoluta al fascismo si rivela infatti, nella resa artistica, un parziale fraintendimento:
a Sironi interessa realizzare un’arte sociale che tutti possano comprendere ed apprezzare come segno di un’Italia che si fa valere, che recupera una sua credibilità
Attraverso i dipinti esposti, espressione della personalità multiforme, ma sempre coerente del maestro, la mostra di Abano ci accompagna nella storia di un impeto sentimentale e sociale che ritiene di trovare una struttura, aderendo all’ideologia.
Ma non solo, Nelle tele, nelle città deserte di una solitudine solida e disperata (che mal s’attagliano al mito dell’Italia di regime), così come nelle composizioni del dopoguerra (significativa la Madonna col bambino del 1956),
ciò che emerge è il lirismo di Sironi, una poesia disperata, come di chi ha attraversato l’inferno e visto crollare ogni ideale, tutta racchiusa nell’opera Due Figure (1955), scelta come immagine guida dell’esposizione (un olio su tela dell’ultimo periodo dell’artista, finalmente libero di esprimere lontananze), ma presente, come dimensione intima e segreta ancor prima che maestosa, nell’intero percorso umano e professionale di Sironi.
È la crepa, è la malinconia che prende il sopravvento sulla retorica.
Lo testimoniano le oltre settanta opere che animano il percorso espositivo che si dipana nelle sale del Museo,
dialogando in un intrecciarsi di epoche e stili diversi, con gli affreschi e i pezzi della collezione permanente di Villa Bassi.
Mario Sironi Un racconto del grande Collezionismo italiano foto di Gabriele Ardemagni
Esposti inoltre due studi preparatori per la decorazione murale Venezia,
l’Italia e gli Studi che Sironi realizza per l’Aula Baratto di Ca’ Foscari tra il 1935 e il 1936.
Ed è proprio l’Università di Cà Foscari in collaborazione con il Museo a proporre visite guidate e video-approfondimenti sull’affresco.
A corollario della mostra un ricco carnet di laboratori didattici
– presentati da CoopCulture insieme all’ Assessore alla Cultura Michela Allocca e curati dallo staff di educatori del Museo Villa Bassi Rathgeb –
rivolti agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado che permetteranno ai bambini e ai ragazzi di sperimentare la propria manualità e creatività, seguendo percorsi che intrecciano musica, lettura e pittura.
Nel 1748 durante degli scavi voluti da Carlo III di Borbone, che cercava Stabia, ritorna alla luce Pompei dopo quasi 1700 anni sotto a lava e ceneri solidificate.
Molti degli affreschi vennero staccati e portati a Napoli per finire successivamente nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, oltre 100 tra affreschi e reperti possiamo ammirarli in una mostra allestita al Museo Archeologico di Bologna in un allestimento accattivante e ricco di attività didattiche e ricostruzioni video in 3D.
Gabriele Ardemagni
Mostra a cura di Mario Grimaldi Promossa da Comune di Bologna con Museo Archeologico Nazionale di Napoli Prodotta da MondoMostre
Bologna, 21 giugno 2022 – Si apre il 23 settembre 2022 al Museo Civico Archeologico di Bologna I Pittori di Pompei, una delle mostre più attese della stagione espositiva autunnale in Italia che resterà visibile fino al 19 marzo 2023.
Curata da Mario Grimaldi e prodotta da MondoMostre, l’esposizione è resa possibile da un accordo di collaborazione culturale e scientifica tra Comune di Bologna | Museo Civico Archeologico e Museo Archeologico Nazionale di Napoli che prevede il prestito eccezionale di oltre 100 opere di epoca romana appartenenti alla collezione del museo partenopeo, in cui è conservata la più grande pinacoteca dell’antichità al mondo.
Filosofo con Macedonia e Persia Boscoreale, Villa di Fannio Sinistore, oecus (H), parete ovest affresco, cm 240 x 345, 1 secolo a.C. – II stileErcole e Onfale, Pompei, IX, 3, 5, Casa di Marco Lucrezio, triclinio 16, parete est, sezione centrale, dipinto Fresco, cm 195 x 155, I secolo d.C. – IV stileFigura femminile, Pompei, VI, 9, 2-13, Casa di Meleagro, tablino (8), parete est, registro superiore stucco – affresco, 178 x 188, I secolo d.C. – IV stileA Bologna, per la prima volta, verrà esposto un corpus di straordinari esempi di pittura romana provenienti da quelle domus celebri proprio per la bellezza delle loro decorazioni parietali, dalle quali spesso assumono anche il nome con cui sono conosciute.
Capolavori – solo per citarne alcuni – dalle domus del Poeta Tragico, dell’Amore punito, e dalle Ville di Fannio Sinistore a Boscoreale, e dei Papiri a Ercolano.
Il visitatore potrà ammirare un’ampia selezione degli schemi compositivi più in voga nei diversi periodi dell’arte romana, osservando come alcuni artisti sapessero conferire una visione originale di modelli decorativi continuamente variati e aggiornati sulla base di mode e stili locali.
Rivivere scene di accoglienza dell’ospite, raffinate immagini di paesaggi e giardini, architetture, ma anche ammirare gli strumenti tecnici di progettazione ed esecuzione del lavoro: colori, squadre, compassi, fili a piombo, disegni preparatori, reperti originali ritrovati nel corso degli scavi pompeiani, comprese coppe ancora ripiene di colori risalenti a duemila anni fa.
E, ancora, triclini, lucerne, brocche, vasi, riaffiorati negli scavi e raffigurati proprio negli affreschi in mostra, con i quali dialogavano nello spazio.I Pittori di Pompei Foto Gabriele ArdemagniI Pittori di Pompei Foto Gabriele ArdemagniI Pittori di Pompei Foto Gabriele Ardemagni
La mostra I Pittori di Pompei proporrà infine la ricostruzione di interi ambienti pompeiani come quelli della Casa di Giasone e, ancora di più della straordinaria domus di Meleagro con i suoi grandi affreschi con rilievi a stucco, per raccontare il rapporto tra spazio e decorazione, frutto della condivisione di scelte, e di messaggi da trasmettere, tra i pictores e i loro committenti.
Luigi Veronesi, Borsalino, 1939-40, riproduzione fotomeccanica su carta, 24,4 x 18,4 cmDa sinistra Mario Grimaldi curatore della mostra, Paola Giovetti dir. Museo Civico Archeologico Bologna e Paolo Gulierini dir. Museo Archeologico Nazionale Napoli I Pittori di Pompei Foto Gabriele ArdemagniI Pittori di Pompei Foto Gabriele Ardemagni
In occasione dell’esposizione sarà proposta una ricca offerta didattica rivolta non solo alle scuole di ogni ordine e grado ma anche alle famiglie e al pubblico adulto.
I Pittori di Pompei Foto Gabriele ArdemagniI Pittori di Pompei Foto Gabriele ArdemagniI Pittori di Pompei Foto Gabriele ArdemagniI Pittori di Pompei Foto Gabriele ArdemagniI Pittori di Pompei Foto Gabriele Ardemagni
La nascita della MODA E PUBBLICITÁ in Italia raccontata attraverso 150 affascinanti opere da fine Ottocento a metà Novecento. A cura di Dario Cimorelli, Eugenia Paulicelli, Stefano Roffi.
10 Settembre 2022 – 11 Dicembre 2022
Mamiano di Traversetolo – Parma, Fondazione Magnani-Rocca
Gabriele Ardemagni
Mamiano di Traversetolo PR – Il ciclo di mostre iniziato nella villa di Luigi Magnani con PUBBLICITÁ la nascita della comunicazione moderna 1890 – 1957 e proseguita con la seconda CAROSELLO pubblicità e televisione 1957-1977, giunge al suo terzo capitolo:
MODA E PUBBLICITÁ IN ITALIA. 1850-1950.
Ogni anno la Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo Parma propone due mostre, (oltre alla collezione privata sempre visitabile sui due piani della villa),
quest’anno dopo la monografica “Ritratto” di Lucio Fontana è la volta del terzo capitolo delle mostre dedicate alle pubblicità in Italia.
Le opere resteranno esposte per un periodo di tre mesi data la delicatezza di molte soprattutto le più antiche, sono cartelloni pubblicitari realizzati per durare un breve tempo.
MODA E PUBBLICITÁ sono parte dell’immaginario collettivo di un intero Paese, di un sentire, guardare e inventare il mondo. La mostra indaga come l’affermarsi dei grandi magazzini risponda alle richieste di una società nuova che aspira a potersi rappresentare, una società figlia della rivoluzione industriale che trova negli abiti e negli oggetti, i testimoni della propria esistenza e delle proprie diversità.
Uno sviluppo, quello dei nuovi centri del consumo, che cambia scala per dimensione e velocità: dalle tradizionali piccole botteghe dove si modellava e cuciva l’abito su misura, nasce il grande magazzino, la clientela entra in edifici lussureggianti che traboccano di merci e può scegliere liberamente trovando, accanto all’abito su misura, il prêt-à-porter e, in base alle disponibilità, compone il suo corredo.
Luoghi accoglienti, sfarzosi ma non troppo, dove i prezzi sono sempre esposti, dove le offerte di merci offrono possibilità di acquisto per tutte le tasche, e dove regali piccoli e grandi vengono offerti a profusione, allo scopo di fidelizzare la clientela.
E proprio la fedeltà della clientela è uno dei crucci dei nuovi imprenditori, perché tra grandi magazzini la concorrenza è serrata: accuse di imitazione, ricerca di slogan a effetto, creazione, produzione e utilizzo di ogni strumento promozionale, dai manifesti, ai cataloghi illustrati, alle cartoline, ai depliant, alle inserzioni sui giornali.
Leopoldo Metlicovitz, Calzaturificio di Varese, 1914, cromolitografia su carta 141,1 x 102 cm. Museo Nazionale Collezione Salce, TrevisoLeopoldo Metlicovitz, E. & A. Mele & C. Napoli, Casa primaria di confezioni, 1890-1910, cromolitografia su carta 206 x 295 cm. Museo Nazionale Collezione Salce, Treviso
Ogni esercizio commerciale studia la propria strategia promozionale e la declina sui diversi mezzi di comunicazione dove propone quanto artisti e illustratori ideavano, interpretando i linguaggi del costume e della società italiana in un periodo di creatività senza precedenti.
La moda in scena alla Villa dei Capolavori – Nei saloni contigui a quelli che ospitano permanentemente opere capitali di Tiziano, Dürer, Van Dyck, Goya, Canova, Renoir, Monet, Cézanne, Morandi e molti altri, alla Fondazione Magnani-Rocca – la celebre Villa dei Capolavori a Mamiano di Traversetolo, presso Parma – dal 10 settembre all’11 dicembre 2022 viene illustrata la nascita della moda in Italia, grazie agli strumenti di comunicazione che l’hanno supportata, dai manifesti alle riviste, ai cataloghi dei grandi magazzini, in un arco cronologico che inizia nell’Ottocento e prosegue fino a metà Novecento.
Di grande importanza è il ruolo del cinema nello sviluppo e comunicazione della moda sin dal suo avvento, ricostruito all’interno dell’esposizione e nel catalogo. Costituita da circa 150 opere, la mostra è realizzata grazie alla collaborazione speciale con la Direzione Regionale Musei Veneto – Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso, oltre alla Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” – Castello Sforzesco – Milano, e al Museo e Real Bosco di Capodimonte. È resa possibile grazie al contributo di Fondazione Cariparma e Crédit Agricole Italia.
La moda attraverso la pubblicità si fa sogno collettivo: dalle misteriose dame fin de siècle proposte da Aleardo Villa, Leopoldo Metlicovitz, Marcello Dudovich nei manifesti dei Magazzini Mele, la cui sontuosa eleganza riflette le ambizioni di una nuova classe borghese in crescente ascesa, alle sottili, diafane “donne-crisi” degli anni Venti, che vogliono vedersi finalmente liberate dalla schiavitù dei corsetti e delle stecche di balena, fino alla vigorosa, sportiva e dinamica donna moderna, quale tratteggiata dallo stesso Dudovich nelle pubblicità degli anni Trenta per La Rinascente.
Luigi Veronesi, Borsalino, 1939-40, riproduzione fotomeccanica su carta, 24,4 x 18,4 cmAldo-Mazza-Unione-Cooperativa-Miccio-C.-Napoli-1912-ca.-litografia-1995-x-1395-cm.-Civica-Raccolta-delle-Stampe-Achille-Bertarelli–Castello-Sforzesco–Milano
Agli inizi del Novecento le lotte femminili per la conquista di maggiore indipendenza incidono sulla lunghezza delle gonne, sul taglio dei capelli, sui gesti, sul linguaggio del corpo, come incideranno le limitazioni dettate dalle sanzioni economiche all’Italia, a seguito della sua politica coloniale, alla fine degli anni Trenta, dando origine a nuove regole, nuovi vincoli di “decoro” e all’uso di materiali autarchici.
In questo arco di tempo, la moda, le mode, diventano, attraverso i manifesti, figurazione immediata di uno status e lo specchio nel quale si riflettono rapidissimi cambiamenti sociali ed economici, umori, tendenze, capricci, sogni.
Tra il XIX e il XX secolo due fattori concorrono allo sviluppo del mercato dell’abbigliamento: “il farsi avanti, con la seconda rivoluzione industriale, di nuove parti sociali che ambiscono a partecipare e a rimarcare il proprio ruolo sul palcoscenico della società, e la nascita conseguente di una nuova forma di offerta al consumo, i grandi magazzini, nati in Francia e diffusi in breve tempo in Italia così come in tutta Europa e negli Stati Uniti” afferma Dario Cimorelli.
“La competizione tra i grandi magazzini è agguerrita e ogni mezzo, ogni idea, ogni novità è occasione per catturare e fidelizzare la clientela. Il manifesto, in quanto più grande, più evidente, è lo strumento che dalla fine dell’Ottocento ai primi anni Cinquanta tappezzerà i muri delle città costruendo modelli e quindi mondi e modi di partecipazione e rappresentazione.
Da Mele a Miccio a Napoli, dall’Unione Cooperativa a La Rinascente a Milano, a Zingone a Roma, ogni magazzino si propone attraverso la pubblicità, così come le aziende di accessori – dai cappelli ai guanti alle calzature.
La mostra racconta questo particolare mondo nascente della comunicazione presentando circa 100 grandi manifesti, la gran parte restaurati per l’occasione e mai esposti al pubblico dal tempo della loro realizzazione, soffermandosi anche su due casi unici che distinguono l’Italia da qualunque paese al mondo:
la comunicazione dei Magazzini Mele di Napoli, la più imponente, capillare, ricca attività di promozione mai realizzata, che inizia nel 1889 e prosegue fino al secondo decennio del XX secolo, e la comunicazione de La Rinascente a Milano, che sceglie Marcello Dudovich come illustratore principale dal 1921 al 1956, mantenendo così una coerenza stilistica unica e irripetibile”, aggiunge Stefano Roffi.
“Fino agli anni Venti del Novecento la moda femminile era stata fondamentalmente francese, mentre l’Inghilterra era il riferimento per quella maschile. Ma questo non significa che non esistesse l’idea e il progetto di creare una moda italiana. Questo filo attraversa le riviste dell’Ottocento in Italia fino a legarsi al patriottismo dopo il periodo dell’unificazione nazionale.
Infatti all’inizio del secolo questa traccia acquista una grande visibilità con il lavoro pionieristico di Rosa Genoni che dalle pagine di riviste femminili lancia il progetto di una moda nazionale come “pura arte italiana” che, svincolata dalla sudditanza ai francesi, sapesse trarre ispirazione dal mondo classico e dai capolavori del Rinascimento, coniugando artigianato e industria.
Successivamente, nel corso del ventennio fascista, si andrà costruendo un profilo di moda nazionale (i Saloni a Torino, l’Ente Nazionale Moda fondato nel 1935, etc.) che fu la base di quel che sarebbe diventata la grande moda italiana a partire dal dopoguerra”, annota Eugenia Paulicelli, Professoressa ordinaria e fondatrice della specializzazione di “Fashion Studies” presso il Graduate Center e il Queens College della City University di New York (CUNY).
Il percorso breve ma ripido che porta in cima al Resegone montagna celebre per la sua forma che parte dal comune più piccolo d’Italia, Morterone.
Gabriele Ardemagni
Morterone – E’ una Domenica di fine Agosto, il Sole è ancora caldo e il traffico in Valsassina è come al solito nei weekend notevole, decidiamo alle 16 di partire in auto da Introbio direzione Morterone per salire sul Resegone.
Croce di vetta del Resegone Foto Gabriele Ardemagni
La strada per raggiungere Morterone è unica e parte da Ballabio, sono circa 17km ma il navigatore indica 37 minuti senza traffico, si è una strada decisamente stretta tortuosa con tornanti e curve insidiose ma appagante, ogni metro offre panorami unici da mozzare il fiato per ogni appassionato di natura e geologia, sembra di andare in auto dalla Grignetta al Grignone talmente sono le guglie che circondano il poco asfalto.
Arriviamo in basso all’altezza della pista atterraggio elicotteri 1070m dopo aver superato la Forcella di Olino, si parcheggia e da qui subito parte il percorso che ci porterà in cima alla montagna divisa tra le province di Lecco e Bergamo, un cartello riporta il sentiero 16 Rifugio Azzoni e indica 2 ore, infiliamo scarponcini e zaini in spalla si parte subito in salita su un prato ripido che ci introduce in un bellissimo bosco anch’esso scosceso.
Morterone la zona dove parcheggiare Foto Gabriele ArdemagniSi parte iniziando dal sentiero 16 che entra nel bosco per 1 km circa
Superato il lungo percorso nel primo bosco arriviamo su uno spiazzo con dei tavolini, prendiamo prima a sinistra fino alla Sorgente Forbesette appena superata si sale sulla destra in un altro bosco che gira intorno alla montagna lungo il sentiero 17, (attenzione NON seguite le indicazioni Rifugio Resegone che è da tutt’altra parte), arriviamo finalmente all’aperto per affrontare l’ultimo tratto di salita quello più impegnativo su sassi aguzzi che porta direttamente in vetta dal versante Est della montagna.
La piazzola con i tavolini appena fuori dal primo bosco Foto Gabriele ArdemagniMorterone vista dal sentiero 17 salendo al ResegoneSentiero 17 appena usciti dal secondo bosco si inizia l’attacco finale verso il Resegone Foto Gabriele Ardemagni
Ormai è fatta la vetta del Resegone e il Rifugio Azzoni appena sotto ad essa sono visibili, affrontiamo questi tornanti in compagnia di alcuni ungulati che ci osservano e raggiungiamo prima il Rifugio e subito sopra la croce di vetta 1875m, appena in cima ci si apre il panorama sulla città di Lecco e poi tutto intorno a noi le Grigne il Due Mani i Piani di Artavaggio e tutte le altre vette valsassinesi.
Rifugio Azzoni e croce di vetta del Resegone Foto Gabriele ArdemagniRifugio Azzoni e croce di vetta del Resegone Foto Gabriele ArdemagniRifugio Azzoni e croce di vetta del Resegone Foto Gabriele ArdemagniCroce di vetta del Resegone Foto Gabriele ArdemagniCroce di vetta del Resegone Foto Gabriele ArdemagniPanorama dalla vetta direzione Valsassina Foto Gabriele ArdemagniPiani di Artavaggio visti dalla vetta Foto Gabriele ArdemagniIntrobio e Primaluna e dietro il Monte Legnone visti dalla vetta Foto Gabriele Ardemagni
Ci abbiamo messo 1h35m nonostante l’orario e la quota il caldo si faceva ancora sentire e l’allenamento non è mai abbastanza, ma mi sento di poter consigliare a chiunque questo percorso che è decisamente il più comodo per raggiungere questa meta.
Panorama direzione BG Foto Gabriele ArdemagniPanorama dal Resegone Foto Gabriele ArdemagniPanorama su Lecco Foto Gabriele ArdemagniRifugio Azzoni vetta del Resegone Foto Gabriele ArdemagniDati totale percorso andata e ritornoPanorama notturno su Lecco dai tornanti della strada Morterone-Ballabio Foto Gabriele Ardemagni
INFORMAZIONI UTILI
Percorso totale andata e ritorno 6,9 km dislivello massimo m815 difficoltà: E (escursionismo)
Oggi attraversiamo, spingendoci oltre confine a Nord, due laghi vicini per raggiungere la meta di questo bel giro in E-Mtb.
Gabriele Ardemagni
Tesserete. Da qui parte il nostro tour che ci porterà a visitare scorci panoramici lungo un percorso di media difficoltà.
Capriasca La Via dei Sapori su EMtb
Da non molto a questa parte, c’è un nuovo modo per scoprire lo splendido paesaggio collinare della Capriasca, a nord di Lugano: la Via dei Sapori, un percorso attraverso boschi e castagneti che tocca vari alpeggi e capanne della regione in cui è possibile provare formaggi, salumi e altri prodotti elaborati nella zona.
A cavallo di una e-bike, i visitatori hanno modo di esplorare attivamente la valle, addentrarsi nei segreti del processo produttivo e conoscere gli animali che vi contribuiscono.
Chi lo desidera può compiere il percorso in più giorni e pernottare negli alloggi che incontra lungo la via, come la moderna Capanna Monte Bar. Il tracciato per MTB si snoda su poco meno di 39 km con un dislivello di 1’500 m circa. Lungo il percorso sono disponibili varie stazioni di ricarica per e-bike.
La giornata che ha visto protagonista questo tracciato ben segnalato è stata organizzata da Svizzera Turismo nella persona di FrancescaRovati (Media Manager Northern Italy) e da Ticino Turismo nella persona di Cecilia Brenni (Press Office Ticino e Italia) che ringrazio per la bellissima esperienza perfettamente organizzata.
La nostra guida nonché noleggiatore di E-Bike è Johnny Guggiari, atleta e direttore sportivo del team WeRide MTB Crew per il quale gareggia il noto Marco Melandri ex campione MotoGp, ci mette disposizione alcune delle sue biciclette assistite nello specifico delle performanti Cube Stereo Hybrid 140, (full-suspended in pratica l’evoluzione di quella che utilizzo io sempre Cube Hybrid ma hard-tail ovvero con sola sospensione anteriore).
Capriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtb
Raggiungiamo Tesserete con il mini-van della Crew con il carrello carico di bici, tempo di scaricarle e iniziamo ad affrontare la strada di avvicinamento al vero e proprio trail.
Capriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtb
La giornata è torrida anche qui sulle colline ticinesi, è il 21 Luglio e il Sole a picco non aiuta la resa ma, le bici sono potenti il tracciato bello con parti in ombra sempre ben gradite che si alternano a tratti panoramici che spingono la vista fino al Lago di Lugano, il morale è alto e si riesce a godere dell’aria fresca e pura soprattutto nei tratti di discesa dove si raggiungono velocità in grado di darci respiro.
Lungo il percorso si passa da numerosi ristori e alpeggi, ci fermiamo a salutare i ragazzi dell’AGRITURISMO ALPE ZALTO:
L’Alpe Zalto nella bella stagione ospita l’attività agricola della famiglia Marzaro.
Famiglia Marzaro capitanata dal nonno Gianni con Katya e le nipoti, che durante il resto dell’anno si basa sull’azienda agricola a Vaglio. L’attività principale dell’alpeggio è l’allevamento di mucche e capre per la produzione di latte. Vendita diretta della produzione casearia, dai formaggi ai formaggini di mucca e di capra. Qui si possono anche assaporare i diversi prodotti e la cucina tradizionale e per chi desidera vivere un’esperienza particolare si può pernottare sui letti di paglia all’interno della stalla.
Beviamo una gassosa al mandarino tipica del Ticino e ripartiamo verso la parte più divertente un single trail con terreno misto sassi e radici che esalta le qualità di questi mezzi permettendo di disegnare linee pulite e veloci nonostante il terreno non semplice.
Capriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtb
Giunta ora di rientrare ma non prima di pranzare facendo tappa alla Trattoria Menghetti a Bigorio dove ci aspettano formaggi e salumi locali e un ben gradito risotto accompagnati da vini e grappe di loro produzione.
Capriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtbCapriasca La Via dei Sapori su EMtb
INFORMAZIONI UTILI
Percorso totale percorribile 39km dislivello massimo m1500 difficoltà: alcuni tratti in fuoristrada in discesa richiedono esperienza media
CONTATTI
Guida Johnny Guggiari M + 41 76 361 96 61 (Tour e-bikes)
Il canale Milanesi in Portineria pubblica questo mese di Luglio il terzo servizio inedito sulla Valsassina: questa volta Aristide Malnati ci porta al Pian delle Betulle con le immagini di Gabriele Ardemagni e l’inviata Carolina Dovera.
Ricordatevi di iscrivervi al canale Milanesi in Portineria su YouTube e di attivare la campanella così da non perdere le novità!
Nei precedenti servizi si sono occupati dell’Alpe Giumello con i suoi panorami e specialità culinarie, e ad Introbio la chiesetta di SanMichele con i suoi affreschi riemersi con i restauri recenti.
Un altro servizio sulla Cascata della Troggia a Introbio e su Villa de Vecchi a Bindo di Cortenova.
dal 07 Maggio al 03 Luglio 2022 Milano, Pinacoteca Ambrosiana
MATTIOLI / CARAVAGGIO. THE LIGHTFUL FRUIT è un omaggio dell’artista del ‘900 italiano a La Canestra di Frutta di Caravaggio, capolavoro del maestro esposto alla Pinacoteca Ambrosiana.
20 opere divise in due sale tra le quali la Prima Sala dove è esposta nella permanente la celebre opera del Merisi, e altre due sale con 7 teche al cui interno si trovano gli strumenti dell’artista come ad esempio delle sue tavolozze.
Unite a questa esposizione tutte le opere di illustri maestri della pittura presenti nel museo milanese, tra cui in primis Il Musico di Leonardo Da Vinci, il cartone preparatorio di Raffaello, le opere di Bruegel e tante altre ancora da scoprire nelle varie sale espositive.
Gabriele Ardemagni
La Canestra di Frutta di Caravaggio
Milano – Dal 7 maggio al 3 luglio 2022, la Pinacoteca Ambrosiana di Milanoospita un inedito confronto tra le opere di Carlo Mattioli (1911-1994), uno dei maestri italiani dell’arte del Novecento e La canestra di fruttadi Caravaggio, conservata al museo milanese.
La mostra, dal titolo Mattioli/Caravaggio. The lightful fruit, ideata ed organizzata dalla Fondazione Carlo Mattioli di Parma, col contributo di SCIC Italia, UniCredit Wealth Management, Arti grafiche Castello, presenta venti dipinti a olio che favoriscono la conoscenza dell’opera e del processo creativo del pittore emiliano attraverso il profondo dialogo con il capolavoro caravaggesco e faranno sentire l’eco contemporanea dell’originale, a quattrocento anni dalla sua creazione.
“Mattioli/Caravaggio. The lightful fruit alla Pinacoteca Ambrosiana – afferma Marcella Mattioli, Presidente della Fondazione Carlo Mattioli e figlia dell’artista – è il primo passo del viaggio che la Fondazione ha deciso di intraprendere rileggendo l’opera di Mattioli attraverso nuove forme di comunicazione e una serie di mostre monografiche con dipinti originali e tecnologie multimediali”.
“Questa iniziativa – aggiunge Anna Zaniboni Mattioli, vicepresidente della Fondazione- si confronta con il passato, ma con lo sguardo contraddittorio, lucido e nevrotico dell’uomo di oggi, rendendo più scoperta la volontà di “mostrare” le istanze contemporanee di Carlo Mattioli”.
“La Veneranda Biblioteca Ambrosiana – dichiara Mons. Alberto Rocca, direttore della Pinacoteca Ambrosiana, ha accolto questo progetto con grande favore, nella certezza che l’arte sa instaurare un dialogo che non conosce confini di tempo, anche parlando linguaggi diversi come diverse, ma di pari grandezza, possono essere le opere di Caravaggio e Mattioli”.
“Siamo onorati di far parte di questo progetto – sostiene Maria Costanza Marconi Fornari, responsabile Marketing e Comunicazione di SCIC Italia – e di poter omaggiare l’opera di Mattioli a cui siamo accomunati dalle medesime radici territoriali e culturali.
Sarà interessante poter assistere al confronto tra la pittura materica e astratta di Mattioli e uno dei quadri più rappresentativi dell’opera di Caravaggio”.
Il coraggio di confrontarsi con un maestro assoluto come Caravaggio e con una delle sue opere più iconiche, sta all’origine di un ciclo di dipinti e disegni che Mattioli volle presentare alla Biennale di Venezia del 1968, ma che rimase visibile solo il giorno dell’inaugurazione, a causa della contestazione sociale e politica che si sviluppò in quell’anno e che coinvolse anche settori come la cultura e l’arte.
I Cestini del Caravaggio di Carlo Mattioli tornarono così al silenzio dello studio in cui erano nati.
Il percorso espositivo, suddiviso in tre ambiti tematici spaziali e allestitivi, si propone come una narrazione che si sviluppa attraverso le suggestioni contemporanee di Mattioli.
Il tema analitico e il processo creativo sono allestiti nelle prime due sale all’interno di sette vetrine che propongono una visione suggestiva dei materiali utilizzati dal pittore.
Il tema realizzativo è concentrato nella terza sala in dialogo diretto con la Canestra di Caravaggio ed è ottenuto da un suggestivo allestimento basato sulla spogliazione sospesa nella penombra della stanza.
Il tema concettuale, nella quarta stanza, propone la visione delle ultime opere relative alla Canestra e, leggermente appartata una sezione video, che narra l’evoluzione del processo esplorativo di Mattioli.
Mattioli affronta il genere e il modello ambrosiano rimanendo in un personale limbo, sospeso fra una figurazione che non sarà mai più completa e un’astrazione cui non ci si può abbandonare del tutto. La relazione col modello diventa un lungo studio filtrato con l’immagine di un ammasso di scatole e foglie appoggiate su un trespolo del suo studio.
Mattioli si accosta al modello secentesco, declinandolo prima in uno studio profondo legato alla volumetria e alla luce, poi ingrandendone i particolari, con il canestro che diventa il fulcro attorno cui ruota tutta la sua ricerca.
Il titolo, The lightful fruit, si propone di giocare sulla doppia visione e percezione della luce che illumina il cestino di frutta ma attraverso il filtro della delicatezza (delight), quasi fosse uno spazio intimo, chiuso e raccolto.
Nelle sequenze filmiche che accompagnano l’esposizione vera e propria le opere sono raccolte in uno spazio irreale, uno spazio argenteo come un dagherrotipo. Questa grammatica visiva si propone di evidenziare gli elementi base che l’artista ha usato, senza porre al centro del discorso i dettagli didascalici del documento. Citazioni, ombre, luci, e un tema ossessivo per declinare un proprio idioma, oltre l’opera di Caravaggio.
Accompagna la mostra un catalogo (edito da Tacuino) con un testo inedito del Professor Claudio Strinati e un prezioso contributo di Roberto Tassi.
Note biografiche
Carlo Mattioli nasce l’8 maggio 1911 a Modena, da una famiglia di artisti.
Il padre Antonio, insegnante di disegno, si trasferisce con l’intero nucleo familiare a Parma, dove Carlo può seguire regolari studi all’Istituto di Belle Arti. Diplomatosi, comincia immediatamente a insegnare in Istria, ad Arezzo, a Parma, all’Accademia di Firenze e, infine, a quella di Bologna.
Intanto a Parma frequenta eritrae i giovani intellettuali che allora gravitavano nella vivace orbita culturale della città: Ugo Guanda, Oreste Macrì, Pietrino Bianchi, Mario Luzi, Attilio Bertolucci e altri ancora.
Molto riservato e geloso di una dimensione privata e solitaria del proprio lavoro, Mattioli riesce, comunque, a rimanere aggiornato sugli sviluppi dell’arte contemporanea e a coltivare lo studio e l’amore per l’arte antica di cui è un profondo e attento conoscitore.
Dalla fine degli anni Trenta Lina, sposata nel 1937, è l’assoluta protagonista dei suoi dipinti; sono i primi Nudi e i primi Ritratti cui si affiancheranno quelli dell’unica figlia Marcella.
Si apre anche, negli anni Quaranta, la stagione della grafica che avrà poi altre straordinarie parentesi, come quella delle numerose illustrazioni degli anni Sessanta, testimonianza del suo interesse mai sopito e della sua profonda conoscenza della letteratura europea.
Vedono la luce Vanina Vanini e la Chartreuse de Parme di Stendhal (dal 1961), i Ragionamenti dell’Aretino (dal 1960 al 1964), le Novelle del Sermini (1963), il Belfagor del Machiavelli. Culmina nel 1968 il Canzoniere del Petrarca e la Venexiana.
La grafica, tuttavia, lascia gradualmente il posto preminente alla pittura. Ai nudi, in piedi o coricati, dal 1960 al 1963, si aggiungono i nuovi Ritratti, (celebri quelli dedicati a Giorgio De Chirico, Roberto Longhi, Carlo Carrà, Giacomo Manzù, Giorgio Morandi e Renato Guttuso) che compariranno di tanto in tanto lungo l’arco decennio e poco oltre.
Dal 1962 la natura morta affianca e poi sostituisce gradualmente il nudo, e a sua volta lascia il posto, a partire dal 1967, agli studi sul Cestino di Caravaggio, destinati alla tribolata Biennale di Venezia del 1968.
Nati dalla frequentazione con Roberto Longhi i “Cestini” si prolungano, in una riflessione complessa che riguarda anche l’amato Tiziano, fino al 1974 anno in cui si affermano finalmente le vedute del duomodi Parmaadagiato sui tetti della città.
Ritornando alle mostre, del 1943 è la prima personale, su sollecitazione di Ottone Rosai, alla Galleria del Fiore di Firenze. Dal 1948 Mattioli è puntualmente presente alle varie edizioni della Biennale di Venezia dove riceve, nel 1956, dalla commissione presieduta da Roberto Longhi, il Premio Comune di Venezia per un disegnatore. Lo stesso anno vince anche la Quadriennale di Roma.
Agli inizi degli Anni Settanta compaiono i celeberrimi Notturni, talvolta impreziositi da un albero o come cielo soltanto, attraversato da nubi e illuminato dalla presenza della luna; o come cielo alto sopra il dorso del duomo, o al di là di una siepe; o ancora, come notte che scurisce una spiaggia; o infine, notte che avvolge un nudo femminile disteso, inarcato come il profilo di una collina.
A metà degli anni Settanta i Paesaggi, che occupano anche tutto il decennio successivo, si aprono a tonalità per lui fino ad allora inedite: le spiagge, i campi di papaveri e di lavanda, le ginestre, le aigues mortes, gli alberi, la Versilia, le colline di Castrignano, le foreste di Birnam, i boschi. Dal 1974 al 1985 nascono i ritratti della nipote Anna impastati con i nuovi colori dei paesaggi.
Nel 1982 vengono creati i muri e le travi del ciclo per una crocefissione, tenebrosa preparazione per i grandi Crocifissi. Ma anche l’Arte Sacra, come possono testimoniare le numerose opere realizzate e donate a chiese e istituzioni religiose a partire dagli anni Cinquanta, è capitolo profondamente rilevante nella sua produzione.
Nel 1983 muore Lina. Nello stesso anno avviene la grande donazione all’Università di Parma. La maestosa antologica del 1984 a Palazzo Reale di Milano inaugura una lunghissima serie di esposizioni in prestigiose sedi in Italia e all’estero.
Nel 1993 esegue gli ultimi quadri a olio, i calanchi e le Apuane di notte. Poi l’ultima serie di tempere su antiche copertine di libri.
Muore a Parma il 12 luglio del 1994.
Ufficio stampa Fondazione Carlo Mattioli CLP Relazioni Pubblichewww.clp1968.it
DAVID LACHAPELLE Una mostra completa, anzi potrei dire come affermato dallo stesso fotografo presente alla conferenza stampa di presentazione, la mostra più importante mai fatta sull’artista statunitense.
Ripercorre la carriera dai tempi delle prime fotografie passando per il periodo nella “Fabric” di Andy Wahrol a New York per approdare poi nella West Coast a Los Angeles dove ha raccontato al mondo intero il suo concetto di sacro e profano, fino agli scatti inediti alle Isole Hawaii dove si è rifugiato in questi ultimi due anni di pandemia.
L’allestimento della mostra è a dir poco avvolgente, stampe con dimensioni di svariati metri con soggetti iconici, molti personaggi dello Star System USA, raccontati con maestria non solo di immagine ma anche di concetto, si perché ogni foto di David è un opera studiata nei minimi dettagli che lascia a bocca aperta chi le osserva.
Gabriele Ardemagni
Milano – DAVID LACHAPELLE. I BELIEVE IN MIRACLES a cura di Denis Curti e Reiner Opoku al Mudec di Milano dal 22 aprile all’11 settembre 2022
Oltre 90 opere – tra grandi formati, installazioni site-specific e nuove produzioni – provenienti direttamente dallo studio dell’artista, per raccontare la sua visione di un mondo nuovo e una nuova umanità possibile.
La grande mostra personale “David LaChapelle. I Believe in Miracles”, al MUDEC di Milano dal 22 aprile 2022, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura,
è il risultato di un percorso di ricerca artistica che dura da una vita e che racconta un David LaChapelle inedito e, per certi versi, inaspettato.
Dalla sua formazione con Andy Warhol – nella New York degli anni ’80 – e dalla cultura pop, lo sfaccettato vissuto artistico di David LaChapelle è approdato alle gallerie, per culminare poi in una fotografia artistica unica nel suo genere, caratterizzata da un’acuta consapevolezza del tempo in cui viviamo.
Partendo dai primi lavori, si apre agli occhi del pubblico in anteprima assoluta per il Museo delle Culture una serie inedita di opere che fanno parte della nuova e visionaria fase di produzione – l’ultima, datata 2022 – risultato della potente eredità della sua lunga esperienza artistica e umana.
Citando le parole dei curatori nel testo del catalogo che accompagna la mostra, “David LaChapelle intraprende questo viaggio verso una dimensione più profonda e spirituale già a partire dagli anni ’80 e, nel corso della sua carriera, ha sempre saputo rinnovarsi attraverso linguaggi e liturgie figlie del nostro tempo, mantenendo uno stile riconoscibile.
Un marchio di fabbrica che ha a che fare con una dimensione onirica e surreale. (…)
Il percorso espositivo non ha, volutamente, un andamento lineare, perché il display si riferisce a un continuo e coerente intreccio di tematiche tra loro correlate.
È un continuo entrare e uscire dalle contraddizioni della nostra esistenza: dal miracolo desiderato all’inferno della contemporaneità.”
PERCHÉ CREDERE NEI MIRACOLI?
“LaChapelle – spiegano i due curatori in relazione al titolo della mostra – ci invita a creare nuove relazioni con le persone, con la natura, con il consumo, con la spiritualità.
Un altro mondo è possibile. David LaChapelle crede nei miracoli.”
Partendo da opere che denunciano la vulnerabilità del pianeta e la fragilità dell’uomo, insieme a un repertorio che guarda alla pop culture e lo star system del cinema, della musica, dell’arte,
la mostra si snoda attraverso immagini rivelatrici della visione dell’artista verso un mondo nuovo, che cerca una natura incontaminata e lussureggiante dove possono convivere spiritualità,
amore e bellezza e dove uomini e donne possono vivere finalmente liberati dall’alienazione e in connubio con il contesto naturale.
Il percorso espositivo è un viaggio personale intriso di memoria e sentimenti, che mischia volutamente l’andamento non cronologico con le esperienze di una vita professionale e privata che alla fine, si trovano sullo stesso piano.
Molte tra le opere presenti in mostra rimandano alle serie più famose dell’artista, come i famosissimi scatti che hanno reso David LaChapelle un’icona vivente della cultura pop.
Con lui hanno collaborato superstar come Madonna, Britney Spears, Michael Jackson, Kim Kardashian, David Hockney, Angelina Jolie, Elizabeth Taylor, Hillary Clinton, Muhammad Ali, Jeff Koons, Uma Thurman, David Bowie, e LaChapelle si porta appresso questa eredita che e parte integrante del suo mondo artistico.
L’artista: David LaChapelle
David LaChapelle è nato nel Connecticut nel 1963 e ha frequentato il liceo School of the Arts in North Carolina. Iscritto originariamente come pittore, sviluppò una tecnica analogica, partendo dal dipingere a mano i propri negativi per ottenere uno spettro di colori ‘sublime’ prima di elaborare le sue pellicole. All’età di 17 anni, LaChapelle si trasferì a New York City. Dopo la sua prima mostra fotografica a Gallery 303, fu assunto da Andy Warhol per lavorare a Interview Magazine. Attraverso la sua padronanza del colore, la composizione unica e le narrazioni fantasiose, LaChapelle ha iniziato ad ampliare il genere fotografico.
Il suo tableau messo in scena, i ritratti e le nature morte hanno rimesso in discussione il modo di fare fotografia tradizionale e il suo lavoro ha rapidamente guadagnato l’interesse internazionale.
Nei decenni successivi, LaChapelle è diventato uno dei fotografi più pubblicati in tutto il mondo con un’antologia di libri, tra cui LaChapelle Land (1996), Hotel LaChapelle (1999), Il paradiso all’inferno (2006), Lost & Found e Good News (2017).
Allo stesso tempo, il suo lavoro si è esteso a video musicali, film e progetti teatrali.
Negli ultimi 30 anni, LaChapelle ha esposto a livello internazionale in gallerie e musei tra cui la National Portrait Gallery (Londra), il Musee de Monnaie (Parigi), il Barbican Center (Londra), Victoria and Albert Museum (Londra), Tel Aviv Museum of Art, Fotografiska (Stoccolma), Musee D’Orsay (Parigi), Groninger Museum (Paesi Bassi), Palazzo delle Esposizioni (Roma), Palazzo Reale (Milano), National Portrait Gallery (Washington D.C.), Casa dei Tre Oci (Venezia) e La Venaria Reale (Torino). Il 2022 è l’anno della sua mostra personale al Mudec (Milano).
MUDEC Via Tortona 56 Milano tel. 02/54917 (lun-ven 10.00-17.00)
DATE 22/04 – 11/09/2022
ORARI Lun 14.30 ‐19.30 | Mar, Mer, Ven, Dom 09.30 ‐ 19.30 | Gio, Sab 9.30‐22.30
BIGLIETTI Intero € 15 | Ridotto € 13
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura.
BRESCIA PHOTO FESTIVAL 2022 Una Primavera segnata da grandi Festival Fotografici, questa è la volta di Brescia, il tema è il Ritratto in tutte le sue forme attraverso le epoche.
Gabriele Ardemagni
Brescia – BRESCIA PHOTO FESTIVAL 2022 giunge alla sua quinta edizione ospitando una strepitosa mostra fotografica dello statunitense Edward Weston e i suoi eredi, un affascinante viaggio lungo oltre un secolo con tre generazioni di fotografi.
La mostra che si tiene al Museo di Santa Giulia è la ciliegina su una ricca torta fatta di esposizioni in varie sedi della città lombarda: il Museo di Santa Giulia, la Pinacoteca Tosio Martinengo,il Mo.Ca. – Centro per le Nuove Culture, il Museo Civico di Scienze Naturali, la Fondazione Vittorio Leonesio di Puegnago del Garda e la Cantina Guido Berlucchi di Corte Franca.
Al Museo di Santa Giulia e in altre sedi espositive cittadine, grandi mostre e importanti eventi intorno alle molteplici declinazioni del “ritratto” nella storia della fotografia italiana e internazionale.
Tra gli appuntamenti più attesi, la mostra omaggio a Edward Weston (1886-1958), uno dei maestri del Novecento: una esposizione originale e inedita, sviluppata con gli eredi del celebre fotografo.
Giunta alla sua V edizione, l’iniziativa promossa da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con Ma.Co.f – Centro della fotografia italiana, con la curatela artistica di Renato Corsini, verte sul tema Le forme del ritratto, consolidando nuovamente la città di Brescia quale uno dei centri propulsivi di quest’arte.
Il fulcro del BRESCIA PHOTO FESTIVAL 2022 è il Museo di Santa Giulia, epicentro culturale cittadino gestito dalla Fondazione Brescia Musei, presieduta da Francesca Bazoli e diretta da Stefano Karadjov, Istituzione produttrice dell’intera manifestazione.
Tra gli appuntamenti di maggior richiamo internazionale, la mostra WESTON. Edward, Brett, Cole, Cara. Una dinastia di fotografi
la grande monografica, allestita al Museo di Santa Giulia, dedicata a Edward Weston (1886-1958), uno dei maestri della fotografia del Novecento, le cui opere sono esposte per la prima volta in Italia a fianco di quelle dei figli Brett e Cole e della nipote Cara.
L’esposizione, curata da Filippo Maggia, promossa da Fondazione Brescia Musei e Skira e progettata in stretta sinergia con la famiglia Weston, propone oltre 80 capolavori, tra cui 40 del solo Edward, con i suoi lavori più significativi:
dai nudi plastici, dalle dune di sabbia, dagli oggetti trasformati in sculturesino ai celebri vegetable – peperoni, carciofi, cavoli – e dalle conchiglie inquadrate in primissimo piano.
Paragonata dalla critica alla pittura e alla scultura, la fotografia di Edward Weston è l’espressione di una ricerca ostinata della purezza, nelle forme compositive così come nella perfezione quasi maniacale dell’immagine.
L’autore indaga gli oggetti nella loro quintessenza, eleggendoli a metafore visive degli elementi stessi della natura.
Aspetto d’eccellenza che caratterizza l’esposizione è stata l’opportunità di lavorare a stretto contatto con la famiglia Weston.
La totalità delle immagini di Edward presenti in mostra è stata stampata dalla famiglia: alcuni scatti da lui stesso, altri dal figlio Cole, seguendo le istruzioni trasferite dal padre.
Negli ultimi anni della malattia del maestro, i figli lo hanno infatti assistito in camera oscura, dando in questo modo vita ad una delle collezioni più organiche del ‘900, con cui Fondazione Brescia Musei ha avuto l’onore di potersi confrontare.
Oltre ai Weston, al Museo di Santa Giulia, è allestita la mostra Lo sguardo restituito sulla storia del ritratto dal dagherrotipo al selfie, a cura di Renato Corsini e Tatiana Agliani:
un lungo viaggio tra le varie declinazioni del genere ritrattistico, dai primi del Novecento ai selfie, attraverso le fotografie di anonimi autori e grandi maestri quali Steve McCurry, Sebastião Salgado, Ugo Mulas, Gian Paolo Barbieri, Alberto Korda, Edward S. Curtis e molti altri.
Pinacoteca Tosio Martinengo
Nella nuova Pinacoteca Tosio Martinengo si potrà ammirare un insolito dialogo tra collezionisti che hanno fatto la storia: Peggy e Paolo. Una passione senza tempo.
Il Brescia Photo Festival mette infatti in scena un inedito dialogo tra Paolo Tosio e Peggy Guggenheim, in un celebre scatto di Gianni Berengo Gardin: a distanza di più di un secolo, l’uno dall’altra, due collezionisti affidano al ritratto la memoria della loro passione.
Un progetto one-off dedicata che Gianni Berengo Gardin dedica a Peggy Guggenheim, fotografata nella sua dimora veneziana a Palazzo Venier dei Leoni, sullo sfondo una scultura di Calder.
Di fronte a lei, di Luigi Basiletti, il Ritratto del conte Paolo Tosio, il mecenate illuminato grazie al cui lascito, 170 anni fa, nel 1851, la città di Brescia inaugurò la prima galleria civica d’arte contemporanea in Italia, oggi la Pinacoteca Tosio Martinengo, recentemente aperta nuovamente al pubblico dopo un’importante operazione di riallestimento di sette sale e della sezione dedicata alle opere del ‘700.
Mo.Ca.
Nel centenario della nascita, inoltre, al Mo.Ca. il Brescia Photo Festival ricorda Pier Paolo Pasolini, con la mostra di ritratti Pier Paolo Pasolini.Per essere poeti, bisogna avere molto tempo, curata da Renato Corsini e Gerardo Martorelli.
L’esposizione restituisce una visione intimista del grande intellettuale: il rapporto con la madre, la passione per il calcio e le amicizie più profonde sono i temi di un corpus di fotografie scattate da importanti autori italiani quali Gianni Berengo Gardin, Federico Garolla, Sandro Becchetti, Aldo Durazzi, Ezio Vitale.
A Pier Paolo Pasolini, in occasione del Brescia Photo Festival, anche il cinema Nuovo Eden, art house cittadina della Fondazione Brescia Musei, dedica un programma speciale, Pasolini 100, con una selezione dei suoi capolavori in versione restaurata, in collaborazione con la Cineteca di Bologna.
Oltre alla rassegna dedicata a Pier Paolo Pasolini, il Mo.Ca. accoglierà Maurizio Frullani, con un focus sui ritratti al femminile nella “sua” Eritrea realizzati tra il 1993 e il 2000 nella Massaua piagata dalla guerra; Fabrizio Garghetti, con la sua documentazione delle avanguardie artistiche italiane della metà degli anni ’60; N.V. Parekh, con i suoi celebri reportage da Mombasa.
Altre sedi in città e provincia
Il Brescia Photo Festival si completa anche con tre mostre allestite in altre sedi della città e della provincia. Al Museo Civico di Scienze Naturali è possibile ammirare l’esposizione Claudio Amadei. Farfalle, immagini che scompongono il reale ed interpretano in maniera spesso dissacrante quello che la natura offre;
la Fondazione Vittorio Leonesio di Puegnago del Garda, con la mostra La rivoluzione umana di ZENG YI, protagonista della fotografia cinese tra gli anni Novanta e il nuovo Millennio, che documenta il volto della Cina più nascosto, e la Cantina Guido Berlucchi di Corte Franca, che il 29 aprile inaugura I ritratti della Dolcevita, un’esposizione che documenta un modo di interpretare la fotografia che ha segnato un’epoca.
BRESCIA PHOTO FESTIVAL 2022 – V EDIZIONE Le forme del ritratto 31 marzo – 24 luglio 2022 Museo di Santa Giulia, Pinacoteca Tosio Martinengo, Mo.Ca e altre sedi in città e provincia
Ufficio stampa Brescia Photo Festival CLP Relazioni Pubbliche clp1968.it
Nel canale Youtube “Milanesi in Portineria” abbiamo pubblicato una bella intervista a Monsignor Mario Delpini Arcivescovo di Milano con domande non sempre scontate e risposte davvero degne della grande persona che è e del ruolo che rappresenta.
Gabriele Ardemagni
Monsignor Mario Delpini Arcivescovo di Milano Intervista sul canale YouTube Milanesi in Portineria
Milano – 14 Aprile 2022 Protagonista assoluto della diocesi milanese (la più grande del mondo) Monsignor Mario Delpini Arcivescovo di Milano è stato in più occasioni ospite della Valsassina, a Introbio, Pasturo Premana e in tante altri paesi e altrettante chiese.
Questa intervista girata un anno fa è tuttora valida ed attuale, le domande di Paolo Giarrusso sono sempre attuali e portano a conoscere la persona dietro il personaggio e le risposte sono sempre all’altezza e in questo caso specifico danno spunti di riflessione sul periodo che stiamo vivendo.
Buona Pasqua e Buona Visione, ricordatevi di ISCRIVERVI al CANALE e ATTIVARE LA CAMPANELLA!
Sabato 9 Aprile in una ventosa giornata siamo saliti a visitare l’affascinante complesso Benedettino di San Pietro al Monte che si erge a metà strada tra la cittadina sul lago di Annone e il Monte Cornizzolo.
Gabriele Ardemagni
Breve Video sul mio canale
Civate – 9 Aprile 2022 San Pietro al Monte – Il cielo è terso grazie al forte vento che soffia rumoroso increspando le acque dei laghi Briantei, parcheggiamo in paese e da li seguiamo le indicazioni che conducono all’imbocco della mulattiera che porta verso il monte.
Le piante quasi si piegano intorno a noi, il Sole scalda ma l’aria è fresca un connubio perfetto per descrivere un inizio Primavera come ce la ricordiamo da sempre, il percorso inizia in un camminamento all’interno di un orrido del fiume che scendendo a valle nel corso delle epoche ha scavato le rocce.
Valle dell’oro Foto Gabriele Ardemagni 2022Valle dell’Oro Foto Gabriele Ardemagni 2022Salendo a San Pietro al Monte Foto Gabriele Ardemagni 2022
Arriviamo in uno spiazzo dove c’è un altro parcheggio, poco male lasciare l’auto giù ci ha permesso di attraversare quella indicata come Valle dell’Oro che per quanto breve ha regalato belle sensazioni.
Da qui sulla sinistra si imbocca la classica mulattiera che piano piano inizia a salire e già ci mostra la vista sulla montagna dove a mezza via si vede il complesso più in alto in cresta il rifugio SEC (stranamente chiuso quel giorno) e la cima con la croce.
Incrociamo tanta gente, il bel tempo favorisce l’afflusso di pellegrini e non, la mulattiera diventa sentiero che alterna radici a gradoni, richiede fiato e gamba allenata anche se una semplice escursione dopotutto era nato come pellegrinaggio e per ricevere l’indulgenza si sà bisogna fare qualche sacrificio.
Cartello informativo San Pietro al Monte Foto Gabriele Ardemagni 2022San Pietro al Monte Arrivo Foto Gabriele Ardemagni 2022San Pietro al Monte Arrivo Foto Gabriele Ardemagni 2022Oratorio Foto Gabriele Ardemagni 2022San Pietro al Monte Foto Gabriele Ardemagni 2022San Pietro al Monte Foto Gabriele Ardemagni 2022
Ma ecco che dopo circa 40 minuti dal paese raggiungiamo quota 662m, (2,5 km circa /dislivello 400 m), e su una piana si erge il complesso con due ingressi all’are sacra, un oratorio di costruzione più recente e dietro leggermente più in alto la Basilica dedicata ai Santi Pietro e Paolo che ha le sue origini intorno all’VIII° secolo.
Panorama sul Lago di Annone Foto Gabriele Ardemagni 2022
Con nostra fortuna riusciamo ad aggregarci a un gruppetto per fare la visita interna guidata con un bravissimo volontario dell’associazione Amici di San Pietro https://www.amicidisanpietro.it il quale ci racconta la storia delle varie parti della Basilica e del territorio e ci mostra i dettagli dei sontuosi affreschi sia della Basilica che della sua cripta oltre alla parte oggetto di scavi recenti dove è stata trovata una costruzione precedente.
Una mattinata davvero proficua dove abbiamo potuto ammirare un monumento unico in un posto magnifico che si affaccia sul lago di Annone e sul Resegone, vi lascio qualche foto ed un video fatti quel giorno sperando possano essere un incentivo in più per visitare questo luogo bellissimo.
MONFEST 2022 Continua la rassegna dei Festival Fotografici, ci spostiamo sempre nel vicino Piemonte questa volta a Casale Monferrato territorio famoso per i suoi vini che propone la prima edizione di un Festival Fotografico ricco di 11 mostre ispirate dal tema comune: Le Forme del Tempo.
Gabriele Ardemagni
Casale Monferrato – La culturalmente ricca cittadina dell’Alessandrino ci propone la primissima edizione del Festival Fotografico MONFEST, sono andato a vedere di persona nel giorno di presentazione alla stampa e ho trovato una città con delle proposte decisamente valide ed interessanti, le mostre sono sparse per gli edifici più belli della città tra Castello, Teatro, Duomo e Sinagoga.
Una meta da tenere in considerazione per una bella gita fuoriporta nella stagione che maggiormente si presta allo stare in giro, scoprendo posti nuovi e arricchendo vista e mente.
Direttore artistico: Mariateresa Cerretelli
A Casale Monferrato, dal 25 marzo al 12 giugno, prende vita la prima edizione di MONFEST 2022, festival biennale di fotografia diretto da Mariateresa Cerretelli e promosso dal Comune di Casale Monferrato.
Questa splendida città, ai piedi delle dolci colline del Monferrato, accoglie 11 mostre di caratura nazionale che si dipanano attorno al tema che caratterizza il festival “Le forme del tempo. Da Francesco Negri al contemporaneo”. Il tempo, nella sua natura fatta di sedimentazione e restituzione amplificata, è infatti il protagonista silenzioso degli scatti esposti ma allo stesso tempo è “una espressione ispirata da Italo Calvino che definiva le città la forma del tempo. Ma che noi – afferma Mariateresa Cerretelli – estendiamo ai paesaggi, alle realtà dei ritratti e alle creatività espresse dai fotografi che saranno qui esposti”. Nel MonFest grande rilievo hanno anche le sedi che lo rendono un festival diffuso: il Castello, il Teatro, la Cattedrale, la Sinagoga (una delle più belle l’Europa) e Palazzo Gozzani Treville dove ha sede l’Accademia Filarmonica.
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Questa prima edizione prende avvio dalla mostra Omaggio a Francesco Negri, a cura di Luigi Mantovani ed Elisa Costanzo e che si terrà in Castello. Avvocato, Sindaco di Casale Monferrato dal 1881 al 1888, Francesco Negri fu soprattutto un grande fotografo noto per la sua attività instancabile di sperimentatore. Con lui ci si immerge pienamente nel mondo scientifico, tecnologico, artistico, culturale, sociale dalla seconda metà dell’Ottocento fino al primo quarto del Novecento. Le microfotografie, le stereoscopie, le tricromie, così come il teleobiettivo da lui brevettato consentono di guardare il mondo del visibile e dell’invisibile in modo, per l’epoca, incredibile e innovativo.
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MonFest avrà una ricca e straordinaria componente femminile, con tre eccellenti fotografe esposte: Lisetta Carmi, Valentina Vannicola e Silvia Camporesi. Lisetta Carmi sarà protagonista di una mostra molto intensa, Viaggio in Israele e Palestina, a cura di Daria Carmi e Giovanni Battista Martini. Negli spazi senza tempo della splendida Sinagoga di Casale Monferrato, numerosi scatti inediti realizzati in Israele durante i due soggiorni del 1962 e del 1967, in cui Lisetta ha colto la complessa realtà di cui era costituito il nuovo Stato di Israele. Uno Stato dove la convivenza tra le varie componenti del suo popolo, fra immigrati provenienti da paesi lontani con culture e tradizioni diverse, era costantemente messa alla prova.
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Completamente diverso è il lavoro di Valentina Vannicola e della sua Living Layers, a cura di Mariateresa Cerretelli e ospitata in Castello. Tra le principali rappresentanti in Italia della staged photography, la fotografia della “messa in scena”, Valentina ha riletto il territorio del VI Municipio di Roma ricorrendo a dei tableaux vivants in cui la città perde i propri riferimenti naturali di spazio e tempo, assumendo una valenza simbolica, quasi onirica. Silvia Camporesi invece ha realizzato con la sua Domestica un diario umano e personale, un racconto fantastico della quotidianità. A cura di Benedetta Donato, e vincitrice del concorso “Storie di donne” indetto dal Soroptimist, le foto della Camporesi nascono tra le mura domestiche della fotografa nei giorni difficili del lockdown di marzo-aprile 2020. L’esposizione propone una serie di opere in un allestimento che induce in chi guarda le stesse emozioni che l’autrice ha provato nei giorni dell’isolamento. L’Accademia Filarmonica presso Palazzo Gozzani Treville sarà la sede che la ospiterà, assieme alla videoproiezione a cura di Stefano Marchino che omaggia le finaliste del concorso “Storie di donne” e alla collettiva a cura di Ilenio Celoria dal titolo Guardarsi per rinascere. Ritratti e autoritratti al femminile. Protagoniste le studentesse dell’Istituto Leardi e del Liceo Artistico Morbelli che hanno realizzato una serie di autoritratti durante il primo lockdown del 2020.
Sempre a cura di Mariateresa Cerretelli e con la collaborazione della galleria Dadaeast di Roma, la Cattedrale di Sant’Evasio di Casale Monferrato ospiterà Tributo a Leonardo di Maurizio Galimberti, che reinterpreta il Cenacolo vinciano esponendolo nell’atrio della splendida chiesa. La sacralità e l’intensità sublime del Cenacolo vengono restituiti nella loro pienezza secondo il ritmo e lo stile caratteristico dell’autore, il cui lavoro ha richiesto un processo delicatissimo, mettendo in sinergia Polaroid / Fuji Instax e digitale.
MONFEST 2022 FOTO DI GABRIELE ARDEMAGNIMONFEST 2022 FOTO DI GABRIELE ARDEMAGNIMONFEST 2022 FOTO DI GABRIELE ARDEMAGNIMONFEST 2022 FOTO DI GABRIELE ARDEMAGNIMONFEST 2022 FOTO DI GABRIELE ARDEMAGNIMONFEST 2022 FOTO DI GABRIELE ARDEMAGNI
Gabriele Basilico nel Monferrato, a cura di Andrea Elia Zanini presso il Castello di Casale, presenta una selezione delle fotografie realizzate nel 2006: Casale, Alessandria, Ovada, Tortona sono le protagoniste di ritratti, che raccontano piazze, architetture e vicoli delle città del Monferrato. Nel 2009 è la volta del delta del Po, ripercorrendo i luoghi già ritratti a partire dagli anni Cinquanta da Pietro Donzelli. Con identico “linguaggio documentario”, che impone il rispetto “oggettivo” dei luoghi fotografati, lo sguardo di Basilico si spinge fino all’Adriatico, fino a quei paesaggi nei quali terre e acque si alternano e si contrappongono, chiudendo idealmente il viaggio iniziato a Casale.
MONFEST 2022 FOTO DI GABRIELE ARDEMAGNIMONFEST 2022 FOTO DI GABRIELE ARDEMAGNI
L’alessandrino Vittore Fossati proporrà Il Tanaro a Masio, mostra a cura di Giovanna Calvenzi. Corrispondente a due quaderni pubblicati nel 2012 e nel 2018, la mostra coglie la bellezza del paesaggio alessandrino nella semplicità voluta di questi scatti racchiudono l’essenziale: gli alberi, i colori del cielo e dell’acqua e un disegno di rami sempre diversi. Per vedere come è possibile racchiudere l’essenza di un luogo senza sovrastrutture o particolari costruzioni tecniche. Anche questa mostra sarà ospitata in Castello.
Dal Piemonte alla Campania, con Fotografare il Tempo, Pompei e dintorni, immagini di Claudio Sabatino ospitate in Castello. Città sepolta e dimenticata per oltre 1700 anni, metafora del tempo imponderabile e della vulnerabilità umana, il lavoro di Sabatino è sulle stratificazioni della Storia per riflettere sulla relazione mutevole che il paesaggio intrattiene con il passato e il presente. Le rovine, magnifiche testimoni della catastrofe e l’insediamento odierno, testimone della selvaggia espansione edilizia, danno vita a una relazione paradossale che ridefinisce in senso sociale il nostro patrimonio e la sua tutela. Questa mostra, a cura di Renata Ferri, sarà accompagnata da un video proiettato accanto a quello della mostra di Basilico.
Il mondo di Silvio Canini a cura di Elena Ceratti nelle sale del Castello, offre uno spaccato della fervida attività creativa dell’artista romagnolo Silvio Canini. “Silvio è un artista poliedrico, un vero creativo e come i veri creativi è un eterno ragazzo che ti permette con i suoi lavori di sorridere e sognare, sempre”.
Raoul Iacometti, con #homeTOhome, racconta nel Foyer del Teatro Municipale di Casale Monferrato, i ballerini di tutto il mondo ritratti con il cellulare nelle loro case in posizioni plastiche durante il lockdown. A cura di Luciano Bobba, quando nei teatri internazionali regnava ancora il silenzio a causa della pandemia, Raoul ha creato un set a casa sua e nelle case dei grandi protagonisti della danza internazionale e su questo nuovo palcoscenico virtuale ha lanciato il suo progetto #homeTOhome. Sono più di quaranta gli artisti coinvolti, tra i quali ci sono primi ballerini e solisti, tutti impegnati in corpi di ballo di alcuni tra i teatri più importanti dislocati in diversi luoghi nel mondo.
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I soggetti delle fotografie di Ilenio Celoria, Fotomorfosi Infernot sono le piccole architetture ipogee scavate nella pietra che, dal 2014, sono state iscritte nella World Heritage List dell’UNESCO nell’ambito de “I Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato”. Le immagini in mostra sono state realizzate con una speciale fotocamera che produce immagini sferiche a 360° poi trasformate in rappresentazioni stereografiche. L’esposizione è curata da Simona Ongarelli e si svilupperà negli spazi del Castello.
Infine le foto dei 34 vincitori del concorso Da Casale al Po alle colline del Monferrato saranno esposte in un ampio spazio del Castello a cura di Paola Casulli e con la videoproiezione curata da Stefano Marchino.
Questo effervescente clima creativo accoglierà gli ospiti del Festival che, com’è prassi, nelle tre giornate ufficiali “occuperanno” Casale Monferrato con incontri, talk e letture portfolio già dal primo fine settimana di apertura. Le mostre resteranno godibili fino al 12 giugno.
«Con questo prestigioso progetto – sottolineano il vicesindaco Emanuele Capra e l’assessore Gigliola Fracchia – la Città di Casale Monferrato vuole portare a livello nazionale la grande fotografia. Partendo da Francesco Negri, padre di alcune delle più innovative tecniche fotografiche moderne, si vuole arrivare, attraverso importanti nomi della fotografia mondiale, al coinvolgimento diretto delle nuove generazioni. Un progetto ambizioso, che il territorio del Monferrato Unesco saprà valorizzare al meglio».
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Ufficio stampa Studio ESSECI – Sergio Campagnolo Padova, Italia Tel. 049.663499 (Simone Raddi) simone@studioesseci.net www.studioesseci.net
Ufficio Stampa – Comune di Casale Monferrato Gabriele De Giovanni, ufficiostampa@comune.casale-monferrato.al.it Tel 0142.444.356 – www.comune.casale-monferrato.al.it
Il volto noto della tv che è stato più volte in valle a registrare servizi per la televisione, dopo essere stato “naufrago” sull’Isola dei Famosi nel 2016 e finalista dell’edizione 2020 del Grande Fratello Vip, è in questo periodo protagonista del reality “La Pupa e il Secchione Show 2022” in onda in prima serata tutti i martedì su Italia 1.
Gabriele Ardemagni
Roma – Marzo/Aprile 2022 il programma La Pupa e il Secchione Show 2022 condotto da Barbara d’Urso ha tra i suoi protagonisti assoluti il noto giornalista/archeologo, ovviamente come “secchione” come ci racconta lo stesso nell’intervista rilasciata al canale YouTube Milanesi in Portineria la settimana prima della partenza per Roma dove si trova la sontuosa villa sede del reality e gli studi Mediaset dove vengono trasmesse le puntate settimanali.
In Valsassina ha girato diversi servizi per i suoi programmi televisivi, in primis Storia e Misteri ma anche le due sue rubriche per il telegiornale su viaggi e mostre.
Ha parlato della Cascata della Troggia, di Villa Migliavacca e della chiesetta di San Michele ad Introbio, dell’Alpe Giumello, ma anche della Villa De Vecchi, delle Miniere Turistiche di Cortabbio e Resinelli e prossimamente ci sarà un servizio sul Pian delle Betulle e altri servizi ancora inediti sul territorio valligiano.
Ha inoltre prestato la voce per il documentario La Valsassina di Leonardo realizzato sempre dal sottoscritto (Gabriele Ardemagni) per La Valle dei Formaggi in occasione della Sagra delle Sagre del 2019.
Inizialmente nel programma era affiancato dalla “pupa” Flavia Vento che dopo solo una puntata ha abbandonato il programma cedendo di fatto il posto a Elena Morali
Ci siamo spinti nel vicino Piemonte nella Biella patria di cachemire e tessuti pregiati, grazie alla purezza delle sue acque, per visitare le mostre di questa nona edizione di Selvatica Festival.
Gabriele Ardemagni
La Primavera è appena iniziata e i Festival artistici e culturali ricominciano a sbocciare nel Bel Paese, l’occasione è ghiotta e permette di visitare i 3 palazzi storici della parte alta della cittadina piemontese chiamata Piazzo. I tre edifici sono Palazzo La Marmora, Palazzo Ferrero e Palazzo Gromo Losa, raccolti in un fazzoletto di strada molto comodo per poter visitare senza affanno le mostre ospitate all’interno.
Biella – Biella, Città Creativa UNESCO, dal 19 marzo al 26 giugno 2022, ospiterà la nona edizione di Selvatica – Arte e Natura in Festival, l’evento che racconta la bellezza della natura attraverso artisti, fotografi, creativi e ricercatori in un insieme di proposte che coniugano mostre di pittura, fotografia, scultura, laboratori e conferenze.
Il Festival si svolgerà nella storica cornice di Biella Piazzo, nei tre complessi di Palazzo Gromo Losa, Palazzo Ferrero e Palazzo La Marmora che costituiscono il “Polo culturale di Biella Piazzo”.
Selvatica, progettato da Palazzo Gromo Losa Srl, ideato da Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e E20Progetti, è una delle poche manifestazioni nel panorama italiano che si occupa totalmente di natura e ambiente in tutte le loro declinazioni e vuole stimolare una riflessione collettiva sui temi proposti e sull’importanza di educare le nuove generazioni alla tutela e alla salvaguardia dell’ambiente, temi sempre più importanti nel dibattito pubblico.
Selvatica è un’occasione per conoscere il biellese, un territorio tra Milano e Torino ricco di storia, bellezze naturalistiche, innovazione e proposte culturali.
Palazzo Gromo Losa ospiterà la mostra On Assignment. Una vita selvaggia, che presenta le immagini dei reportage realizzati dal fotografo Stefano Unterthiner nel periodo 2006-2017 su commissione del National Geographic Magazine. Una retrospettiva che vuole invitare il pubblico a scoprire il mondo della fotografia naturalistica provando a raccontare, attraverso la vita e lo sguardo di un grande fotografo, il nostro rapporto con la natura e le altre specie. Inoltre, verrà ospitata un’anteprima dell’ultimo grande progetto di Unterthiner, il racconto di un anno trascorso alle Svalbard, una testimonianza emozionante e appassionata che segue il ritmo delle stagioni e che ha portato alla realizzazione del libro Un mondo diverso (Ylaios, 2021).
L’immagine del cinopiteco ‘Troublemaker’ realizzata nel 2007 lungo la costa di Tangkoko. Il nome, che letteralmente significa ‘combina guai’, gli fu dato da alcuni ricercatori per il carattere curioso e particolarmente dispettoso del giovane maschio.
Stefano Unterthiner
Palazzo Gromo Losa accoglierà inoltre una personale della giovane artista Silvia De Bastiani, originaria di Feltre, che nel 2020 con l’acquerello Dolomiti, Pale di San Martino, dipinto en plein air in quota, ha vinto la seconda edizione del Concorso Nazionale di Pittura Be Natural/Be Wild indetto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella in occasione di Selvatica 2020. In mostra una serie di acquerelli ispirati al territorio biellese che rappresentano boschi e cime di montagne che l’artista ha dipinto dal vero nell’autunno 2021.
Silvia De Bastiani,Pala su San Martino da Nord, acquerello su carta, 2021, 60×100 cmSilvia De Bastiani,Bosco, acquerello su carta, 2021, 60×100 cmSilvia De Bastiani
Tra giardino, spazi esterni e salette interne del Gromo Losa invece saranno esposte le sculture dell’artista italiana di padre americano Jessica Carroll, che dagli anni ’80 lavora sul tema delle api e della natura in generale creando installazioni di grande suggestione. Sin dall’infanzia esplora con il padre i grandi parchi statunitensi dove Jessica impara ad osservare e assimilare la natura, e chi la vive, con tutti i sensi all’erta. Curiosa lettrice sviluppa attraverso scenografiche installazioni alcuni degli eventi naturali ancora intrisi di mistero, capaci, però di muovere mandrie, stormi, pesci, sciami per il globo al fine di riprodursi, nutrirsi, morire. Il suo è un linguaggio all’avanguardia, condotto da un’eleganza innata con cui sa raccontare storie originali.
Jessica Carroll, 13 modi di guardare un merlo, marmo nero del BelgioJessica Carroll
Infine, sempre Palazzo Gromo Losa sarà la sede di KRYPTÒS. Inganno e mimetismo nel mondo animale, esposizione scientifica a cura di Emanuele Biggi e Francesco Tomasinelli dove sarà possibile osservare dal vero le straordinarie strategie di mimetismo di diverse specie di animali: rane, piccoli gechi, insetti foglia, mantidi e ragni con livree sorprendenti, presentanti all’interno di grandi terrari arredati che riproducono l’ambiente naturale delle specie ospitate.
Orchid mantis, Hymenopus coronatus, juvenile on orchis. One of the most perfect camouflage in the animal world. IndonesiaA peacock katydid (Pterochroza ocellata) showing its threat display. Los Amigos Biological Station, PeruKryptos
A Palazzo Ferrero, anche per questa edizione, ritorna Glanzlichter, il più grande concorso di fotografia naturalistica della Germania e uno dei più importanti d’Europa, a cui ogni anno partecipano migliaia di fotografi; un viaggio in tutto il mondo attraverso una selezione unica di magnifiche immagini, da paesaggi ad animali in natura.
Marco Gaiotti, Italia, Bagno di Famiglia, Trichechi, Nordostland, Svalbard, NorvegiaStanislao Basileo, Il salto, Sifaka dalla corona dorata, Parco nazionale di Ranomafana, Fianarantsoa, MadagascarGlanzlichter
Ancora a Palazzo Ferrero saranno ospitate le mostre legate a Nuvolosa – il festival del fumetto a Biella, kermesse dedicata al fumetto organizzata dall’Assessorato alle Politiche Giovanili della Città di Biella in collaborazione con l’associazione culturale Creativecomics di Vercelli, per la prima volta in partnership con Selvatica. Il tema del Premio Nuvolosa, concorso artistico nazionale dedicato a giovani tra i 16 e i 35 anni da cui nasce il festival, sarà infatti “La Natura che verrà”.
A Palazzo Ferrero troverà ospitalità anche la collettiva del Fotoclub Biella, con una selezione dei più suggestivi scatti a tema naturalistico dei soci del sodalizio.
Nelle sale di Palazzo Ferrero sarà possibile ammirare anche l’installazione-opera collettiva l’Albero degli Alberi a cura di Aipan, Associazione Italiana per l’Arte Naturalistica. L’installazione – un albero composto da trentadue riquadri, uno per partecipante al progetto, in cui ogni artista ha rappresentato fogliame, fiori e frutti di alberi provenienti da quattro continenti – è stata esposta in prima assoluta alla Serra Espositiva dell’Orto Botanico di Roma nel 2019 e viaggia per portare il suo messaggio di connessione e di sensibilizzazione in altri terreni dove l’attenzione alla Natura e all’Arte sono coltivati.
Selvatica coinvolgerà come sempre anche Palazzo La Marmora, che ospiterà la personale di un esponente di spicco della grafica d’arte mondiale contemporanea, il grande maestro Keisei Kobayashi. Capostipite di una visione onirica dell’arte, il maestro è autore di composizioni di grande suggestione in cui uomo e natura, città e foreste, convivono in armonia ed equilibrio. Ad ogni osservazione i suoi capolavori offrono scoperte continue: edifici, piante, fiori e animali che spuntano da altrettanti elementi architettonici, foglie e bestie. Le opere sono incise su legno, in silografia, la più arcana e complessa delle tecniche incisorie. In mostra una selezione di 10 lavori prodotti dal 1984 al 2021 che ripercorrono l’intera carriera dell’incisore.
SCV ➔ Magazzino Opere Moderne ➔ stanza 5b.Mirko, Mirko Basaldella detto (Udine 1910 – Cambridge, Mass., USA, 1969).1968.Crocifissione, omaggio a Martin Luther King Jr.Inv 23374203-2, Keisei Kobayashi, Transferred Soul – Gunbu 94 · 10BC – 2021, base 1994Keisei Kobayashi
Lo Spazio Cultura della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella ospiterà invece le opere dei finalisti del Concorso Nazionale di Pittura Be Natural/Be Wild, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella rivolto a pittori e disegnatori maggiorenni, italiani e stranieri, residenti in Italia, desiderosi di dar voce al mondo naturale che li circonda, e di Nord Ovest Naturae Photo Contest, organizzato da E20Progetti, WWF Oasi e Aree Protette Piemontesi e Associazione Stilelibero. Il concorso, al quale possono partecipare fotografi dilettanti, amatori e professionisti di ogni nazionalità, premia le migliori immagini scattate nei territori di Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta. Un’opportunità, quindi, per conoscere e valorizzare la natura e i variegati ambienti che caratterizzano il Nord Ovest d’Italia. Quest’anno il concorso avrà anche una sezione speciale dedicata all’Oasi Zegna intitolata “Territorio dell’anno – Oasi Zegna”.
60 Premio Galleria Zainon, Silvestro Lodi, Protected Nature91 Giovanna Paola Bartolacci, The wise manConcorso Nazionale di Pittura Be Natural/Be Wild
Selvatica
Arte e Natura in Festival
19 marzo – 26 giugno 2022
Biella Piazzo, Biella
Orari:
Sabato e domenica 10.00-19.00
18 (Pasquetta) e 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno 10.00-19.00
Chiuso 17 aprile (Pasqua)
Biglietteria a Palazzo Gromo Losa
Biglietto unico d’ingresso per le tre sedi espositive.
Il biglietto è valido per un solo ingresso alle sedi espositive e ha validità per tutta la durata dell’apertura delle mostre.
Biglietto ridotto: Over 65, gruppi di almeno 12 persone, studenti universitari con tesserino, Soci FAI, Soci WWF, Amici di Castelli Aperti, Soci Plein Air, Soci Touring Club Italiano, CartaEffe Feltrinelli, AIGO Card e Soci AIGO, biglietto Giardino Botanico di Oropa, biglietto visita guidata alla Conca dei Rododendri (Oasi Zegna)
Biglietto gratuito: Under 25, disabili + 1 accompagnatore, insegnanti se accompagnano una classe, Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta, Voucher Museo Banca di Asti, giornalisti con tesserino, guide turistiche con patentino
Selvatica + mostra KRYPTÒS. Inganno e mimetismo nel mondo animale(Palazzo Gromo Losa)
dal 11-03-2022 al 05-06-2022 Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini
La Passione ci porta ad esplorare l’arte di un secolo traumatizzato da due conflitti mondiali con grandi artisti che hanno anteposto alla tecnica il pensiero, quadri e sculture e non solo esposti in un allestimento colorato che ben risalta le opere.
Gabriele Ardemagni
All’interno del museo milanese, quaranta opere dei maggiori artisti del Novecento italiano, provenienti dalla Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, interpretano la Passione di Cristo e documentano il perdurare del loro interesse per il tema del sacro.
Milano – L’esposizione, curata da Micol Forti, responsabile della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, e da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano, con il patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Milano, dell’Arcidiocesi di Milano, main sponsor Deloitte, media partner IGP Decaux, è il nuovo capitolo nella collaborazione tra il Museo Diocesano di Milano e i Musei Vaticani, iniziata nel 2018 con l’esposizioneGaetano Previati. La Passione e proseguita nel 2020 con Gauguin, Matisse, Chagall. La Passione nell’arte francese dai Musei Vaticani, che ha inaugurato il primo di tre eventi espositivi pensati per il periodo pasquale e radunati attorno al titolo Resurrezioni dello sguardo.
Il progetto documenta la forza innovativa con cui l’arte del XX secolo ha affrontato le tematiche sacre, nel costante confronto tra la tradizione, l’evoluzione della ricerca linguistica e l’espressione di una nuova sensibilità spirituale.
Le opere selezionate comprendono un ampio arco del Novecento italiano, soffermandosi in particolare sul periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale, quando gli artisti vivono un periodo di profonda riflessione sulla devastazione causata dagli eventi bellici e tentano di ripartire con grande slancio creativo, cercando di rispondere alle domande sempre più urgenti poste dalla società e dal mondo contemporaneo.
F. Carena, Deposizione. Inv. 23083C. Carrà, Pietà. Inv. 23097
Attraverso la sua multiforme produzione, Tirelli è stato in grado di offrire uno sguardo acuto e ironico sulla borghesia e sull’establishment locale e nazionale nel complesso dei loro aspetti sociali, politici e culturali, in un arco storico compreso tra la Belle Époque e la Grande Guerra, il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale, fino alle tensioni internazionali che hanno segnato l’inizio della Guerra Fredda e gli albori del primo boom economico.La mostra presenta 40 opere dei protagonisti di una delle stagioni più fertili dell’arte contemporanea italiana, quali Felice Casorati, Carlo Carrà, Marino Marini, Ottone Rosai, Renato Guttuso, Fausto Pirandello, Pericle Fazzini, Giacomo Manzù, provenienti dalla Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, cui si affiancano nomi meno celebrati, quali Aldo Carpi, Giuseppe Montanari, Antonio Giuseppe Santagata, Felice Carena, Gerardo Dottori ma ugualmente capaci d’interpretare la Passione di Cristo, come segno della sofferenza che ha toccato l’intera umanità e, nello stesso tempo, di considerare la sua Resurrezione come speranza e rinascita a vita nuova.Attraverso la sua multiforme produzione, Tirelli è stato in grado di offrire uno sguardo acuto e ironico sulla borghesia e sull’establishment locale e nazionale nel complesso dei loro aspetti sociali, politici e culturali, in un arco storico compreso tra la Belle Époque e la Grande Guerra, il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale, fino alle tensioni internazionali che hanno segnato l’inizio della Guerra Fredda e gli albori del primo boom economico.
Sant’EustorgioMuseo Diocesano MilanoLa Passione
Il risultato è una narrazione corale, che testimonia come l’arte italiana, dagli inizi del Novecento, fino agli anni Settanta del secolo scorso, abbia mantenuto costante l’interesse per il sacro e per la sfida di rinnovare e riattivare il suo senso nel presente. In particolare, i temi legati alla Passione di Cristo hanno costituito un fondamentale terreno di scambio e di approfondimento tra aspetti iconografici, stilistici e narrativi.
Il percorso espositivo prende avvio con un focus su alcuni episodi che precedono la Passione di Cristo, come il Bacio di Giuda nell’interpretazione di Giuseppe Montanari e Felice Casorati o la Flagellazione di Salvatore Fiume.
La sale centrali sono dedicate alla rappresentazione della Crocifissione, declinata nelle molteplici varianti tecniche e interpretative, dalla tela di Gerardo Dottori del 1927, tra le prime opere di Arte Sacra Futurista, al Crocifisso bronzeo di GiacomoManzù del 1937, dal bassorilievo in gesso di Marino Marini del 1939, ai disegni di Renato Guttuso, preparatori per la grande Crocifissione del 1941, alla Via Crucis di Pericle Fazzini del 1957-1958 per la chiesa di Santa Barbara a San Donato Milanese.
SCV➔Magazzino Opere Moderne➔stanza 1b➔scaffale A.Via Crucis: Incontro con la Madre.Inv 23179.Pericle Fazzini; Bozzetto per “Resurrezione”; bronzo; 1969 – 1970; Palazzi Apostolici Vaticani; Collezione di Arte Religiosa ModernaTeatro Nazionale delle Teste di Legno
La mostra prosegue affrontando il tema della Pietà e della Deposizione, attraverso le opere di Carla Carrà, Felice Carena, Francesco Messina, Marino Marini e chiude con un disegno e un bozzetto in bronzo di Pericle Fazzini preparatori alla monumentale Resurrezione dell’Aula Paolo VI, destinata alle udienze pontificie e inaugurata dallo stesso papa Montini nel 1977.
Una sezione è riservata alla figura di Paolo VI e al suo pensiero sull’arte, in particolare a quella contemporanea, e sull’architettura. Qui s’incontra una selezione di bozzetti preparatori per la Via Crucis realizzati tra il 1960 e il 1961 da Guido Strazza per la chiesa di Ponte Lambro, nella periferia sud-est di Milano. Progettata dall’architetto Guido Maffezzoli, questo è uno dei luoghi di culto che rientra nel piano di costruzione 22 chiese per 22 concili, ideato e promosso nel 1961 dall’allora Arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, per rispondere alla crescita del capoluogo lombardo e per celebrare l’apertura del Concilio Vaticano II.
SCV ➔ Magazzino Opere Moderne ➔ stanza 5b.Mirko, Mirko Basaldella detto (Udine 1910 – Cambridge, Mass., USA, 1969).1968.Crocifissione, omaggio a Martin Luther King Jr.Inv 23374
Lo spettacolo teatrale condensa la pluralità dei linguaggi utilizzati da Tirelli, nonché l’affinamento di uno sguardo già “globale” sul proprio periodo storico e i suoi protagonisti internazionali, come sarà in occasione della sua ultima produzione scultorea, in parte esposta alla Quadriennale di Roma del 1951, tra i cui soggetti figurano Stalin, Churchill e Roosevelt, ma anche Totò, De Gasperi e Togliatti.
LA PASSIONE. Arte italiana del Novecento dai Musei Vaticani. Da Manzù a Guttuso, da Casorati a Carrà Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini (p.zza Sant’Eustorgio, 3) 11 marzo – 5 giugno 2022
Orari: martedì- domenica, 10-18 Chiuso lunedì
#MuseoDiocesanoMilano #MuDiMi
Biglietti: intero, € 8,00 Ridotto e gruppi, € 6,00 Scuole e oratori, € 4,00
Il futuro dell’informazione ormai è quello attuale, su YouTube viaggia la vera informazione libera e questo canale saprà accontentare la curiosità di molti, lombardi e non.
Gabriele Ardemagni
Video Presentazione del canale Milanesi in Portineria.
Milano – 14 Marzo 2022 Dopo qualche mese di assenza dal social video per eccellenza ho deciso di ricostruire con l’amico Paolo Giarrusso il canale che gli era stato ingiustamente tolto, in questa intervista il giornalista spiegherà come si è evoluta la sua carriera ad oggi:
Gabriele – Da dove è nata l’idea di Milanesi in Portineria?
Paolo – Potrei rispondere; dalla necessità che si è fatta virtù. Il primo dicembre 2021, dopo 14 mesi di lusinghiera attività, mi è stato chiuso il canale YouTube MILANESI, per motivi non dipendenti dalla mia volontà. Sono passati tre mesi, tra le opportune verifiche legali, la solidarietà di iscritti ed intervistati, unita ad un incredibile incitamento a non mollare e a ripartire, nonchè la ricerca di nuovi compagni di viaggio. Dal 28 febbraio 2022, sono ancora on line, con il nuovo canale YouTube MILANESI IN PORTINERIA, ideale proseguimento del precedente.
Paolo – L’idea del titolo arriva dalla risposta del giornalista del Corriere della Sera Giangiacomo Schiavi. Ha risposto ad una mia lettera in cui confidavo che, per necessità, all’attività quarantennale di giornalista, avevo dovuto affiancare, come perno centrale, dal giugno 2015, quella di custode di un super-condominio, opportunità giunta per una somma di circostanze che, per motivi di lunghezza, non abbiamo possibilità di trattare in questa sede. Schiavi ha definito la mia storia da “panettone d’oro”, aggiungendo che non mi dovevo arrendere e che dovevo riprendere, dando così nuovamente un approdo alla mia passione giornalistica.
Gabriele – Beh, in effetti non è da tutti essere un custode-giornalista…
Paolo – Schiavi, nella sua risposta alla mia lettera, ha scritto che, dopo sette anni di custode-giornalista, era giunto il tempo di diventare giornalista-custode e di ripartire in una modalità che riunisse le due anime di giornalista e portiere di stabile. Una lampadina mi si è accesa ed è arrivato il titolo da dare al mio nuovo canale: MILANESI IN PORTINERIA.
Gabriele – Ecco, di che si tratta?
Paolo – Come dicevo, è l’ideale proseguimento dell’esperienza precedente: stiamo ripubblicando le grandi interviste fatte con i personaggi eccellenti che hanno reso e rendono eccezionale Milano; interviste che amo definire “ a cuore aperto”, che scavano nel profondo, intitolate Raggi X. Ma a queste , ne affiancheremo altre inedite e altre ancora nuove e tutte da realizzare. I contenuti del canale, però, si ampliano: si stanno creando e verranno costruite nuove playlist dedicate alla cultura, all’arte, al turismo, alle botteghe storiche, al mondo del volontariato e del terzo settore.
Gabriele – Hai detto “stiamo”…Tu e chi?
Paolo – Devo dire che, senza chi mi sta intervistando, senza la sua passione, competenza, disponibilità a ricoprire il ruolo di editor video e videomaker, sarei ancora fermo al palo, non sapendo da che parte voltarmi. Quindi, un immenso grazie a Gabriele Ardemagni, per intenderci.
Gabriele – Sogni, obiettivi, strategìe?
Paolo – Devo dirlo? Ma sì, bando alla scaramanzia… 1000 iscritti e almeno 4000 ore di produzioni video entro il prossimo mese di settembre, costituiscono il primo obiettivo. Portare avanti sine die il canale, è il mio sogno, unitamente a quello di monetizzare, quando sarà, questa esperienza. Strategie? Preferisco tenermele per me.
Gabriele – E il posto di custode?
Paolo – E’ una delle mie due anime professionali e di vita attuali. Lo conserverò finchè Dio vorrà, tenendo ben presente che l’anima da custode ha dato sinora molto a quella giornalistica e viceversa. Hanno viaggiato entrambe molto bene, con grande gioia e soddisfazione di entrambe le parti.
Gabriele – Grazie al giornalista Paolo Giarrusso per avermi coinvolto in questo progetto al passo con i tempi ma che non dimentica la tradizione giornalistica e televisiva dell’informazione, inoltre il fondamentale apporto dell’archivio di servizi girati insieme all’amico giornalista ed archeologo (nonché protagonista seriale di reality) Aristide Malnati potremo raccontarvi anche di viaggi e luoghi stupendi, mostre di altissimo livello ed eventi esclusivi in compagnia delle ragazze nelle playlist GiraMostre e GeoVagando, ovviamente presenti vari servizi sulla Valsassina e il suo territorio.
Esempi dei contenuti del canale.
Raggi X Intervista al noto dj Linus.
A Caccia di Mostre mostra Grand Tour presso Gallerie d’Italia Milano.
Un bel percorso che porta dal Passo fino in cima ad una delle montagne più panoramiche della Valsassina il Monte Due Mani.
Gabriele Ardemagni
Moggio – Dalla località valsassinese possiamo raggiungere sia con l’auto attraverso la strada che a piedi via mulattiera il Passo della Culmine San Pietro.
Culmine San Pietro – 7 Gennaio 2022 Cerchiamo posto lungo la strada e una volta pronti prendiamo la carrabile che si stacca dalla strada principale lasciandosi alla sinistra il ristorante Culmine, seguiamo il percorso per circa 2 km fino a raggiungere una strada sbarrata che sale a destra, più avanti troveremo un primo segnavia saliamo in diagonale a destra ancora e iniziamo a salire.
Bivio Dalla Culmine al Monte Foto Gabriele ArdemagniBivio Dalla Culmine al Monte Foto Gabriele Ardemagni
Raggiunto il primo scollinamento continuiamo a salire verso sinistra seguendo il segnavia
Bivio allo scollinamento Dalla Culmine al Monte Due Mani Foto Gabriele ArdemagniScorcio sulla Valsassina Dalla Culmine al Monte Due Mani Foto Gabriele Ardemagni
Appena raggiunte la cima di questa parte del percorso finalmente ci appare la montagna, si riescono ad intravedere la Croce di vetta e il bivacco sulla punta di sinistra.
Finalmente appare il Monte Dalla Culmine al Monte Due Mani Foto Gabriele Ardemagni
Scendiamo seguendo il sentiero che ci porta prima ad un alpeggio abbandonato e poi attraverso un bosco risaliamo verso l’attacco finale della montagna.
Sentiero nel bosco Dalla Culmine al Monte Due Mani Foto Gabriele ArdemagniAlpeggio abbandonato Dalla Culmine al Monte Due Mani Foto Gabriele Ardemagni
La salita qui si fa più ripida, dopo una parte iniziale nel bosco il sentiero è in parte esposto e il tratto finale leggermente ghiacciato.
Quasi in Vetta al Monte Due mani Foto Gabriele ArdemagniQuasi in Vetta al Monte Due mani Foto Gabriele ArdemagniVetta Monte Due mani con Croce e Bivacco Foto Gabriele ArdemagniVetta Monte Due mani Foto Gabriele ArdemagniVetta Monte Due mani Foto Gabriele ArdemagniVetta Monte Due mani Foto Gabriele ArdemagniVetta Monte Due mani Foto Gabriele ArdemagniVetta Monte Due mani Foto Gabriele ArdemagniVetta Monte Due mani Foto Gabriele Ardemagni
La vista verso Sud merita decisamente.
Vista verso Sud dalla Vetta del Monte Due mani Foto Gabriele ArdemagniVista verso Sud dalla Vetta del Monte Due mani Foto Gabriele ArdemagniVista verso Sud dalla Vetta del Monte Due mani Foto Gabriele Ardemagni
Alpe Giumello: un altro bellissimo alpeggio della Valsassina che si affaccia dai suoi 1500m sul Lago di Como.
Gabriele Ardemagni
Casargo – Da qui parte la strada che porta all’Alpe Giumello una serie di tornanti ci portano in quota fino ai 1531m a strapiombo sul lago da Bellano fino oltre Dervio.
Alpe Giumello – Raggiunta l’alpe ci troviamo un ampio parcheggio, (nei festivi e prefestivi di tutto l’anno e in alta stagione Estate/Inverno è a pagamento € 3,00 tutta la giornata), il panorama è già notevole trovandosi subito a dominare la Valsassina e con la Grigna Settentrionale a dominare il lato Ovest e le grandi cime della Valle a cominciare dal Pizzo dei Tre Signori e il Legnone.
A ridosso del parcheggio, verso valle, si trovano 3 servizi di ristorazione dove poter assaggiare piatti tipici regionali e prodotti a km0 come ad esempio lo yogurt naturale prodotto da Cristiano del Ristoro Genio e magari sorseggiare un buon amaro del Monte Muggio, ma solo dopo aver mangiato abbondanti piatti tradizionali.
Tagliere Salumi e Formaggi Ristoro Genio Alpe Giumello Foto Gabriele ArdemagniRaviolacci alle castagne Ristoro Genio Alpe Giumello Foto Gabriele ArdemagniStinco con Polenta Taragna e Porcini trifolati Ristoro Genio Alpe Giumello Foto Gabriele Ardemagni
Dal lato opposto svetta il Monte Muggio 1800m raggiungibile da più sentieri, lungo il quale si trovano la pista e il relativo impianto di risalita ski-lift fino in cima e tapis roulant più in basso.
Guardando il Monte Muggio possiamo andare in due direzioni, a destra dove si incontrano prima alcune case private e poi in fondo ad un grande pascolo un laghetto per abbeverare gli animali e un panorama che si apre su Premana e la Valvarrone con il Monte Legnone e il Legnoncino, al centro il Monte Rotondo e il Pizzo de Tre Signori e in quota il Pian delle Betulle, a destra la Grigna Settentrionale.
Pizzo dei Tre Signori visto da Alpe Giumello Foto Gabriele ArdemagniAlpe Giumello Foto Gabriele ArdemagniAlpe Giumello Foto Gabriele ArdemagniAlpe Giumello Foto Gabriele ArdemagniPremana vista da Alpe Giumello Foto Gabriele Ardemagni
Tornando indietro ma tenendo però la destra del Monte Muggio ci sono i segnavia per il Sentiero dei Mirtilli, per l’Anello del Monte Muggio e per salire sul monte stesso.
Pizzo dei Tre Signori visto dal Monte Muggio Foto Gabriele ArdemagniGrigna Settentrionale vista dal Monte Muggio Foto Gabriele ArdemagniCroce in vetta al Monte Muggio Foto Gabriele Ardemagni31 Dicembre 2019 un Capodanno alternativo sul Monte Muggio.
se dal parcheggio andiamo dal lato opposto possiamo passare attraverso le rinnovate baite e poi dopo due curve panoramiche si passa dall’Alpe Chiaro per poi raggiungere il lato opposto seguendo sempre il comodo sentiero fino ad un punto panoramico davvero spettacolare.
Guardando verso il lago a destra in basso si scorge Camaggiore, altro bellissimo alpeggio e proseguendo da li si può salire sul Monte Muggio oppure proseguire l’anello che ci porterà alla fine al ricongiungimento dal lato opposto fino al parcheggio di partenza.
Piccoli consigli sull’Anello della Muggiasca, ci sono 3 passaggi su roccette dove per aiutarsi sono state installate catene nulla di impegnativo ma ovviamente non alla portata di chiunque, soprattutto sconsigliato a chi lo vorrebbe affrontare con scarpe inadatte.
In Inverno è quasi sempre impraticabile a causa di neve e ghiaccio essendoci parecchi punti del percorso a Nord/Est che non sono raggiunti dal Sole.
Lungo il percorso all’incirca alla metà c’è una deviazione che scende e poi risale alla chiesetta di San Ulderico dell’XI secolo 1394m, vi consiglio la visita ne vale davvero la pena.
In caso di presenza di neve e/o ghiaccio consiglio all’arrivo di informarsi sulle condizioni dei sentieri presso i gestori dei locali.
Una alternativa che ci è piaciuta parecchio per raggiungere il Giumello e godersi una bella passeggiata è quella di partire da Camaggiore “La Perla della Muggiasca”, si percorre la strada fino al parcheggio nel bosco sotto Tedoldo, qui un cartello di divieto indica circa 1,5km per raggiungere l’alpeggio.
Raggiunta Camaggiore godendo appieno della bellezza del luogo troviamo un rifugio, varie case private, una chiesetta e un grande parco giochi attrezzato e aree picnic, proseguiamo e dopo la curva troviamo un bivio dove possiamo iniziare a salire verso l’anello del Monte Muggio affrontando un ripido sentiero nei pascoli oppure proseguire in basso superando la cascina, dove possiamo comprare formaggi prodotti da loro, e prendendo prima la forestale e poi un sentiero nel bosco che ci porterà alla chiesetta di San Ulderico.
Arrivo a San Ulderico dal sentiero da Camaggiore Foto Gabriele ArdemagniArrivo a San Ulderico risalendo verso l’Anello del Monte Muggio Foto Gabriele Ardemagni
Un appunto su quest’ultimo percorso, lo sconsigliamo perché poco tracciato e parecchio impervio con tratti esposti su rocce bagnate.
Salendo dal primo sentiero raggiungiamo la località e da li possiamo sempre decidere se andare a destra o a sinistra dell’anello oppure altra variante salire la cima parallela al Monte Muggio e quindi andare sulla vetta della croce per poi scendere in una delle direzioni a noi più comode.
Consigliamo il giro in senso orario cosi poi da scendere poco prima del punto panoramico appena dopo l’Alpe Chiaro, giunti alla curva si scende per un sentiero non indicato ma tracciato che ci porterà ad attraversare Tedoldo e da li scendere a dove si é lasciata la macchina.
dal 19-12-2021 al 25-04-2022Modena, Museo Civico | Complesso San Paolo
A 150 anni dalla sua nascita, l’esposizione celebra la figura di uno dei maestri della caricatura del primo Novecento, attraverso 230 opere: disegni, sculture, pitture, maschere e burattini.
Gabriele Ardemagni
In un epoca dove lo stereotipo della bellezza standardizzata a tutti i costi è il leit-motiv delle immagini sui social, questa mostra su un maestro assoluto delle caricature del ‘900 è una manna dal cielo. Ci riporta alla realtà forse ormai dimenticata dove tutti noi siamo in qualche modo, chi più chi meno, personaggi unici dalle caratteristiche ben marcate e molto ben evidenziate dal lavoro sei caricaturisti.
Un affascinante esposizione tra disegni e dipinti, burattini, maschere e sculture che ci permette di riflettere su quanto sia bella e varia l’arte in tutte le se forme.
Umberto Tirelli, Studio e caricatura di Walt Disney con Topolino, inchiostro, matita e tempera su carta. Modena, Collezione privata
Umberto Tirelli, Caffè San Pietro, 1928, olio su compensato. Modena, Collezione privata
Umberto Tirelli, Mussolini, terracotta dipinta e dorata. Modena, Collezione privata
Dal 19 dicembre 2021 al 25 aprile 2022, il Museo Civico di Modena, nei rinnovati spazi del Complesso San Paolo, organizza una mostra che celebra Umberto Tirelli (Modena, 1871 – Bologna 1954), uno dei maestri della caricatura del primo Novecento, a 150 anni dalla nascita.
Modena – L’esposizione, curata da Stefano Bulgarelli e Cristina Stefani, propone 230 opere, tra disegni, sculture, pitture, maschere e burattini, in grado di approfondire la centralità di una figura che fece della caricatura l’unico e imprescindibile mezzo di espressione, giungendo a imporsi a livello nazionale ed europeo.
Umberto Tirelli, Fotografia e caricatura di Joan Crawford, collage fotografia, inchiostro e tempera su carta. Collezione privata
Umberto Tirelli, Disegno per la copertina di “L’inno degli scioperatori”, in «Il Duca Borso Krumiro», 2 dicembre 1905. Modena, Collezione privata
Attraverso la sua multiforme produzione, Tirelli è stato in grado di offrire uno sguardo acuto e ironico sulla borghesia e sull’establishment locale e nazionale nel complesso dei loro aspetti sociali, politici e culturali, in un arco storico compreso tra la Belle Époque e la Grande Guerra, il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale, fino alle tensioni internazionali che hanno segnato l’inizio della Guerra Fredda e gli albori del primo boom economico.
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Intrecciando arti visive e spettacolo, Tirelli ha interpretato il più grande “teatro della vita” nella sua eterogeneità, offrendo una lettura critica del suo tempo e dei suoi protagonisti, delle sfaccettature più nascoste dell’animo umano e delle forme di potere anche nei loro aspetti più deteriori.
Il percorso espositivo, nell’allestimento progettato dalla Facoltà di Architettura di Bologna con il coordinamento di Matteo Agnoletto, in collaborazione con Leo Piraccini e Matteo Giagnorio, prende avvio dallo studio dell’artista con gli arredi disegnati da lui stesso, i libri, le riviste, gli oggetti e gli strumenti che, nel suo essere spazio fisico e mentale, narra il metodo di lavoro e la personalità esuberante di Tirelli.
Il cuore della rassegna è rappresentato dall’originale “Teatro nazionale delle Teste di legno”, alto più di 6 metri, completo di scenografie e burattini, eccezionalmente sopravissuto ed esposto al pubblico a un secolo dalla sua creazione nel 1921.
Teatro delle Teste di Legno Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Teatro delle Teste di Legno Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Teatro delle Teste di Legno Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Teatro Nazionale delle Teste di Legno
È questo straordinario manufatto, caso unico di teatro caricaturale animato da burattini di grandi dimensioni raffiguranti i più noti esponenti della politica, del costume e della cultura nazionale del periodo, di cui fanno parte tra gli altri:
il re Vittorio Emanuele III, GabrieleD’Annunzio, Papa Benedetto XV, Giovanni Giolitti, Giosuè Carducci, Giacomo Puccini, Mussolini, Eleonora Duse, fino alle maschere della Commedia dell’arte e quella modenese di Sandrone,a tradurre le finalità che animano l’opera di Umberto Tirelli: diffondere, attraverso la caricatura, la consapevolezza nei confronti di un tempo segnato da inquietudini, populismi e ambizioni che dal fascismo hanno portato alla seconda guerra mondiale, non mancando di stimolare l’osservazione critica del mondo contemporaneo.
Teatro delle Teste di Legno Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Lo spettacolo teatrale condensa la pluralità dei linguaggi utilizzati da Tirelli, nonché l’affinamento di uno sguardo già “globale” sul proprio periodo storico e i suoi protagonisti internazionali, come sarà in occasione della sua ultima produzione scultorea, in parte esposta alla Quadriennale di Roma del 1951, tra i cui soggetti figurano Stalin, Churchill e Roosevelt, ma anche Totò, De Gasperi e Togliatti.
La mostra ha favorito la donazione al Museo Civico di Modena di un nucleo di 130 opere rappresentative dell’attività di Umberto Tirelli provenienti da una collezione privata.
Un gesto generoso che arricchisce il patrimonio del museo modenese dedicato al disegno umoristico e ai burattini. L’acquisizione del fondo Tirelli aggiunge un tassello importante per raccontare il ruolo avuto da Modena nel panorama nazionale nel teatro dei burattini, del disegno satirico grazie alle numerose riviste cittadine, infine dal secondo dopoguerra, attraverso la cosiddetta “scuola modenese” del fumetto e dell’animazione.
I visitatori sono accolti dal video di animazione “Umberto Tirelli. Caricature per un teatro della vita” che li introduce allo stile particolarissimo di questo illustratore, “amaro, spietato e disincantato”, che ha fatto della caricatura il suo principale mezzo di espressione.
Accompagna l’esposizione un catalogo Sagep Editori di Genova, realizzato grazie al sostegno di Assicoop Modena & Ferrara, con contributi di Stefano Bulgarelli, Fabio degli Esposti, Giacomo Pedini, Rinaldo Rinaldi, Cristina Stefani, Giuseppe Virelli.
Durante il periodo di apertura della rassegna, si terrà una serie d’iniziative collaterali, come spettacoli di burattini, laboratori didattici oltre alla possibilità di assistere in diretta al restauro dei burattini di Emilio Zago, Tina di Lorenzo ed Errico Malatesta, condotto da Gloria Forghieri del Laboratorio Alma Atelier di Carpi.
Un’occasione unica per capire modalità di realizzazione e di intervento su maschere, burattini in cartapesta e abiti frutto di un meticoloso processo creativo. Affiancato dalla moglie Clara, Tirelli disegnò gli abiti fedelmente ispirati a quelli dei personaggi. Sono creazioni sartoriali di alto livello, per le stoffe impiegate così come per gli accessori, bottoni, spille, collane e orecchini per le figure femminili, fino alla foggia delle acconciature.
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Mostra Umberto Tirelli Foto Gabriele Ardemagni
Media partner Il Resto del Carlino.
Umberto Tirelli. Nota biografica
Dopo la formazione presso il Liceo San Carlo di Modena, Tirelli si confronta con la realtà del suo tempo di cui offre uno spaccato ironico attraverso l’editoria satirica locale. Figura tra le più originali dell’ambiente artistico-letterario modenese degli anni della Belle Epoque, nel 1896 entra nella redazione del giornale satirico “Il Marchese Colombi”, creato da Alfredo Testoni, per poi fondare quattro anni dopo “Il Duca Borso”, il più importante giornale umoristico in cui trionfano le sue caricature delle più note personalità cittadine, stilisticamente aggiornate sulla base dell’editoria satirica europea in particolare francese.
La partecipazione di Tirelli alla testata si conclude nel 1908, in seguito al suo trasferimento a Bologna. Nel capoluogo emiliano Tirelli entra in contatto con l’ambiente delle riviste satiriche locali attraverso le testate “Il Fittone”, con cui lavora a fianco di Augusto Majani in arte Nasica, “Il Giornale delle Beffe” e “Il Punto”, che fonda nel 1913.
In piena Grande Guerra, con l’amico editore Angelo Fortunato Formiggini pubblica I protagonisti (1917), una cartella contenente le sferzanti caricature dei Reali e i capi di stato coinvolti nel conflitto, in parte esposte a Londra, Chicago e Liverpool.
Mantenendo inalterato il suo pungente sguardo sulla realtà, nei primi anni venti concepisce un’originale forma di teatro di burattini caricaturali di grandi dimensioni aventi come soggetti i maggiori personaggi del jet-set italiano del tempo, dalla politica alla cultura, alla religione, allo spettacolo: si tratta del Teatro Nazionale delle Teste di Legno.
Mantenendo costante lo sguardo sull’attualità del suo tempo, agli anni trenta e quaranta appartengono creazioni di allestimenti scenici, carri allegorici e illustrazioni caricaturali sulle pagine del “Resto del Carlino”.
In queste ultime in particolare, ad imporsi è il panorama dello star system hollywoodiano: da Greta Garbo e Charlie Chaplin, Gary Cooper e Marlene Dietrich, Stanlio e Ollio fino a Buster Keaton e Topolino.
Informazioni
UMBERTO TIRELLI. Caricature per un teatro della vita
Modena, Museo Civico | Complesso San Paolo (via Selmi 63)
19 dicembre 2021 – 25 aprile 2022
Inaugurazione: sabato 18 dicembre, ore 17.00
Orari
dal 19 dicembre al 6 gennaio 2022:
da martedì a venerdì: dalle 15 alle 19
sabato, domenica e festivi: 10-19
lunedì chiuso
dall’8 gennaio al 25 aprile 2022:
venerdì, sabato e domenica: ore 10-19
Biglietti
intero: €6,00; ridotto: € 4,00
Informazioni: Museo Civico di Modena, Palazzo dei Musei, Largo Porta Sant’Agostino 337
A piedi e con la EMtb ai Piani d’Artavaggio partendo dalla Culmine San Pietro in tutte le stagioni e condizioni meteo raggiungendo il Rifugio Nicola.
Gabriele Ardemagni
Rifugio Nicola Piani d’Artavaggio 15 Maggio 2021 Foto Gabriele Ardemagni
Moggio – Da qui parte la funivia, per chi vuolesalire comodo o deve andare a sciare, e un sentiero che porta ai Piani d’Artavaggio. Proseguendo sulla strada che porta alla Culmine San Pietro si incontrano dopo l’ultimo tornante alcune casette e uno spiazzo per parcheggiare; da qui una sbarra segna l’inizio della carrabile che sale fino alla meta finale del nostro trekking (o pedalata) il Rifugio Nicola a m1900 circa.
Culmine San Pietro – In questi anni sono salito varie volte in questo posto stupendo, la strada che preferisco è quella che parte dalla Culmine lunga si ma graduale nel salire che dà la possibilità davvero a quasi tutti di potersi fare una bella escursione.
Sono salito tutte e 4 le stagioni ed ogni volta lo spettacolo per gli occhi è garantito, sia che si salga a piedi o in Mtb/EBike, prati verdissimi e fioriti in estate e neve bianchissima in Inverno giocando ad alternare gli stessi nelle stagioni di mezzo.
Salendo verso Artavaggio Autunno Foto Gabriele Ardemagni
Salendo verso Artavaggio uno sguardo verso le Grigne Autunno Foto Gabriele Ardemagni
Il laghetto di Artavaggio Autunno Foto Gabriele Ardemagni
Raggiunta la piana dove si trovano la maggior parte dei rifugi e l’arrivo della funivia, ricordo che in Inverno sono in funzione gli impianti sciistici, ci si ritrova al cospetto del Monte Sodadura una vera e propria piramide
Monte Sodadura Piani d’Artavaggio Autunno Foto Gabriele Ardemagni
Monte Sodadura Piani d’Artavaggio Primavera Foto Gabriele Ardemagni
Da questo punto ci sono moltissime possibilità per proseguire con l’itinerario, scendendo a destra si raggiunge la bergamasca oppure proseguendo dritti dopo la bella chiesetta (e ignorando il tristemente vuoto e massiccio Albergo degli Sciatori) si prosegue verso il rifugio Gherardi,
oppure salendo verso il Sodadura si raggiunge prima il Rifugio Nicola con le sua caratteristica costruzione a doppia piramide e poco oltre il Rifugio Cazzaniga Merlini.
Monte Resegone visto dal Rifugio Nicola Piani d’Art. Estate Foto Gabriele Ardemagni
Giunti qui si può salire sul Sodadura in pochissimo tempo, oppure raggiungere i Piani di Bobbio attraverso il sentiero degli Stradini.
Ovviamente consiglio una sosta in uno dei tanti rifugi presenti, il Nicola è quasi sempre aperto e ovviamente la cucina e compagnia sono notevoli.
Menù
Pizzoccheri
Birra artigianale
Stinco e Polenta
Strudel di mele
Quasi in vetta Monte Sodadura 16 02 2020
Foto Gabriele Ardemagni
Questo video girato il 16 Maggio del 2021 ci ha regalato una insolita fredda giornata primaverile con tanto di bufera di neve al Rifugio.
In questo video del 16 Febbraio 2020 siamo saliti per una rara volta in funivia (rara per noi ma un esperienza sempre piacevole, a parte la lunghissima coda…) per poter fare il Sodadura in invernale.
BAGLIORI GOTICI dal Maestro del 1310 a Bartolomeo Vivarini
Gabriele Ardemagni
Milano – Bagliori Gotici è la mostra che mancava da tempo orma a Milano, e si presenta eccezionalmente in una galleria invece che in una pinacoteca; il merito va soprattutto a Matteo Salamon che per 5 settimane dedica tutto lo spazio della sua galleria a un esposizione imperdibile per alcune chicche altrimenti nascoste ai più.
Un suggestivo percorso attraverso due secoli di pittura italiana Quasi due anni di studio e recupero delle opere sono serviti a Matteo Salamon e agli studiosi che lo hanno affiancato per infine annunciare – dall’11 novembre a 17 dicembre 2021 – la mostra Bagliori Gotici Dal Maestro del 1310 a Bartolomeo Vivarini che sarà allestita al piano nobile di palazzo Cicogna a Milano, sede della Galleria Salamon.
La mostra propone un suggestivo percorso attraverso due secoli di pittura italiana, dalla fine del Duecento ai maestri del Tardo Gotico, e presenta 18 dipinti su tavola di eccezionale valore. Per buona parte si parla di “nuove acquisizioni agli studi”, sebbene molte delle opere fossero già conosciute da Federico Zeri (1921 – 1998), che disponeva delle relative immagini nella sua fototeca. In alcuni casi – ad esempio l’incantevole Madonna col Bambino di Agnolo Gaddi, di certo uno dei vertici della mostra –, le tavole sono state riconosciute meritevoli di dichiarazione d’interesse culturale (notificate) da parte del Ministero della Cultura.
Il provvedimento di notifica equivale a dichiarare i dipinti “come degni di far parte delle maggiori collezioni museali italiane”, e attribuisce loro la prerogativa di documenti imprescindibili del nostro patrimonio nazionale.
In buona sostanza: opere che il collezionista avveduto non dovrebbe farsi scappare.
La rassegna espositiva prende avvio da un’importante tavola dell’anonimo noto come ‘Maestro del 1310’, fondatore della scuola pistoiese. Il dipinto, ritenuto da Tartuferi una prova giovanile di questo geniale autore, è databile al 1303-1305, ed è testimone di una persistente tradizione gotica in Italia, alternativa al classicismo di Giotto e segnata da evidenti influenze francesi.
L’estrema rarità delle opere del maestro conservate in raccolte private – si conosceva finora solo una preziosa tavola, già nella villa chiantigiana della pop-star Madonna – attesta la straordinaria rilevanza di questo recupero.
Il Trecento italiano viene sondato attraverso l’analisi di un notevole dittico di Jacopo del Casentino, di un altarolo dell’inconsueto Giovanni Gaddi – fratello maggiore di Agnolo –, un Cristo in pietà fra Santi Margherita e Giovanni dell’anonimo artista senese noto come Maestro del Trittico Richardson, e di due tavole di scuola bolognese, una Madonna addolorata e un San Giovanni Evangelista, di Lippo di Dalmasio, raro Maestro Bolognese del Trecento.
Discorso a parte merita il dossale col Giudizio finale di Niccolò di Tommaso, chiara testimonianza del carattere retrospettivo e quasi ‘neobizantino’ della pittura in Toscana dopo la peste del 1348.
BAGLIORI GOTICI Niccolò di Tommaso: Giudizio Finale; nei tondi superiori, Angelo annunziante; Vergine annunziata, 1360-1365, tempera su tavola, fondo oro, cm 87 x 54
Alla lunga stagione del Gotico Internazionale, a cavallo fra i due secoli, appartengono uno splendido altarolo del fiorentino Cenni di Francesco di Ser Cenni, due delicate Madonne di Lorenzo di Bicci e una incisiva tavola con San Francesco che mostra le stimmate del senese Andrea di Bartolo; e ancora una Madonna col Bambino fra i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista ad opera del pittore portoghese Álvaro Pires de Évora, attivo a lungo in Italia nel primo ‘400 e la cui vicenda personale risulta essere emblematica delle traiettorie culturali tracciate dagli artisti in questa fase.
Allievo di Gentile da Fabriano a Venezia era verosimilmente l’anonimo artista indicato da Zeri come il ‘Maestro dell’Annunciazione Ludlow’, del quale in mostra si presenta una raffinata Madonna in trono col Bambino. Questi in laguna incarna il trait d’union tra gli artisti del Tardogotico e i maestri del primo Rinascimento, a partire da Antonio Vivarini che nella prima attività pare prendere spunto dai suoi modelli.
Il Cristo in pietà di Antonio Vivarini interpreta la cultura umanistica padovana in senso schiettamente lineare, mentre l’analogo soggetto realizzato successivamente da Bartolomeo mostra come pure a Venezia, nella seconda metà del XV secolo, avesse attecchito la concezione prospettica della forma dei maestri fiorentini.
BAGLIORI GOTICI Bartolomeo Vivarini: Cristo in pietà, 1485-1490, tempera su tavola, fondo oro, cm 48 x 48
Chiudono la rassegna un’intensa Crocifissione del pesarese – ma di cultura felsinea – Giovanni Antonio Bellinzoni e una deliziosa Madonna col Bambino e quattro santi del fiorentino Ventura di Moro, tavola questa della metà del Quattrocento ma che pare ancora affermare, con ammirevole consapevolezza storica, l’attualità della tradizione del secolo precedente.
BAGLIORI GOTICI Cenni di Francesco: Tabernacolo Portatile, 1375 – 1380, tempera su tavola, fondo oro, cm 77 x 73,5 (sportelli aperti), cm 77 x 35,7 (sportelli chiusi)
BAGLIORI GOTICI Cenni di Francesco: Tabernacolo Portatile, 1375 – 1380, tempera su tavola, fondo oro, cm 77 x 73,5 (sportelli aperti), cm 77 x 35,7 (sportelli chiusi)
Al progetto di mostra si accompagna l’edizione di pregio di un volume dal titolo The early career of Agnolo Gaddi and a new Madonna and Child, curato da Angelo Tartuferi e dedicato proprio al sopracitato dipinto di Agnolo Gaddi: l’opera è una smagliante testimonianza dell’attività precoce dell’artista, marcata da preziosismi nella cromia che rimandano alla sua formazione a Firenze con Giovanni da Milano e Giottino.
Una mostra di questo calibro in Italia, e in particolare in una galleria privata, è una splendida anomalia: la cultura dei “primitivi” italiani infatti negli ultimi decenni pare aver trovato espressione soprattutto nei paesi anglosassoni, seguendo nondimeno la tradizione impressa dal gusto dei grandi collezionisti americani della fine del XIX secolo.
Come già in occasione della rassegna Tabula picta dell’autunno 2018, la galleria di Matteo Salamon mostra un rigore estremo nella scelta delle opere, che si segnalano tutte per l’assoluta correttezza delle attribuzioni – indicate del resto dai più grandi specialisti di pittura italiana fra Trecento e Quattrocento –, per l’eccellente stato di conservazione, per l’indiscutibile qualità formale e per l’illustre provenienza da famose raccolte private.
INFO BAGLIORI GOTICI Galleria Salamon Milano, Palazzo Cicogna, via San Damiano, 2 Tel. 02 7602 4638 Email: info@salamongallery.com Orario: dal lunedì al venerdì, 10 – 13 e 14 – 19 Ingresso libero
Val Biandino: 5 Novembre 2021 un giretto con la E-Mtb partendo da Introbio per saggiare la prima neve di stagione e ammirare scenari mozzafiato.
Gabriele Ardemagni
Pizzo dei Tre Signori visto dalla Val Biandino Foto Gabriele Ardemagni
Val Biandino – Un occasione irripetibile quella di poter pedalare sulla prima neve di stagione nel mio luogo preferito, la Val Biandino si presenta ancora più affascinante di bianco vestita e con un cielo terso che solo le stagioni fredde possono restituire.
Introbio – 5 Novembre 2021, sono passate da poco le 11 quando decido di salire, ho un appuntamento nel primo pomeriggio, metto nello zainetto un eventuale cambio più pesante per il ritorno che so essere quasi tutto in ombra e parto
la strada carrabile si presenta umida nelle zone in ombra e ricoperta di foglie, superato il secondo ponte il paesaggio inizia ad essere visibile e restituisce i caldi colori dell’Autunno che emergono dal manto nevoso
poco prima della Baita Magni trovo già la prima neve, seguo le tracce lasciate dai fuoristrada spostandomi nel centro sulla neve quando l’acqua è ghiaccio, monto pneumatici più estivi che invernali
se resto dritto riesco ad avere trazione sulla neve ma appena ci si inclina l’assenza di tasselli laterali porta alla perdita rapida del controllo del mezzo, cosa che voglio ovviamente evitare
scordatevi le marce troppo spinte o l’aderenza viene meno, si sfrutta il motore della pedalata assistita per gestire al meglio le forze. e le energie scaricate sulla ruota posteriore
Appena prima della chiesetta Madonna della Neve con il Pizzo dei Tre Signori sullo sfondo Foto Gabriele Ardemagni
Capre orobiche Foto Gabriele Ardemagni
La fontanella della chiesetta Madonna della Neve Foto Gabriele Ardemagni
Appena si raggiunge la Bocca di Biandino si viene colpiti in pieno dallo spettacolo di questa valle, uno scenario unico che solo la montagna sa restituire
Appena oltre la chiesetta Madonna della Neve con il Pizzo dei Tre Signori sullo sfondo Foto Gabriele Ardemagni
La cascatella alla Bocca di Biandino Foto Gabriele Ardemagni
Appena oltre la chiesetta Madonna della Neve con il Pizzo dei Tre Signori sullo sfondo Foto Gabriele Ardemagni
proseguo verso la chiesetta Madonna della Neve, appena dopo la neve alta circa 20 cm non è tracciata, sono le ore 12 circa mi fermo e mi godo il silenzio assoluto spezzato solo da un forte e gelido vento che proviene dal Pizzo dei Tre Signori, un vero Paradiso!
Pizzo dei Tre Signori Foto Gabriele Ardemagni
Pizzo dei Tre Signori Foto Gabriele Ardemagni
Il Nuovo Porticato della chiesetta Madonna della Neve Foto Gabriele Ardemagni
Scendo di nuovo alla Bocca e mi fermo a pranzare in rifugio, serve mettere qualcosa di caldo in pancia prima di affrontare la rapida ma lunga discesa.
Buona parte del ghiaccio si è sciolta rispetto a quando sono salito, fatti i primi 2 km circa si scende dalla quota neve, non mi fermo vado dritto verso il fondovalle, al prossimo giro!
Mappa Percorso di andata Introbio – Madonna della Neve Biandino
Percorso di andata Introbio – Madonna della Neve Biandino
Mappa Percorso di ritorno Bocca di Biandino – Introbio
Alla Pinacoteca Ambrosiana a Milano fino al 23 gennaio 2022
Gabriele Ardemagni
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Percorsi della rappresentazione
L’esposizione propone, attraverso dipinti, incisioni, disegni, relazioni, scritti satirici, libretti, opere teoriche a stampa e periodici,conservati alla Biblioteca e alla Pinacoteca Ambrosiana, un percorso sulla rappresentazione in età napoleonica a Milano. Tra le curiosità, i guanti usati da Napoleone durante la battaglia di Waterloo.
Milano – Nell’ambito nelle celebrazioni promosse in tutta Italia dal Comitato per il Bicentenario Napoleonico 1821-2021,la Pinacoteca Ambrosiana di Milano, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ospita la mostra fino al 23 gennaio 2022
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Percorsi della rappresentazione
L’esposizione, curata da Francesca Barbieri e Alessandra Mignatti, con Annamaria Cascetta nel ruolo di responsabile scientifico, presenta incisioni, disegni, relazioni, scritti satirici, libretti, periodici e opere teoriche a stampa provenienti dal patrimonio della Biblioteca Ambrosiana nonché beni dalle collezioni di dipinti e cimeli della Pinacoteca.
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Percorsi della rappresentazione
Il variegato materiale consente un approfondimento sulla rappresentazione che, nella sua più vasta accezione antropologica, costituisce un osservatorio privilegiato sulle trasformazioni culturali che la città di Milano vive in epoca napoleonica.
Come si presenta, o meglio ‘rappresenta’, il nuovo potere? Come è percepito e a sua volta rappresentato?
La rassegna analizza diversi campi d’indagine, come lo sviluppo della festa e delle altre forme celebrative dalla Repubblica Cisalpina sino al Regno d’Italia,
o l’organizzazione dello spazio urbano che rivela, tra strutture effimere e permanenti, un assetto frutto di un profondo ripensamento.
Gli spettacoli teatrali, inoltre, con il loro fermento creativo, si pongono in dialogo con i grandi eventi del tempo e partecipano alla costruzione del nuovo cittadino.
La rappresentazione investe infine anche gli aspetti più quotidiani della vita, dalle nuove allegorie che compaiono in ambito burocratico sino alla moda per il vestiario e l’acconciatura.
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Percorsi della rappresentazione
Il percorso espositivo segue la successione cronologica degli eventi dalla Repubblica Cisalpina fino al Regno d’Italia e alla caduta di Napoleone, e si snoda tra i diversi campi di studio, che sono proposti parallelamente,
con accostamenti tra modalità di rappresentazione anche molto diverse.
Gli apparati per le feste, gli spettacoli teatrali, i nuovi spazi urbani mostrano richiami di forme e temi ricorrenti che si ripropongono nel tempo, tra cambiamenti e continuità.
Nella burocrazia napoleonica persino le allegorie presenti nella modulistica appaiono strettamente legate alle strategie di rappresentazione del potere. Non mancano tuttavia le voci fuori dal coro:
incisioni e scritti satirici percorrono tutte le fasi dell’epoca napoleonica, mostrando gli aspetti meno graditi del nuovo governo.
Propaganda, burocrazia, retorica, satira, moda e qualsiasi altra modalità di espressione condividono tuttavia una sorta di teatralizzazione che pervade ogni ambito:
la forma dialogica, la declamazione, il gusto per il costume e la scenografia sono il trait d’union che accomuna gli eterogenei materiali esposti.
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Foto Gabriele Ardemagni
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Foto Gabriele Ardemagni
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Foto Gabriele Ardemagni
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Foto Gabriele Ardemagni
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Foto Gabriele Ardemagni
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Foto Gabriele Ardemagni
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Foto Gabriele Ardemagni
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Foto Gabriele Ardemagni
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Foto Gabriele Ardemagni
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Foto Gabriele Ardemagni
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Foto Gabriele Ardemagni
NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. Foto Gabriele Ardemagni
Nelle prime sale della mostra si compie un itinerario che inizia con l’ingresso delle truppe francesi a Milano e giunge fino al 1814. Particolarmente degno di nota è l’ispirato ritratto di Napoleone dipinto da Andrea Appiani subito dopo l’arrivo dell’allora giovane generale in città.
Sono esposte incisioni firmate da importanti personalità artistiche dell’età neoclassica milanese, quali Alessandro Sanquirico e Gaspare Galliari, oltre a un disegno di Giovanni Perego
Sono idealmente parte del percorso espositivo le opere legate al periodo napoleonico presenti nelle sale successive della Pinacoteca, che sono segnalate al visitatore con il logo della mostra.
Vi sono anche alcuni celebri capolavori di diverse epoche che furonopreda delle spoliazioni napoleoniche in Ambrosiana e poi in parte restituite.
Tra i cimeli più preziosi i guanti indossati dall’imperatore durante la battaglia di Waterloo, epilogo della sua parabola.
Vi è infine un’appendice della mostra in sala Federiciana, dove sono presentati alcuni disegni del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, opera anch’essa coinvolta a suo tempo nelle spoliazioni napoleoniche.
Il percorso espositivo termina con alcuni approfondimenti sui temi anticipati nelle prime sale: dalle allegorie alla modulistica, alla moda, alla satira pungente sulla caduta di Napoleone.
BikeUp 2021 torna dopo lo stop forzato del 2020 la rassegna sulle E-Bike a Bergamo.
Grande successo in crescita per la kermesse lombarda.
Gabriele Ardemagni
Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
Bergamo – BikeUp giunta alla sua settima edizione, per la seconda a Bergamo dopo le prime cinque disputatesi aLecco, si è appena conclusa ed è già ora di tirare le somme. Innanzitutto ha avuto un importante aumento delle aziende espositrici provenienti da tutta Europae soprattutto con la bellezza di ben 34000 visitatori nella tre giorni di kermesse.
La manifestazione aveva già ottenuto ottimi risultati nel 2019 dopo lo stop forzato del 2020, ma questa edizione ha battuto tutti i record di visitatori, (ben 34000), con 93 aziende presenti.
Molte delle aziende che esponevano le novità più recenti a BikeUp 2021 (alcune in esclusiva), sono Made in Italy al 100%. Motivo di orgoglio e segnale della voglia sempre maggiore di dimostrare di saper eccellere anche in questo campo.
Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
Inaugurazione Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
Bergamo Alta Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
BikeUp 2021 conferma la tendenza di tutte le fiere del settore attirando un numero sempre maggiore di appassionati e nuovi clienti senza limiti di età e classe sociale. Ho voluto personalmente cercare 3 modelli (più uno bonus), adatti a differenti tipologie di percorsi presenti in Valsassina, cosi da poter dare un idea più specifica di cosa si può fare con questi gioielli con pedalata assistita.
Non posso non partire con un azienda che ha catturato invidia a e ammirazione dalla maggior parte dei colleghi e dei visitatori, qui si gioca in casa, parlo della Vent con sede a Introbio e nello specifico dei suoi due modelli: LDV500“The Beauty” e la sua versione più estrema la LDV500RR“The Best”. E-Mtb da Full Mountain ovvero adatte sia a percorsi fuoristrada in salita che in discesa, una bici equilibrata ma dotata di componentistiche di alto livello come un telaio monoscocca Full-Carbon a doppia culla (brevetto), motore Brose Drive S MAG da 250w e ben 90nm di coppia, batteria da 630w integrata nel telaio cosi come l’innovativo sistema di ammortizzazione TST (brevetto) inserito nel telaio di derivazione motociclistica e studiato per una guida divertente e precisa, all’anteriore un FOX 36 con escursione di 15cm, gomme Pirelli, cambio SRAM Eagle AXS. la versione RR più estrema ancora è dotata tra le altre chicche di un impianto frenante CNC.
Dove andare con questa bici? Possiamo tranquillamente percorrere la maggior parte dei sentieri indicati per le due ruote anche quelli più ripidi e scomposti, non avremo mai problemi grazie alla componentistica ben assemblata e ad un peso intorno ai 21 Kg merito del carbonio, e una volta scesi con la bici bella sporca piazzarla davanti al bar in piazza per l’aperitivo, certi di attirare curiosi ad ammirare questo gioiellino Made in Italy. Appena potrò fare un test sul campo qui in valle realizzerò un articolo ad-hoc.
Vent Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
Vent Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
Vent Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
Vent Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
Vent Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
Vent Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
Vent Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
Vent Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
Vent Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
La Fulgur Cycles di Origgio in provincia di Varese propone due modelli l’enduro Mula in carbonio e 3 allestimenti della Tora una all-mountain, due E-Mtb indistruttibili motorizzate Polini Motori tutto all’insegna del Made in Italy. L’azienda costruisce e vernicia singolarmente ogni bicicletta dando quindi la possibilità al cliente, che sia questo un professionista o un privato, la possibilità di personalizzarla sia come componentistica che come colorazioni. I due esemplari in foto brillavano di luce propria, sono certo che anche incrostate di fango e polvere sanno catturare l’occhio anche di chi non esperto le vede sfrecciare su trail impegnativi.
Dove andare con queste bici? Sicuramente dove possiamo sporcarle il più possibile, considerate che la Mula é adatta per un pubblico preparato ed allenato e può essere alla portata di tutti, ovviamente, ma per sfruttarla a dovere occorre maestria nell’affrontare percorsi tecnici e veloci. L’ammortizzatore a molla posteriore non lascia spazio per nessun tipo di dubbio. Sono bici nate per essere sfruttate e maltrattate sicuri di ricevere in cambio ottime risposte in termini prestazionali grazie anche ai soli 20 Kg di peso. La Tora dal canto suo promette di potersi districare nella maggior parte delle situazioni che ci si può ritrovare ad affrontare avventurandosi per sentieri e trail montani
FM Bikes Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
FM Bikes Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
FM Bikes Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
BONUS – vi avevo promesso un bonus eccolo qui, le foto parlano da sole ma è meglio spiegare cosa state vedendo: Trac3 E-Bike E-Trike MTB è il nome di questo modello unico nel suo genere costruito a Castel Maggiore nel bolognese, promette grande divertimento sulla neve e sulla sabbia principalmente le 2 batterie in dotazione il peso si attesta sui 30kg dando quindi la possibilità di caricare la bici sugli impianti di risalita. I due avantreni si inclinano indipendentemente restituendo cosi il feeling di una normale 2 ruote con alcuni vantaggi su terreni difficili che possiamo benissimo immaginare. Sul loro sito ci sono foto che ritraggono varie situazioni di impiego, la vedrei benissimo ad esempio per salire ai Piani Bobbio o Artavaggio e perché no dalle da Paglio alle Betulle! Ovviamente non sulle piste da sci,mi raccomando! A meno che in futuro non diventi una vera e propria disciplina e allora assisteremmo a piste dedicate
Trike Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
Trike Foto Gabriele Ardemagni BikeUp Bergamo Ottobre 2021
In questo mio articolo ho preferito dare spazio a brand Made in Italy meno noti rispetto ad altri più storici e conosciuti, l’elenco degli espositori infatti è stato decisamente ampio, per citare alcuni brand: Atala, Bianchi, Bottecchia, Whistle, Scott, Fimm, Haibike, Ghost, FM, Trek, Thok, Bergamont, KTM, Riese&Muller.
Lares Brusàa dall’Alpe di Paglio ai Piani delle Betulle e al Rifugio Ombrega a piedi o con la E-Mtb
Gabriele Ardemagni
Larès Brusàa – Foto Gabriele Ardemagni Settembre 2021
Alpe di Paglio – Un simpatico giro ad anello passando dal Lares Brusàacon numerose varianti ci permette di godere del panorama su entrambe le vallate della Valsassina e su tutte le sue cime dalle Grigne al Legnone e il Pizzo.
Alpe di Paglio – Lasciata la macchina al parcheggio dove si paga nei prefestivi e festivi e Estate Inverno tutti i giorni,
in questo caso € 3,00 la tariffa giornaliera, si possono fare due varianti principali:
A piedi si segue la carrabile fino alle Betulle passando per un bel bosco ricco di sculture ricavate da alcuni alberi e poi dal
Parco Avventura per bambini e ragazzi, oppure risalendo la ex pista da sci che porta su fino quasi al Monte Cimone di Margno
Con la E-Mtb seguire la carrabile a meno che vogliate fare un Up-Hill sconsigliassimo…
Arrivati nel primo caso al Pian delle Betulle, con la sua inconfondibile chiesa dedicata agli Alpini e lo stagnetto,
si prosegue attraversando il prato riprendendo la carrabile che va verso l’Alpe Ortighera,
in alternativa c’è un sentiero che passa più in alto al bivio che vi porta un paio di tornanti più in alto dell’Alpe Ortighera congiungendosi poi con il precedente,
con E-Mtb consiglio di seguire la carrabile.
Pian delle Betulle Foto Gabriele Ardemagni Giugno 2021
Pian delle Betulle Foto Gabriele Ardemagni Ottobre 2021
Alpe Ortighera Foto Gabriele Ardemagni Giugno 2021
La carrabile prosegue a un altro bivio, a destra a poche centinaia di metri l’Alpe Oro mentre a sinistra le indicazioni per il Rifugio Ombrega
seguite queste ultime e fatto altro tornante verso destra si inizia a salire verso il bivio dove troverete la cappellina degli Alpini,
a sinistra si passa dall’altro versante e si scende verso il Rifugio Ombrega mentre risalendo dopo la cappellina troveremo il Lares Brusàa a sinistra appena dietro la crestina,
raggiungibile sia a piedi che in E-Mtb.
Se invece siete saliti dritti da Paglio al Monte Cimone, non é dove arriva la seggiovia che parte dalle Betulle ma la cima successiva,
potete proseguire in cresta risalendo una terza cima e infine arrivati al bivio con la cappellina risalire la quarta (Pizzo di Olino) e avrete raggiunto alla vs sinistra il Lares Brusàa.
Pizzo Olino visto dalla carrabile Foto Gabriele Ardemagni Giugno 2021
Salendo al Lares Brusàa verso il Pizzo Olino Foto Gabriele Ardemagni Ottobre 2021
Salendo al Lares Brusàa verso il Pizzo Olino Foto Gabriele Ardemagni Ottobre 2021
Giunti a questo mitico larice vittima di fulmini, (cosi si racconta), possiamo proseguire per la cresta del Pizzo di Olino scendendo poi all’altezza della Bocchetta d’Olino
oppure raggiungerla tornando al bivio della cappellina e riprendendere la carrabile direzione rifugio.
Sconsiglio a chiunque di fare la discesa alla bocchetta in bici, riprendete la carrabile.
Dalla Bocchetta d’Olino si raggiunge velocemente un altro bivio, a sinistra si scende verso l’Alpe Dolcigo dove producono ottimi formaggi di capra orobica,
a destra le indicazioni Rifugio Santa Rita e Pizzo dei Tre Signori passando dalla Bocchetta di Agoredo,
teniamo al carrabile principale centrale in direzione del Rifugio Ombrega che da qui ormai dista ancora poca strada.
Pizzo Olino e Bocchetta d’Olino Foto Gabriele Ardemagni Giugno 2021
Valsassina vista dalla Bocchetta d’Olino Foto Gabriele Ardemagni Giugno 2021
Premana vista dalla Bocchetta d’Olino Foto Gabriele Ardemagni Giugno 2021
Il rifugio è stato rifatto di recente ed è molto accogliente e con un menù sempre di livello e legato alle tipicità valsassinesi,
ha parecchi posti sia all’interno che all’esterno quando la stagione lo consente.
Si trova ai piedi del Pizzo Cornagera che lo divide dalla Valbiandino e dalla parte opposta
si affaccia sulla Val Marcia e su Premana e il Legnone.
Alpe Dolcigo Foto Gabriele Ardemagni Luglio 2020
Rifugio Ombrega Foto Gabriele Ardemagni Giugno 2021
Rifugio Ombrega Foto Gabriele Ardemagni Luglio 2020
Al ritorno questa ultima volta abbiamo optato per la cresta tornati al Lares Brusàa siamo saliti sulla prima cima tenendo il sentiero che passa a destra dei due tavoli al bivio della cappellina,
si scende per risalire sul Cimone di Margno per poi scendere dove c’é la salita della seggiovia sopra alle Betulle e tenendo la destra siamo scesi dalla vecchia pista in disuso di Paglio arrivando direttamente al parcheggio e godendoci il panorama del Legnone.
Salendo al Cimone dal Lares Brusàa Foto Gabriele Ardemagni Ottobre 2021
Vista verso Primaluna Salendo al Cimone Foto Gabriele Ardemagni Ottobre 2021
Vista dal Cimone di Margno verso il Legnone Foto Gabriele Ardemagni Ottobre 2021
Vista dal Cimone di Margno verso il Legnone Foto Gabriele Ardemagni Ottobre 2021
Vista dal Cimone di Margno verso il Legnone Foto Gabriele Ardemagni Ottobre 2021
Vista sull’Alpe Paglio verso il Legnone Foto Gabriele Ardemagni Ottobre 2021
Alcuni scatti durante il percorso in E-Mtb
Cappellina località Larès Brusàa Foto Gabriele Ardemagni Settembre 2021
Bocchetta d’Olino Foto Gabriele Ardemagni Settembre 2021
Bivio Alpe Dolcigo Foto Gabriele Ardemagni Settembre 2021
Rifugio Ombrega Foto Gabriele Ardemagni Settembre 2021
Qui di seguito invece alcuni scatti fatti tra Gennaio e Febbraio 2021 in condizioni di neve e tempo splendido.
Pian delle Betulle Foto Gabriele Ardemagni Marzo 2021
Alpe Ortighera Foto Gabriele Ardemagni Marzo 2021
Alpe Ortighera Foto Gabriele Ardemagni Marzo 2021
Lares Brusàa e Pizzo dei Tre Signori Foto Gabriele Ardemagni Marzo 2021
Pizzo Olino Foto Gabriele Ardemagni Marzo 2021
Pizzo Olino Foto Gabriele Ardemagni Marzo 2021
Pizzo Olino Foto Gabriele Ardemagni Marzo 2021
Bocchetta d’Olino Foto Gabriele Ardemagni Marzo 2021
Premana e il Legnone Foto Gabriele Ardemagni Marzo 2021
Pizzo Olino Foto Gabriele Ardemagni Marzo 2021
Pista Sci Alpe Paglio Foto Gabriele Ardemagni Febbraio 2021
Pista Sci Alpe Paglio Foto Gabriele Ardemagni Febbraio 2021
Pista Sci Alpe Paglio Foto Gabriele Ardemagni Febbraio 2021
Lares Brusàa Foto Gabriele Ardemagni Dicembre 2019
San Calimero Da Baiedo ai Piani di Nava per salire alla chiesetta dal tetto rosso e scendere prima al Pialeràl e poi a Pasturo.
Gabriele Ardemagni
San Calimero foto di Gabriele Ardemagni
Valsassina 25/09/2021: Piccolo anello partendo da Baiedo 600m – Piani di Nava 1200m – San Calimero 1493m – Pialeràl 1400m – Pasturo 600m,
totale circa 13km, tempo di percorrenza 4:08 più soste pranzo al sacco alla chiesetta e caffè e torta al Rifugio Antonietta al Pialeràl.
Nubi dense dalle Grigne, ma giornata vivibilissima tranne che nella tarda mattinata, davvero calda per la stagione. Ancora presto per identificare bene i colori dell’autunno, ma qualche accenno di foglie gialle e rosse ci fa ben sperare.
Baiedo – Lasciata la macchina nel parcheggio ci si incammina verso i Piani di Nava, la strada una carrabile piena di ripidi e stretti tornanti ci porta rapidamente in quota nella piccola valle verdissima,
arrivati al primo bivio prendiamo il sentiero che risale verso sinistra, (dritto e poi per altri bivi si raggiunge il Rifugio Riva), ci attende un altro percorso abbastanza ripido nel bosco.
Piani di Nava foto di Gabriele Ardemagni
Piani di Nava foto di Gabriele Ardemagni
Piani di Nava foto di Gabriele Ardemagni
Ultima curva ed ecco apparire l’inconfondibile tetto rosso della chiesetta che domina questa parte di valle ai piedi della GrignaSettentrionale.
San Calimero foto di Gabriele Ardemagni
San Calimero foto di Gabriele Ardemagni
San Calimero foto di Gabriele Ardemagni
Qui troviamo un tavolo con due panche per ristorarci con un pranzo al sacco,
la vista su Introbio e su tutti i comuni e monti circostanti appaga la vista e ripaga gli sforzi fatti per raggiungere questo punto panoramico a oltre 1500m.
Un panino e si riparte verso il Pialeràl seguendo la Traversata Bassa, i paesaggi cambiano di continuo.
Prabello di Sopra foto di Gabriele Ardemagni
San Calimero foto di Gabriele Ardemagni
San Calimero foto di Gabriele Ardemagni
Ai piedi della Grigna foto di Gabriele Ardemagni
Ai piedi della Grigna foto di Gabriele Ardemagni
Vista su Zucco Angelone e Piani di Bobbio foto di Gabriele Ardemagni
Prabello di Sopra foto di Gabriele Ardemagni
Dalla località Prabello di Sopra iniziamo a scendere verso il Pialeràl che già si intravede dietro la prima curva appena ripartiti da San Calimero,
prendiamo il sentiero a monte che taglia un paio di corsi d’acqua attraverso pietraie abbastanza ostiche, raggiungiamo il bivio Valle Acqua Fredda.
Prabello di Sopra foto di Gabriele Ardemagni
Bivio foto di Gabriele Ardemagni
Valle Acqua Fredda foto di Gabriele Ardemagni
Una breve sosta al Rifugio Antonietta e poi si riparte per scendere a Pasturo e chiudere l’anello, si scende dal laghetto dell’AlpeCova
inizialmente prendendo la strada e alla prima curva seguiamo la mulattiera sulla sinistra per Pasturo, più sotto sbuchiamo ancora sulla strada e ancora prendiamo la mulattiera che prosegue sempre sulla sinistra.
HABITUS LE ICONE DELLA MODA DEL XX SECOLO IN MOSTRA A CARPI dal 17-09-2021 al 06-03-2022
Gabriele Ardemagni
HABITUS. Indossare la libertà a Palazzo dei Pio Carpi (MO)
L’esposizione, dal titolo “HABITUS. Indossare la libertà”,analizza come, nel Novecento, le tappe più significative di innovazione della moda abbiano spesso coinciso con momenti di liberazione del corpo, soprattutto femminile, da costrizioni fisiche e sociali.
Carpi (MO) – HABITUS. Indossare la libertà La moda si sa è capace di forti cambiamenti, di stile senz’altro ma anche sociali, la capacità di poter esprimere se stessi fuori dagli standard delle etichette. Questa mostra forte di rari capi d’abbigliamento iconici ripercorre il XX° secolo attraverso simbolici cambiamenti non solo di look ma sopratutto di modi essere e di vivere. La rassegna presenta quegli indumenti iconici che hanno contribuito all’emancipazione del costume sociale, dall’anticorsetto di Paul Poiret ai primi pantaloni creati da Coco Chanel per le donne, dalla minigonna agli hot pants, dal bikini ai jeans, dallo sportswear alla giacca destrutturata di Giorgio Armani,accompagnati da fotografie, video, musica. Dal 17 settembre 2021 al 6 marzo 2022, i Musei di Palazzo dei Pio a Carpi (MO), una delle città italiane con una ricca e importante tradizione nel settore tessile abbigliamento, ospitano la mostra HABITUS. Indossare la libertà, che analizza come, nel Novecento, le tappe più significative di innovazione della moda abbiano spesso coinciso con momenti di liberazione del corpo, soprattutto femminile, da costrizioni fisiche e sociali. La moda, infatti, è una delle forme espressive umane che forse meglio incarna i continui cambiamenti storici, e la cui influenza ha coinciso con il concetto di libertà.
HABITUS. Indossare la libertà – Assessore alla Cultura sindaco e direttrice museo
HABITUS. Indossare la libertà – Alberto Caselli Manzini
HABITUS. Indossare la libertà – La prima Sezione
L’esposizione, curata da Manuela Rossi, Alberto Caselli Manzini e Luca Panaro, ideata e prodotta dal Comune di Carpi – Musei di Palazzo dei Pio, col contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e Assicoop Unipol Assicurazioni, presenta una serie di indumenti iconici, come abiti ispirati all’anticorsetto di Paul Poiret, i primi pantaloni creati da Coco Chanel per le donne, la minigonna, gli hot pants, i bikini, i jeans, la giacca destrutturata di Giorgio Armani, e molti altri ancora che hanno contribuito all’emancipazione, alla sovversione di paradigmi e canoni e alla liberazione dei costumi sociali.
HABITUS. Indossare la libertà – I primi abiti morbidi
HABITUS. Indossare la libertà – Il pantalone femminile
HABITUS. Indossare la libertà – Coco Chanel al mare
Il percorso espositivo si sviluppa in quattro passaggi, ognuno dei quali sarà introdotto da fotografie, video, musica che contestualizzeranno il periodo preso in esame.
Il primo, Liberare il corpo, prende avvio a inizio Novecento, quando i creatori di moda si pongono come obiettivo principale quello di liberare il corpo femminile dalle costrizioni dell’abbigliamento (busti, pizzi, abiti lunghi) e quindi dalle convenzioni sociali che chiudono la donna in cliché predefiniti.
Questa innovazione va di pari passo con l’apparire di alcune figure che conquistano ruoli e diritti fino ad allora tradizionalmente maschili, dall’aviatrice Amelia Earhart a Marie Curie alle suffragette di Emmeline Pankhurst o all’eroina dell’animazione Betty Boop.
Fu lo stilista francese Paul Poiret ad aver determinato, con il suo anticorsetto del 1914, la prima rivoluzionaria scelta di liberare il corpo della donna, sia fisicamente che sessualmente, che socialmente.
Fu invece Coco Chanel, pioniera della moda emancipata, a disegnare, subito dopo la Grande Guerra, capi confortevoli ed elegantissimi e a sdoganare per le donne l’uso del pantalone.
Strettamente legato a questo capo di abbigliamento, Marcel Rochas crea nel 1932 il power suit, ovvero il completo femminile giacca e pantalone, che divenne simbolo della parità dei diritti tra sessi, in particolare nel lavoro, che verrà poi ripreso e rilanciato dagli stilisti negli anni ’80.
Legata indissolubilmente all’evoluzione della condizione femminile, la storia del reggiseno ha subìto la vera e propria svolta moderna verso il 1920: nonostante venissero ancora usati i corsetti, questi ultimi iniziarono a essere più corti, affidando il contenimento del busto interamente al reggiseno, che all’epoca era simile a una fascia leggermente conformata.
Questo indumento, per come oggi lo conosciamo, ha origine nel 1922, quando Ida Rosenthal, cucitrice presso il piccolo negozio newyorchese Enid Frocks, notò che ogni modello avrebbe dovuto adattarsi maggiormente a ogni donna, e iniziò a produrne per ogni forma ed età.
HABITUS. Indossare la libertà – I primi reggiseni nati a Parigi
HABITUS. Indossare la libertà
HABITUS. Indossare la libertà
Scoprire il corpo introduce il visitatore negli anni del secondo dopoguerra, quando le donne, complice anche la diffusione delle immagini cinematografiche, affermano le loro libertà anche scoprendo il proprio corpo.
Silvana Mangano di Riso amaro (1949) veste nel film esattamente come le mondine che partivano da Carpi per le terre piemontesi e le minigonne non erano molto diverse da quelle che le operaie delle fabbriche di Carpi si cucivano negli anni sessanta.
Iconici a riguardo sono i bikini, che liberarono le donne dagli scomodi camicioni da spiaggia, gli hot pants nati a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta che permisero di scoprire finalmente le gambe e, soprattutto, la minigonna, capo-simbolo della battaglia femminista che, grazie a Mary Quant si diffuse dalla Swinging London al mondo intero negli anni sessanta.
HABITUS. Indossare la libertà – Bikini
HABITUS. Indossare la libertà
HABITUS. Indossare la libertà – Minigonna
HABITUS. Indossare la libertà – Twiggy Lawson con una minigonna
HABITUS. Indossare la libertà – Miniabito
Con la sezione Work, sport, cool, la rassegna si spinge negli anni settanta e ottanta, periodo in cui la moda diventa unisex, e il vestito griffato, tipico della sartoria artigianale, lascia il posto al prêt-à-porter con capi prodotti serialmente.
HABITUS. Indossare la libertà
HABITUS. Indossare la libertà – Le t-shirt come slogan
HABITUS. Indossare la libertà – Il jeans diventa di moda direttamente dal mondo del lavoro
HABITUS. Indossare la libertà – Le sneakers unisex
HABITUS. Indossare la libertà – Gli anni ’80 della Best Company noto brand del territorio carpigano
La mostra si chiude con Destrutturare, un passaggio all’interno della moda degli anni settanta caratterizzata da due capi divenuti iconici, come il Wrap dress di Diane von Furstenberg e la Giacca destrutturata di Giorgio Armani, che impongono una nuova concezione di abito “destrutturato”, ovvero senza imbottitura e controfodera, con i bottoni posizionati in un altro punto del tessuto e le proporzioni completamente riviste, con una innovativa modalità di chiusura facile ed essenziale, per creare, come ha affermato Giorgio Armani, una vestibilità “rilassata, informale, meno rigorosa, che lascia intuire il corpo e la sua sensualità”.
HABITUS. Indossare la libertà – Le giacche destrutturate
HABITUS. Indossare la libertà
Accompagna l’esposizione un progetto collaterale a cura di Fondazione Fashion Research Italy, no-profit nata per affiancare le manifatture moda attraverso attività di formazione e consulenza su temi strategici quali heritage, sostenibilità e innovazione digitale. In concomitanza con la mostra Habitus. Indossare la libertà, a Palazzo dei Pio sarà presentata al pubblico una serie di 29 disegni ispirati alla natura, parte dell’Archivio di Textile Design della Fondazione.
Mamiano di Traversetolo PR – La “Villa dei Capolavori” come ogni anno a Settembre presenta una mostra di prestigio, Miró Il colore dei sogni, questo il titolo dell’esposizione.
L’artista spagnolo ha lasciato colorate tracce della sua visione del mondo che qui vengono ben evidenziate, presente al vernissage anche il nipote Joan Punyet Miró.
PARMACAPITALEITALIANADELLACULTURA2021
La mostra è organizzata dalla Fondazione Magnani-Rocca in collaborazione con Fundación MAPFRE. L’evento è curato da Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione, con il contributo di studiosi spagnoli e italiani.
“Miró. Il colore dei sogni”, questo il titolo dell’esposizione che si potrà ammirare nella sontuosa “Villa dei Capolavori” di Mamiano di Traversetolo, presso Parma, dall’11 settembre al 12 dicembre 2021.
“Un innocente col sorriso sulle labbra che passeggia nel giardino dei suoi sogni”: così il poeta Jacques Prévert descriveva Joan Miró, celeberrimo artista spagnolo vissuto in una delle epoche più fervide della storia dell’arte.
Arte, la sua, fondata non tanto sull’immagine tradizionale, quanto su sensazioni, emozioni immediate e suggestioni: colori brillanti e forti contrasti, linee sottili e soggetti allucinati e onirici.
Mirò il colore dei sogni – Fondazione Magnani Rocca – Foto Gabriele Ardemagni
Mirò il colore dei sogni – Fondazione Magnani Rocca – Foto Gabriele Ardemagni
Mirò il colore dei sogni – Fondazione Magnani Rocca – Foto Gabriele Ardemagni
“Miró (Barcellona 1893 – Palma di Maiorca 1983) dipinge ispirandosi – annota Roffi – alle forme della natura, ma anche alla musica; per un periodo compone inoltre poesie di stile surrealista, seguendo meccanismi psicologici simili a quelli adottati in pittura. Egli aspirava chiaramente al divino e la musica e la poesia erano le sue fonti di ispirazione. Talvolta le parole compaiono anche nei quadri, costituendo la loro chiave di lettura. Un rapporto fra pittura-musica-poesia che ben si accorda con gli interessi e la sensibilità di Luigi Magnani, fondatore della Magnani-Rocca”.
Mirò il colore dei sogni – Fondazione Magnani Rocca – Foto Gabriele Ardemagni
Mirò il colore dei sogni – Fondazione Magnani Rocca – Foto Gabriele Ardemagni
Mirò il colore dei sogni – Fondazione Magnani Rocca – Foto Gabriele Ardemagni
La mostra, realizzata in collaborazione con Fundación MAPFRE di Madrid, attraverso cinquanta opere fra gli anni Trenta e gli anni Settanta per la gran parte a olio su tela, propone un percorso che, orchestrato come una partitura musicale, evidenzia la sfida continua operata dall’artista nei confronti della pittura tradizionale, “con opere come Cheveaux mis en fuite par un oiseau dove Mirò letteralmente massacra – evidenzia il curatore – la pittura comunemente intesa, con un certo parallelismo con l’Espressionismo americano nell’idea che la pittura dovesse essere un getto continuo scaturito da una profonda esplosione creativa, pur garantendo alle proprie forme una dirompente integrità individuale malgrado le metamorfosi subite”.
Ad essere particolarmente documentati in mostra sono gli ultimi decenni di attività di Miró, con tele di grande formato e poetica bellezza come Personnage et oiseaux devant le soleil e Personnage devant la lune, e i temi ricorrenti che egli reinventa con frequenza – con l’uso costante di simboli come le stelle, gli uccelli o la donna, e le fantasiose rappresentazioni di teste – nello stesso tempo sottolineando influenze così diverse come la tradizione popolare, la calligrafia asiatica o i graffiti urbani. La pittura di Miró tende all’astrazione; tuttavia nelle variopinte forme fantastiche tra loro accostate, permane quasi sempre una traccia del reale: un occhio, una mano, la luna. Alcuni quadri presenti in mostra fanno pensare a cieli stellati, come Personnage, oiseau, ètoiles del 1944 o Après les constellations del 1976.
La strepitosa attività di illustratore di Mirò è rappresentata nell’esposizione al massimo livello, grazie al libro d’artista con testi poetici di Tristan Tzara Parler seul (1950), con settantadue tavole a colori dell’artista catalano, esposte in grandi teche. Trasgressivo e anticonformista, l’artista affianca alla sua anima più contemplativa una poetica unitaria tra sogno e colore, così da sfuggire alla banalità e al convenzionalismo, dando vita a un linguaggio artistico universale ma allo stesso tempo unico e originale. Come affermava Mirò: ‘Una semplice pennellata può dare libertà e felicità’.
“Visitare la mostra significa – conclude Stefano Roffi – viaggiare dentro i sogni di Miró perché questa è la trama della sua arte”.
Mirò il colore dei sogni – Fondazione Magnani Rocca – Foto Gabriele Ardemagni
Mirò il colore dei sogni – Fondazione Magnani Rocca – Foto Gabriele Ardemagni
Mirò il colore dei sogni – Fondazione Magnani Rocca – Foto Gabriele Ardemagni
Il catalogo della mostra (Silvana editoriale) presenta saggi di studiosi spagnoli, tedeschi e italiani; si segnalano quelli sul rapporto fra Miró e la musica, e fra Miró e l’Italia, entrambi a firma di Joan Punyet Miró, nipote dell’artista, oltre al saggio del curatore e a una particolare intervista che Miró rilasciò a Walter Erben nel 1959; inoltre, nella tradizione delle mostre e dei cataloghi della Fondazione Magnani-Rocca, Mauro Carrera indaga l’attività dell’artista come illustratore.
Info e prenotazioni: info@magnanirocca.it Tel. 0521 848327 / 848148 www.magnanirocca.it
Grande successo per la quarta edizione del Festival delle meraviglie ad alta quota
LECCO – Una piazza piena è un’ottima notizia di questi tempi. Non si può che essere contenti allora del successo di Con la testa all’insù, il Festival internazionale delle meraviglie ad alta quota organizzato da Circo e dintorni a Lecco, che per la sua quarta edizione ha registrato quattro serate di grandissimo successo, col pubblico che, nel rispetto delle norme sul distanziamento sociale, ha occupato tutti i posti disponibili per assistere a spettacoli provenienti da tutto il mondo.
Ad anticipare la rassegna, lo scorso 10 luglio erano intervenuti i Sonics, definiti dal Ministero della Cultura “eccellenza italiana nel mondo”, che avevano proposto Osa. Uno show di acrobazie aeree e spettacolari macchine sceniche, tra le quali una piramide sospesa e una grande sfera che incorniciavano perfettamente un’esibizione basata sulle geometrie delle forme umane lanciate in una vera e propria sfida alle leggi di gravità e in un invito ad andare oltre i propri limiti. La performance è stata allestita presso l’area ex Piccola Velocità. La scelta di questo luogo, una novità del 2021, è stata dettata dall’intenzione del festival, in accordo con il Comune di Lecco che come ogni anno è stato partner dell’iniziativa, di rivitalizzare una zona della città restituendola ai cittadini come spazio da fruire in maniera collettiva, trasformandola in un nuovo polo culturale.
Il 18 agosto Con la testa all’insù è tornato in Piazza Garibaldi, dove si era già svolta la scorsa edizione. Star della serata sono stati i Black Blues Brothers, cinque straordinari acrobati che hanno presentato il loro secondo show, Let’s Twist Again! regalando al pubblico un’ora di acrobazie mozzafiato accompagnate da brani indimenticabili del repertorio USA, da Twistin’ the night away a Blue Moon, passando per Just a gigolo e You make me feel like a natural woman.
Questi artisti stanno girando il mondo ottenendo enormi consensi ed esibendosi nelle più prestigiose manifestazioni internazionali come i Fringe di Edimburgo e di Adelaide in Australia e di fronte a spettatori d’eccezione come Papa Francesco durante il Giubileo dello Spettacolo Popolare e il Principe Carlo d’Inghilterra in occasione della Royal Variety Performance, storica trasmissione TV ideata dalla famiglia reale britannica che dal 1912 accoglie i più grandi nomi della danza, del teatro e del circo (i Beatles, Elton John, Rudolf Nureyev, Stan Laurel e Oliver Hardy, tra le celebrità avvicendatesi nel corso degli anni).
Il giorno successivo è andata in scena l’Havana Acrobatic Ensemble con Amor. Dalle atmosfere più raccolte ma altrettanto intense, lo show è una trasposizione circense dell’universo letterario di Gabriel García Márquez, a partire dal capolavoro Cronaca di una morte annunciata che ha ispirato una storia di amore che racconta tutte le sfaccettature di questo sentimento attraverso il linguaggio universale del virtuosismo fisico, tra giocoleria coi coltelli, evoluzioni con la ruota cyr e salti dall’altalena. Una festa dai sapori latinoamericani che, dopo aver incantato il Castello Sforzesco di Milano, ha riempito Piazza Garibaldi di suoni e colori del Sudamerica.
L’ultima giornata era dedicata in maniera particolare alle famiglie, con ben due spettacoli comici. Cartoon Toylete del clown argentino El Niño del Retrete e Lucchettino Classic dell’omonimo duo di illusionisti italiani hanno strappato al pubblico più di una risata, conquistando grandi e piccini a suon di gag esilaranti e colpi di scena all’insegna del divertimento. Il degno finale di un festival che si conferma nella sua capacità di attrarre il meglio dello spettacolo dal vivo italiano ed estero, un appuntamento ormai entrato nei cuori dei lecchesi.
Per l’impegno sociale nel far rinascere aree poco usate attraverso la cultura offerta ai cittadini e per l’alta qualità delle proposte artistiche, nel 2021 Con la testa all’insù ha goduto del patrocinio della Fondazione Cariplo, impegnata nel sostegno e nella promozione di progetti di utilità sociale legati al settore dell’arte e cultura, dell’ambiente, dei servizi alla persona e della ricerca scientifica. Ogni anno vengono realizzati più di 1000 progetti per un valore di circa 150 milioni di euro a stagione.
Fondazione Cariplo ha lanciato 4 programmi intersettoriali che portano in sé i valori fondamentali della filantropia di Cariplo: innovazione, attenzione alle categorie sociali fragili, opportunità per i giovani, welfare per tutti. Questi 4 programmi ad alto impatto sociale sono: Cariplo Factory, AttivAree, Lacittàintorno, Cariplo Social Innovation. Non un semplice mecenate, ma il motore di idee. Ulteriori informazioni sul sito www.fondazionecariplo.it.
Gabriele Ardemagni
Serata del 10 Luglio 2021 – Sonic – Area ex Piccola Velocità Lecco
Sonic – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Sonic – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Sonic – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Sonic – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Sonic – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Sonic – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Sonic – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Sonic – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Serata del 18 Agosto 2021 – The Black Blues Brothers – Piazza Garibaldi Lecco
The Black Blues Brothers – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
The Black Blues Brothers – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
The Black Blues Brothers – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Serata del 19 Agosto 2021 – Havana Acrobatic Ensemble – Piazza Garibaldi Lecco
Havana Acrobatic Ensemble – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Havana Acrobatic Ensemble – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Havana Acrobatic Ensemble – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Pomeriggio del 20 Agosto 2021 – El Niño del Retrete – Piazza Garibaldi Lecco
El Niño del Retrete – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
El Niño del Retrete – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
El Niño del Retrete – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Serata del 20 Agosto 2021 – Lucchettino Classic – Piazza Garibaldi Lecco
Lucchettino Classic – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Lucchettino Classic – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
Lucchettino Classic – Foto Gabriele Ardemagni Circo e dintorni
MOSTRA PAESAGGI POSSIBILI. Da De Nittis a Morlotti, da Carrà a Fontana a Lecco, Palazzo delle Paure (piazza XX Settembre) e Villa Manzoni (via Don Guanella 1)
Dal 17 Luglio 2021 al 21 Novembre 2021
Lecco – La grande pittura italiana ancora protagonista della Mostra Paesaggi Possibili a Lecco, due secoli di capolavori riassunti in 100 opere selezionate tra grandi nomi delle correnti artistiche fra ‘800 e ‘900, dai macchiaioli passando per i divisionisti alle avanguardie il tema del paesaggio passa da elemento in secondo piano a protagonista.
Gabriele Ardemagni
Gaetano Previati (Ferrara 1852 – Lavagna 1920) Pini sul mare in Liguria, 1908 olio su tela 86 x 70 cm, collezione privata
Antonio Fontanesi, Pastorella con il suo gregge al tramonto, olio su cartoncino su tavola, 45 x 33 cm, collezione privata
Giuseppe De Nittis, Via di Portici, olio su tavola, 20 x 19 cm, collezione privata
La rassegna analizza, attraverso 100 opere, come il tema iconografico del paesaggio sia stato interpretato da autori italiani attivi tra Otto e Novecento quali Massimo d’Azeglio, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Gaetano Previati, Giacomo Balla, Ennio Morlotti, Carlo Carrà, e altri.
Dal 17 luglio al 21 novembre 2021, a Lecco, nelle due sedi di Palazzo delle Paure e di Villa Manzoni, si tiene la mostra Paesaggi Possibili. Da De Nittis a Morlotti, da Carrà a Fontana.
La rassegna, curata da Simona Bartolena, prodotta e realizzata da ViDi – Visit Different, in collaborazione con il Comune di Lecco e il Sistema Museale Urbano Lecchese, analizza, attraverso 90 opere, come il tema iconografico del paesaggio sia stato interpretato da grandi maestri italiani, quali Massimo d’Azeglio, il Piccio, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Gaetano Previati, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Ennio Morlotti, Lucio Fontana e altri.
L’esposizione s’intreccia con il patrimonio del Sistema Museale Urbano Lecchese : se da un lato, le sale di Palazzo delle Paure accolgono alcuni lavori di proprietà dei musei di Lecco dall’altro, il percorso trova una naturale continuazione all’interno della Galleria d’Arte Moderna di Villa Manzoni.
“Un importante appuntamento – dichiara Simona Piazza, assessore alla cultura del Comune di Lecco – che chiude il calendario delle grandi mostre con una rassegna che coinvolge non solo due sedi espositive della nostra città, come Palazzo delle Paure e Villa Manzoni, ma anche opere importanti che trattano il tema iconografico del paesaggio degli autori tra Otto e Novecento. Una mostra promossa da ViDi, in collaborazione con l’amministrazione comunale, all’interno del grande progetto di rilancio del polo espositivo di Palazzo delle Paure per accrescere la qualità delle proprie esposizioni e il numero di visitatori”.
Il soggetto del paesaggio è stato più volte indagato, anche con grandi mostre e pubblicazioni, facendo riferimento, soprattutto, alla scena francese, nella quale – dal Romanticismo a Barbizon, dagli impressionisti ai Pointilliste, fino alle Avanguardie – la genesi del Paesaggio in pittura traccia un percorso lineare.
Meno nota, invece, è la situazione di questo tema in Italia, dove pure ha avuto ampia diffusione e dove è stato ugualmente protagonista della rapida evoluzione che ha condotto l’arte verso la contemporaneità.
La Mostra Paesaggi Possibili copre un arco temporale che dall’epoca romantica giunge fino al secondo dopoguerra, e mette in luce i diversi approcci al paesaggio – come mimesi del vero, come luogo dell’immaginazione e del sogno, come simbolo, come proiezione del sé, come concetto spaziale -, rivelando la progressiva tendenza all’astrazione che l’ha condotto fino alle soglie dell’Informale e oltre.
Si tratta di un racconto che si snoda dalla classicità del paysage historique dei romantici all’indagine del vero dei macchiaioli, per giungere alle visioni divisioniste e alle sperimentazioni delle Avanguardie di inizio Novecento, fino alle soglie del contemporaneo, quando, con artisti come Morlotti e Fontana, il paesaggio si traduce in istinto emotivo o in concetto spaziale.
“Sebbene il paesaggio sia un tema iconografico oggi assai diffuso nelle arti visive – afferma Simona Bartolena, la sua autonomia come genere pittorico autonomo è molto recente. Solo nel XIX secolo, infatti, gli venne riconosciuto un ruolo autonomo: non più paysage historique, non più scenografia per racconti mitologici, religiosi o storici, ma tema a se stante, momento di osservazione del vero dal vero, occasione di sperimentazione tecnica ed espressione poetica.
Dalla natura sublime della generazione romantica agli scorci dal vero dei pittori di Barbizon e dei loro numerosi eredi, l’Ottocento è, in tutta Europa, il secolo in cui il Paesaggio trova se stesso, trasformandosi progressivamente da scenografia per narrazioni bibliche storiche o letterarie, a luogo del vero, a luogo dell’anima, da spazio collettivo a spazio mentale”
Gerolamo Induno, Pescarenico, olio su tela, 25 x 45 cm, collezione privata, courtesy Quadreria dell’800, Milano
Telemaco Signorini, Presso l’Arno alla Casaccia, olio su cartone, 12,5 x 21, 2 cm, collezione privata
Cagnaccio di San Pietro, Estuario, 1931, olio su tavola, 60,5 x 84 cm, collezione privata
Luigi Russolo, Convivio, 1945, olio su compensato, 61 x 69,5 cm, collezione privata, courtesy Archivio Luigi Russolo / MAG, Como
Lecco, Palazzo delle Paure (piazza XX Settembre) e Villa Manzoni (via Don Guanella 1)
17 luglio – 21 novembre 2021
Orari
Palazzo delle Paure
lunedì chiuso
martedì 10-13; mercoledì e giovedì 14-18; venerdì,sabato e domenica, 10-18
Villa Manzoni
lunedì chiuso
martedì, 14-18; mercoledì e giovedì, 10-13; venerdì, sabato e domenica, 10-18
Gli accessi alla mostra saranno regolati in base alle vigenti norme anti Covid-19.
Biglietti
Intero: €10,00
Ridotto: €8,00
(ragazzi dai 14 anni ai 18 anni, over 65, gruppi precostituiti di adulti oltre le 15 persone, abbonati Trenord nei weekend)
Ridotto speciale Trenord: €7,00 (abbonati Trenord nei giorni feriali)
Bambini e scuole: €5,00
Il biglietto della Mostra Paesaggi Possibili è acquistabile solo presso Palazzo Paure o in prevendita sul sito internet www.vivaticket.com, e comprende anche la visita alla seconda sede della mostra alla Galleria d’Arte Moderna di Villa Manzoni
Il COE alla 56ma Sagra delle Sagre per promuovere un futuro green. Estrazione lunedì 16 agosto
Associazione Centro Orientamento Educativo – COE, Parrocchia di Barzio – Decanato di Primaluna e il Circolo Laudato si’ di Barzio sono uniti a sostegno di un nuovo progetto in Valsassina.
Dopo il successo del 2017, le tre realtà del territorio valsassinese sono state selezionate per organizzare la Lotteria della Sagra delle Sagre 2021 della Valsassina quest’anno giunta alla 56esima edizione, che si terrà da sabato 7 a lunedì 16 agosto 2021 in Valsassina, località Fornace.
Questo lo slogan scelto: Per un futuro green: promozione di attività formative per bambini e ragazzi nelle Scuole e negli Oratori della Valsassina.
Con il ricavato dei biglietti verrà sostenuto il progetto CITTADINANZA ATTIVA: un viaggio in 365 giorni che si fonda sull’Enciclica Laudato si’ e che vede come finalità quella di promuovere un percorso di educazione alla cittadinanza attiva, attenta all’ambiente e alle persone che lo abitano, per formare cittadini impegnati nella realtà locale e capaci di uno sguardo aperto al futuro e sensibile all’impegno di costruire comunità coese e resilienti.
Il progetto si svolgerà nel 2022 e coinvolgerà gli oratori, le scuole e la cittadinanza nelle seguenti attività: proposta di riflessioni sullo spreco e sulla raccolta differenziata e realizzazione di laboratori di riciclo e visione di un cortometraggio sull’ecologia; offerte di interventi presso le scuole sulla conoscenza della Terra e dei popoli che la abitano attraverso giochi differenziati per età; produzione di manifesti/messaggi da parte dei ragazzi per la sensibilizzazione di tutti ad un impegno personale verso la promozione di un’ecologia integrale; catalogazione degli alberi presenti nelle piazze e nelle strade dei vari Comuni e posa di targhette identificative; Festa del Creato aperta a tutto il territorio.
“Invitiamo tutti a partecipare a questa importante iniziativa che unisce la festa alla solidarietà” sottolinea André Siani, Presidente Associazione COE “il progetto che abbiamo pensato insieme alla Parrocchia di Barzio del Decanato di Primaluna e al Circolo Laudato si’ di Barzio vuole rappresentare un’occasione per ripartire nonostante le difficoltà della pandemia anche con lo sguardo di Papa Francesco da sempre attento al Creato. Ringraziamo tutti gli sponsor e i volontari che ci stanno aiutando nella vendita dei biglietti”.
I biglietti si possono acquistare presso la sede del COE di Barzio in Via Milano, 4 e saranno inoltre disponibili per tutta la durata della Sagra delle Sagre dal 7 al 16 agosto 2021. Ogni biglietto costa 2 euro.
La 56esima edizione della Sagra delle Sagre si terrà da sabato 7 a lunedì 16 agosto 2021 in Valsassina, località Fornace. L’ingresso è libero senza prenotazione. Il parcheggio è gratuito. Il programma completo su www.sagradellesagre.it. L’elenco dei premi è, invece, disponibile QUI.
L’estrazione si terrà lunedì 16 agosto 2021 alle ore 22.00
Il ritiro dei premi sarà possibile da subito dopo l’estrazione fino mercoledì 16 febbraio 2022 presso la sede dell’Associazione COE: Via Milano 4, Barzio LC
Il 4 luglio grande festa con l’arrivo dei genitori
Casargo – La degna conclusione di una settimana da ricordare: domenica 4 luglio il “Basketball Camp” del Basket Lecco si è infatti regalato una coda coi fiocchi: l’arrivo dei genitori dei campers, gli interventi della dirigenza lecchese, del Presidente societario Antonio Tallarita e del Sindaco di Casargo Antonio Pasquini (con l’uditorio collocato negli eleganti spazi all’aperto d’ingresso del Cfpa), le premiazioni individuali e a squadre. A seguire un ricco pranzo collettivo – con tanto di torta dedicata ai colori del sodalizio cestistico del capoluogo lecchese – e quindi gli accorati saluti e i ringraziamenti per il tempo trascorso insieme, oltre all’augurio di ritrovarsi a settembre sempre più numerosi.
<<La location del Cfpa Scuola Alberghiera di Casargo ci è particolarmente cara, poiché proprio qui avevamo svolto il ritiro pre-campionato dell’annata sportiva 2011-2012, quella che decretò la promozione dalla C Dilettanti alla Serie B. E di nuovo qui abbiamo voluto allestire questa settimana di camp, un’importante proposta ludica, educativa e sportiva a disposizione dei nostri atleti (e non solo), per compensare e smorzare i toni “grigi” di un’annata sportiva segnata dalla pandemia. Lo dovevamo a questi ragazzi, volevamo trasmettere loro un solido segnale di rinascita: il loro attaccamento ai nostri colori sarà la base sulla quale costruire il nostro futuro. Di certo avere una formazione senior in Serie B ci ha permesso in questi anni di far conoscere il Basket Lecco in tutta Italia, isole comprese, ma al momento il nostro focus è sul settore giovanile ed il comparto minibasket. Questo non vuol dire che in tempi ragionevolmente brevi non potremo comunque avere una prima squadra, in grado però di raccogliere i frutti del nostro percorso di fliera cestistica>>, ha dichiarato con trasporto Antonio Tallarita.
Entusiasta e pienamente soddisfatta della riuscita dell’iniziativa anche la dirigenza di Basket Lecco composta da Florinda Rotta, Luigi Perillo e Paolo Galbiati che ha dichiarato: <<Con l’impegno profuso nell’allestimento del suo primo “Basketball Camp” residenziale la nostra società ha voluto ribadire, una volta di più, l’importanza del proprio ruolo nel movimento cestistico provinciale e non solo. Il nuovo ciclo tecnico inaugurato lo scorso settembre si era già distinto per volontà ed abnegazione, ad esempio nella gestione degli allenamenti “online” nel momento più critico della pandemia Covid, ma in questo caso si è riusciti ad attuare un ulteriore ed importantissimo step di crescita. Un ringraziamento speciale ai nostri sponsor per il fondamentale sostegno che ci offrono, a tutte le componenti societarie e al nostro staff tecnico coordinato da coach Cristian Testa per il lavoro svolto, e alle famiglie per averci scelto in un autentico “mare magnum” di iniziative estive. Menzione finale per il Comune di Casargo e la Provincia di Lecco che ci hanno concesso il patrocinio, senza dimenticare il Cfpa Scuola Alberghiera di Casargo nella figura del Direttore Cimino e del suo staff (docenti e studenti) che ci hanno ospitato e “coccolato” in questa settimana speciale>>.
Il festival internazionale di musica da camera, con un fitto programma di concerti tra Colico, Gravedona, l’Abbazia di Piona, Varenna, Bellano e Morbegno.
Bellano – Come ogni estate, nella magica cornice del Lago di Como, musicisti di fama internazionale danno vita a momenti musicali di grande fascino. Non si tratta di semplici concerti ma di occasioni di incontro, per proporre un modo nuovo e intimo di vivere la musica, riscoprendo, attraverso l’ascolto, luoghi meravigliosi tra natura, arte e storia.
Il Festival Musica sull’Acqua vede esibirsi alcuni tra i più importanti musicisti italiani e internazionali, che si incontrano in questo luogo pieno di fascino per realizzare un programma che coinvolge il pubblico in momenti indimenticabili.
Vai alla galleria e vedi il programma nella locandina.
I biglietti si acquistano online, per tutti dettagli clicca qui
E’ il miglior viatico per ispirare la prossima stagione sportiva
Casargo – Sono ben trentatre gli iscritti al “basketball camp” (tuttora in svolgimento, dal 27 giugno a 4 luglio) organizzato dal Basket Lecco presso gli spazi interni ed esterni del Centro di Formazione Professionale Alberghiero (CFPA) di Casargo (LC). Un successo di partecipazione che evidentemente premia il puntiglioso lavoro organizzativo della dirigenza bianco-celeste lecchese che – dopo un’altra stagione sportiva segnata dalla pandemia, con continue interruzioni dell’attività e passaggi obbligati alle sedute di training a distanza, mediante le piattaforme online – ha voluto indirizzare propri atleti verso un’iniziativa estiva davvero di ampio respiro, e che possa donare nuova linfa alla filiera giovanile del capoluogo lecchese. “Arriviamo da un anno e mezzo evidentemente molto complesso per l’intero movimento cestistico. Per i nostri gruppi non c’era quindi occasione migliore di questa per ritrovare la voglia di stare insieme, di fare gruppo e socializzare, di coltivare (pienamente e in presenza, ma sempre nel pieno rispetto dei protocolli anti-Covid) la disciplina sportiva che tanto amano. Per nostra precisa volontà all’interno dell’organizzazione settimanale del camp i contenuti più spiccatamente cestistici sono stati amalgamati con tanti momenti di svago, gioco destrutturato e attività all’aria aperta, ovviamente agevolati dalla bellissima cornice immersa nella natura di Casargo. L’obbiettivo era ovviamente quello di fornire alla nostra proposta ricreativa anche un “accento” più leggero e vacanziero, e non esclusivamente tecnico“, ha precisato in merito coach Cristian Testa, Responsabile del Settore giovanile. Ad approfondire la genesi e gli scopi del Basket Lecco Camp è poi Florinda Rotta, Direttore Sportivo del Basket Lecco: “Dopo i tanti disagi patiti a più livelli dai nostri ragazzi, siamo finalmente riusciti a realizzare il desiderio che da tempo ci muoveva, ovvero quello di offrire loro una sorta di “ritorno alla normalità”. Un grande plauso va a tutte le componenti societarie: dai dirigenti Paolo Galbiati e Luigi Perillo che hanno messo in moto la macchina organizzativa, ad un gruppo di tecnici affiatato sempre pronto a rispondere con competenza ed entusiasmo alle nostre proposte e ai bisogni dei ragazzi che ci sono affidati (dall’RSG Cristian Testa agli allenatori Ivano Perego, Daniele Frisco, Onofrio Oscar Zirafi e Giorgio Invernizzi, coadiuvati dal preparatore fisico Stefano Colombo), senza dimenticare il Presidente Antonio Tallarita che sempre ci sostiene nei progetti a favore dei giovani atleti. L’auspicio è che questa settimana restituisca almeno in parte quello che la pandemia ha tolto ai ragazzi, ma soprattutto che la nuova stagione possa rappresentare una vera rinascita, e che si possa tornare ad educare e a crescere attraverso la pallacanestro nuovi talenti e atleti in gamba. Il Basket Lecco crede moltissimo in questo progetto e lavorerà ogni giorno con passione e serietà per realizzarlo. Un ringrazimento speciale – infine – anche al dott. Cimino del CFPA per la disponibilità manifestata nel farci usufruire del centro, e alla Provincia di Lecco e al Comune di Casargo per aver patrocinato la nostra iniziativa estiva“.
E’ giunta al quarantanovesimo anno la Rassegna Organistica Valsassinese, la cui direzione artistica, da qualche anno è organizzata da Daniele Invernizzi.
Barzio – Come ogni estate anche la Rassegna Organistica valsassinese torna a riempire di buona musica e concerti le serata valsassinesi dopo lo stop pandemico dello scorso anno. Già pronto il programma degli eventi con i rispettivi artisti che celebreranno nelle parrocchie valsassinesi le musiche d’organo impreziosite dagli organi presenti nelle varie chiese, che, già di per sé, sono un vanto del territorio.
Barzio, Primaluna, Cremeno, Pasturo, Sueglio, Taceno, Moggio, Margno e Maggio i paesi interessati.
I concerti sono gratuiti fino ad esaurimento posti.
3 LUGLIO – SABATO – BARZIO S. ALESSANDRO ore 21: QUARTETTO GUIDO D’AREZZO Paolo Viganò Violino Luca Tregattini Violino Marcello Salvioni Viola Lucio Corrente Violoncello Maurizio Mancino Organo
10 LUGLIO – SABATO – PRIMALUNA SS. PIETRO E PAOLO ore 21: SIMONE DELLA TORRE ORGANO
17 LUGLIO – SABATO – BARZIO S. ALESSANDRO ore 21: GIULIA GILLIO GIANETTA VIOLONCELLO MARIO R. CAPPELLIN ORGANO
24 LUGLIO – SABATO – CREMENO S. GIORGIO ore 21: BERGAMO MINUO ENSEMBLE Marco Mazzoleni Violino Denise Fagiani Flauto Traverso Fabio Cattaneo Contrabbasso Ugo Patti Organo
30 LUGLIO – VENERDÌ – PASTURO S. EUSEBIO ore 21: ALBERTO POZZAGLIO ORGANO
8 AGOSTO – DOMENICA – BARZIO S. ALESSANDRO ore 21: TOMAS GAVAZZI ORGANO
9 AGOSTO – LUNEDÌ – SUEGLIO S. MARTINO ore 21: 120° ANNIVERSARIO ORGANO “C. BERNASCONI 1900” MASSIMO BORASSI ORGANO
11 AGOSTO – MERCOLEDÌ – TACENO S. MARIA ASSUNTA ore 21 GIOVANNI CANTALUPPI ORGANO
13 AGOSTO – VENERDÌ – BARZIO S. ALESSANDRO ore 21 MARCO CORTINOVIS ORGANO
15 AGOSTO – DOMENICA – MOGGIO S. FRANCESCO D’ASSISI ore 21 FRANCESCO ROMEO VIOLINO/GIANMICHELE BRENA ORGANO
17 AGOSTO – MARTEDÌ – BARZIO S. ALESSANDRO ore 21 LUDGER LOHMANN ORGANO
20 AGOSTO – VENERDÌ – BARZIO S. ALESSANDRO ore 21 IL ROMANTICISMO ORGANISTICO TEDESCO MASTERCLASS STUDENTS CONCERT
24 AGOSTO – MARTEDÌ – MARGNO S. BARTOLOMEO ore 21 ISMAELE GATTI ORGANO
27 AGOSTO – VENERDÌ – MAGGIO S. MARIA NASCENTE ore 21 CONCERTO ALLA MEMORIA DI ENRICO MASCIONI MATTIA MARELLI ORGANO
Premio Internazionale di Letteratura PER TROPPA VITA CHE HO NEL SANGUE”
Una delle immagini più conosciute di Antonia Pozzi
La locandina dell’evento
Pasturo – Presso la Sala del cine-teatro di Pasturo, si è tenuta la cerimonia di premiazione della quinta edizione del Premio Internazionale di Letteratura PER TROPPA VITA CHE HO NEL SANGUE”, dedicato ad Antonia Pozzi, ideato dalla poetessa Caterina Silvia Fiore, col patrocinio del Comune di Pasturo e del Comune di Roseto degli Abruzzi. Molte le sezioni in gara, moltissimi i partecipanti al concorso, provenienti da ogni parte d’Italia e anche dall’estero, e numerosi i riconoscimenti.
La targa “ANTONIA POZZI” per la sezione saggistica è stata assegnata a Giulia Di Stefano, con l’opera dal titolo SCONFINARE SENZA TRACCIA, un lavoro molto curato, corredato da note esplicative e riferimenti puntuali, degno di essere premiato.
Il prestigioso riconoscimento della ROSA D’ARGENTO, simbolo del Comune di Roseto degli Abruzzi, quest’anno è stato assegnato ad Andrea Ferazzoli per il racconto BIGLIA BIANCA. Questa la motivazione redatta dal giurato Lorena Marcelli, rappresentante al premio per il Comune di Roseto degli Abruzzi e colei che ha consegnato la Rosa d’Argento: “Il tema della diversità e della bellezza che si cela dietro qualcosa che non assomiglia a niente altro, e si distingue proprio per questo motivo, fa di BIGLIA BIANCA un racconto di rara delicatezza e unicità. L’idea di rappresentare qualcosa di unico in maniera leggera e quasi ingenua è geniale. A volte bisognerebbe solo essere in grado di capire che essere ‘diversi’ può essere davvero la sola salvezza”.
Per ogni sezione sono stati assegnate alcune “menzioni d’onore” e premiati i primi tre classificati. A seguire i vincitori delle varie sezioni in gara: Carmela Laratta (Crotone) con la silloge E IL NATALE SI RAGGOMITOLO’ Valerio Di Paolo (Scafa – PE) con la poesia 25 DICEMBRE 2019 Gabriella Tomasino (Verona) con la poesia in vernacolo ACCUSSI’ LUNTANO Licia Allara (Cascais – Portogallo) con il romanzo IN NOME DEL FIGLIO Marco Amedeo (Chieri – TO) con il racconto ANTONIA DEVE MORIRE Luciano Giovannini (Roma) con la video poesia LA MORNA DEL GABBIANO FERITO
L’edizione 2021, pur con tutti i problemi legati al contingentamento causa disposizioni di sicurezza anti covid19, ha avuto un ottimo riscontro; gli autori premiati e i loro accompagnatori sono rimasti piacevolmente colpiti anche da una cerimonia di premiazione strutturalmente diversa rispetto alle premiazioni alle quali sono soliti presenziare. Infatti, alla gioia di poter ritirare il premio, si è unita la possibilità, soprattutto per chi non aveva avuto ancora l’opportunità di conoscere Antonia Pozzi, di visitare i luoghi e la casa della poetessa, per meglio avvicinarsi alla sua scrittura e alla sua vita.
Ospiti in questa edizione sono stati l’attrice di teatro Lucia Menapace e il Maestro Alberto Sgrò, che ha accompagnato le letture con brani di sua creazione che ben si armonizzavano con i testi delle poesie pozziane.
Nel ricordo del 125° della nascita e del 65° della morte, una conferenza a cura di Marco Sampietro e Andrea Manzoni
La locandina dell’evento
Cortenova – “Tutto dedito alla predicazione”. È questo il titolo dell’evento commemorativo sulla figura di mons. Lazzaro Acquistapace nel 125mo dalla nascita e nel 65mo dalla morte che si svolgerà venerdì 25 giugno nella chiesa dei SS. Gervasio e Protasio a Cortenova. Alle ore 20 si celebrerà una messa in suffragio dell’illustre cortenovese cui seguirà una conferenza tenuta da Marco Sampietro e Andrea Manzoni. Attraverso immagini e parole verrà ricostruita l’intensa, sia pur breve, vicenda umana e spirituale di mons. Lazzaro Aquistapace che, pur trascorrendo gran parte della sua vita lontano da Cortenova, rimase attaccatissimo al suo paesello montano (alla cui chiesa donò il pavimento in marmo dell’altare maggiore, la Via Crucis ad olio, gli acquasantini in marmo di Carrara e tanto altro ancora) e alle sue tradizioni. Fu uomo di alta cultura e sacerdote di profonda pietà, apprezzato e brillante predicatore: professore al Collegio Volta di Lecco dal 1920 al 1927, indi direttore spirituale del pensionato universitario “Borromeo” a Milano e aiutante di studio del Difensore del Vincolo alla S.R. Rota a Roma, e dal 1931 al 1955 redattore all’ufficio stampa dell’Agenzia Fides. Nato a Crevedola d’Ossola (NO) l’11 maggio 1896 da Antonio e da Lucia Maroni, don Lazzaro fu ordinato sacerdote il 29 maggio 1920 e morì a Roma il 25 giugno 1956 all’età di 60 anni. “Spirito ardente, cuore generoso, maestro ed educatore, indefesso predicatore, vero missionario negli scritti e nella parola”, come si legge sulla sua immaginetta-ricordo.
Posata la prima pietra della struttura polifunzionale ad Accumoli.
Giovedì 10 giugno, ad Accumoli, comune della provincia di Rieti completamente distrutto dal terremoto del 2016, si è svolta la cerimonia di posa della prima pietra della struttura polifunzionale che verrà realizzata a cura dell’Associazione nazionale Alpini.
Una volta ultimato, nell’edificio sarà collocata la cucina acquistata grazie ai fondi raccolti dal progetto Accumoli nel cuore, iniziativa solidale avviata dal Corpo musicale Santa Cecilia di Barzio, nella primavera del 2019, sostenuta con convinzione dalla Banca della Valsassina e dalla Fondazione comunitaria del Lecchese.
Proprio per questo alla cerimonia, che ha visto l’intervento del presidente nazionale Ana Sebastiano Favero e numerose autorità locali, hanno presenziato anche Mario Tagliaferri, presidente del sodalizio valsassinese, e Davide Rizzi, vice presidente della banca valsassinese.
Di seguito gli interventi ufficiali delle autorità, che hanno preceduto la posa della prima pietra e la collocazione in un pozzetto di due pergamene a firma di Favero del sindaco di Accumoli Franca D’Angeli.
Ecco alcuni degli interventi:
Alessandro Federici, presidente della sezione ANA di Roma:
Abbiamo raggiunto da poco l’obiettivo di ottenere tutti i permessi necessari. Questa fase ha richiesto uno sforzo particolare, quasi quattro anni, un po’ troppo. Però gli alpini non mollano mai, niente è impossibile per gli alpini, e alla fine siamo tutti contenti ed emozionati di essere qui oggi.
Ringrazio la popolazione di Accumoli, perché merita questa struttura e subito siamo stati pronti ad accogliere le loro richieste, e in particolare la persona che più ha tenuto a questa struttura e in questi quattro anni ci ha sorretto e detto di non mollare, presidente nazionale Sebastiano Favero
Franca D’Angeli, sindaco di Accumoli
Saluto a tutti coloro che hanno collaborato a questo progetto affinché questo sogno si realizzasse,
Oggi inizia ufficialmente la costruzione di questa struttura polifunzionale e con essa si potrà dare risposta a tante persone che vorranno venire a passere qualche giorno nel nostro territorio.
Progetto iniziato nel 2018, ha avuto un percorso piuttosto problematico, autorizzazioni hanno richiesto tempi più lunghi del solito, anche a causa del luogo montano in cui viene realizzato. Ma ora pensiamo al futuro e aspettiamo inizio dei lavori che dovrebbero iniziare a breve, sia quelli dell’Ana che quelli del Comune per le urbanizzazioni. Quando la struttura sarà fruibile garantirà benefici anche economici al territorio e contribuirà a migliorare l’offerta turistica finora assai carenti. È stato un problema grosso dopo il terremoto.
Per noi sarà punto di riferimento e per noi è motivo di orgoglio il fatto che sia stato realizzato Alpini. Voi siete persone sempre disponibili e pronte nel momento del bisogno, capaci dizioni concrete e necessarie.
Sebastiano Favero, presidente nazionale ANA
Questo è un giorno che aspettavamo da qualche anno, ma non abbiamo mai voluto mollare. Questo è stato il primo progetto concordato con le amministrazioni locali, la nostra idea era di portarla compimento. Oggi cominciamo concretamente, anche se questo anni non sono passati invano, dedicati alla parte della burocrazia, oggi abbiamo le autorizzazioni necessarie e siamo pronti a partire, speriamo di realizzare l’intera opera nei tempi che ci siamo programmati, al massimo nell’arco di un anno. Credo che questo nostro impegno ringrazi chi ci ha creduto insieme a noi, amministratori, cittadini e gruppo ana di Accumoli, tutto il consiglio direttivo nazionale , Lorenzo Cordiglia e Luciano Sabelli, responsabili della commissione Grandi opere. Per tutti è un momento di grande soddisfazione.
Questo intervento possa soddisfare le esigenze della popolazione. L’associazione, dopo il momento dell’emergenza, lascia un segno
VENERDÌ 4 SETTEMBRE PARTE DA BARZIO LA SETTIMA TAPPA DEL GIRO D’ITALIA UNDER23
Il sindaco Arrigoni Battaia: «Ospitare un evento sportivo di questa rilevanza è un importante occasione di promozione per il nostro territorio». In occasione della gara il mercato settimanale sarà rimandato a domenica 6 settembre Fra poco più di una settimana Barzio farà da quinta a un grande appuntamento di sport. Venerdì 4 settembre, infatti, proprio da Barzio prenderà il via la settima tappa del Giro d’Italia U23 Enel, la più attesa importante gara a tappe del mondo per ciclisti under 23, imperdibile sfida per i migliori talenti del ciclismo italiano e internazionale, che vede la partecipazione di 176 atleti, in rappresentanza di 31 formazioni (18 italiane e 13 straniere) provenienti da 11 paesi. Il Giro d’Italia under 23 è una delle prime grandi manifestazioni sportive al via dopo il lungo stop dovuto all’emergenza Coronavirus. Anche per questo nei confronti della manifestazione l’interesse si mantiene alto, non solo da parte del mondo del ciclismo ma anche da quello delle aziende e delle amministrazioni locali che riconoscono in questo evento una grande occasione di promozione dei territori toccati dalla corsa nonché di rilancio per l’Italia. La settima tappa avrebbe dovuto prendere il via da Lecco, ma per motivi organizzativi è stato necessario un cambio di programma: il Comune di Barzio ha prontamente accettato la proposta ed ha fatto, in tempi rapidissimi, tutto il necessario al fine di ospitare lo start della tappa che si concluderà a Montespluga, ed è la seconda in ordine di tempo a toccare il territorio lecchese, dopo la “Colico-Colico” di giovedì 3 settembre. «Siamo davvero orgogliosi di ospitare nel nostro comune un evento di tale rilevanza – commenta il sindaco di Barzio Giovanni Arrigoni Battaia – La carovana rosa partirà da via Roma, proseguendo per via Milano, via Provinciale fino a Cremeno e ritornando a Barzio, per poi imboccare la Strada provinciale 64 e successivamente la SP 62, percorrere tutta la Valsassina e scendere verso Bellano e, infine, raggiungere il traguardo di Montespluga. Sarà un occasione davvero unica per mettere in vetrina, a livello internazionale, le bellezze del nostro paese e di tutto il territorio. Ma anche per promuovere uno sport affascinante come il ciclismo, al quale in Valsassina viene dedicato uno spazio specifico individuato nella pista ciclabile che da Taceno percorre l’intera valle fino alla comunità montana. E che da qui presto raggiungerà l’altopiano». A molti non sarà sfuggito che la partenza della corsa, essendo fissata di venerdì, coincide con il mercato settimanale di Barzio che richiama in paese una grande quantità di visitatori. L’amministrazione comunale, però, ha già trovato soluzione a questo problema: «Ci siamo confrontati con gli ambulanti e raccogliendo il parere favorevole della maggioranza di questi ultimi abbiamo stabilito di rimandare il mercato a domenica 6 settembre con il consueto orario e nella consueta location del piazzale comunale».
Nel convento sconsacrato della Misericordia, ben 27 fra videoclip, documentari, fiction, animazione e corti.
Gioia Boscolo
Missaglia – Si celebra il cinema di Lecco e Brianza sabato 15 e domenica 16 giugno Monastero di Santa Maria della Misericordia
L’evento organizzato dall’assessorato alla cultura e dalla Consulta cultura giovani e sport, con la direzione artistica di Film Commission Lecco e il patrocinio della Provincia di Lecco. Il festival – il cui nome trae ispirazione dal termine celtico “brig” (collina, altura) da cui deriva anche “Brianza” – offrirà al pubblico una ricca varietà di titoli per grandi e piccini, in totale 27 fra cortometraggi, lungometraggi, documentari, animazione, videoclip, mettendo in luce il talento e la creatività dei film maker locali. Durante i due giorni di festival, i visitatori avranno inoltre l’opportunità di interagire direttamente con i registi, i produttori e gli attori presenti, che condivideranno le loro esperienze e visioni direttamente con il pubblico. All’interno dell’evento Facebook ufficiale, tutte le informazioni dettagliate sulle opere in programma, con sinossi, immagini, cast, trailer e molto altro: https://www.facebook.com/events/468589408912606/?active_tab=discussion
Dal lancio delle bottiglie… al lancio dei suoi brani, dopo “UNDICI”, dal 2 febbraio “PROMETTIMI”.
Lecco – Direttamente da Lecco Yara Ferraroli, in arte Moiree, già all’ età di 16 anni dimostra di avere talento da vendere. Eh sì! Perché durante le scuole superiori frequentate al Cfpa di Casargo si appassiona al mondo del bartending portando a casa premi e riconoscimenti non da poco! Su e giù per l’Italia tra Roma, Viareggio, Milano, Como e varie località in Sardegna colleziona tante soddisfazioni con la sua pratica del flair bartending (per noi comuni l’arte di lanciare bottiglie in modo acrobatico durante la costruzione dei cocktails), salendo ogni volta sul grandino più alto del podio. Ma questa, anche se avvincente è una storia che dopo il covid volta pagina a una storia altrettanto soddisfacente. Perché? Come già detto all’ inizio il suo nome d’ arte è Moiree, ha 22 anni e scrive testi tutti i giorni.
Ha sempre conservato le sue scritte gelosamente finché non si è lanciata nel suo attuale percorso musicale iniziato ufficialmente 6 mesi fa con l’ uscita di UNDICI nonché il suo primo brano pubblicato su YouTube girato nella nostra amata Valsassina, località a lei molto cara grazie al suo fidato amico videomaker Eric Esposito. Poco dopo, grazie alla sua attitudine riesce a candidarsi per il conosciuto programma su canale 5 di Maria De Filippi, ma purtroppo senza passare la fase finale prima del programma. Non si lascia abbattere e continua a scrivere fino all’ uscita di VINO FRANCESE, disponibile su tutte le piattaforme digitali grazie a Virgin Music e a una nota etichetta discografica per artisti emergenti. Il due febbraio uscirà un brano per lei molto importante dal titolo PROMETTIMI e siamo tutti curiosi di sentirlo. Per i progetti futuri racconta che tenterà nuovamente di entrare in un talent, ma se anche così non fosse, continuerà a insistere per realizzare il suo progetto artistico.
Nelle foto alcuni momenti delle esibizioni di Moiree
Milano/Rho -L’attesa è finalmente terminata per gli appassionati di videogiochi, tecnologia e innovazione, poiché la Games Week 2023 ha aperto i battenti a Rho, Milano. Questo straordinario evento, che celebra il meglio del mondo dei giochi e dell’intrattenimento digitale, ha entusiasmato migliaia di visitatori provenienti da ogni angolo del paese.
La fiera ha offerto una vetrina mozzafiato di novità videoludiche, dalle ultime console ai giochi più attesi. Gli appassionati hanno avuto l’opportunità di provare in anteprima titoli rivoluzionari e di interagire con le menti creative dietro ai loro giochi preferiti.
Non solo videogiochi, ma anche spazio per l’innovazione tecnologica: la realtà virtuale ha catturato l’attenzione dei partecipanti, offrendo esperienze coinvolgenti e futuristiche. Dalle simulazioni di volo alla realtà aumentata, la Games Week ha dimostrato come la tecnologia stia ridefinendo i confini dell’intrattenimento interattivo.
Gli espositori hanno abbagliato il pubblico con stand creativi e interattivi, trasportandoli in mondi fantastici attraverso allestimenti incredibili. Cosplayer talentuosi hanno aggiunto un tocco di magia, dando vita ai personaggi dei giochi più amati.
L’edizione 2023 della Games Week a Rho, Milano, è stata molto più di una semplice esposizione di videogiochi. È stata un’esperienza immersiva che ha celebrato la passione, la creatività e l’innovazione, consolidando la manifestazione come un appuntamento imprescindibile per gli amanti del gaming. Con la promessa di nuove avventure e tecnologie all’orizzonte, non vediamo l’ora di scoprire cosa riserverà la prossima edizione.
Quarant’anni di vignette interpretate da un algoritmo
Una nuova iniziativa editoriale di Paolo Cagnotto. In un volume, riccamente illustrato di 94 pagine sono racchiuse 101 vignette dedicate all’algoritmo. Disponibile solo su Amazon in formato cartaceo o scaricabile su Kindle.
Un medico con camice bianco e farfallino, con un siringone in mano, un cuoco che sta mescolando uno “zuppone” non si sa di cosa, un personaggio al ristorante che trova un “algoritmo” nella minestra… Una serie di situazioni paradossali dove l’algoritmo entra proprio in tutte le salse, come il prezzemolo… a sostituire luoghi comuni o situazioni al limite dell’irriverenza… E’ questo il frutto di 40 anni di vignette di Paolo Cagnotto, vignettista satirico per “divertimento”, come “lavoro per la pensione”, come dice spesso. In quest’opera tutta disegnata e “ridoppiata” ci sono vignette apparse per la prima volta alla fine degli anni Settanta del secolo scorso. La mano, lo stile è sempre quello, riconoscibile, dei suoi personaggi grotteschi che, come confessa, ha conosciuto veramente e li ha riportati con la sua matita su carta oppure, prima li ha disegnati e poi li ha incontrati nella realtà. Dalle prime vignette realizzate con i pantoni e poi rifinite con la china (il rapidograph), a quelle intermedie, sempre curate, disegnate in pennarello nero, digitalizzate e colorate con l’ausilio di photoshop, fino alle ultime, iniziate nel periodo del Covid, attuali con tanto di mascherina sul volto: uno schizzo veloce, colorato leggermente con sfumature di grigio, giusto per dare un po’ di volume, e una nuvoletta colorata di azzurro o rosa a seconda di chi “parla”.
Una carrellata di personaggi e situazioni che puntellano una carriera parallela dell’autore che si è occupato di comunicazione, giornalismo, cinema, ma che dimostra come il tratto sulla carta di un venticinquenne non si discosta molto dopo quarant’anni. Sarà per l’algoritmo che l’autore ha nel sangue?
GRRRigna Comics, il primo festival diffuso del fumetto in Valsassina.
BARZIO – Con la proiezione del documentario su Alfredo Chiappori al cineteatro Colombo di Pasturo, ha preso il via GRRRigna Comics, il primo festival diffuso del fumetto in Valsassina. I prossimi appuntamenti sono sabato 27 e domenica 28 maggio.
L’evento propone incontri con disegnatori, autori, sceneggiatori ed editori provenienti da tutta Italia, oltre che laboratori tematici gratuiti per diverse fasce d’età. I luoghi scelti per gli appuntamenti sono diversi, si tratta sia di spazi istituzionali sia di spazi informali, resi accoglienti e curiosi da scoprire grazie alla collaborazione intrapresa con le scuole di Cremeno e Introbio.
Il GRRRigna Comics è ideato da La Fucina – Associazione Culturale APS.Il programma riserva tante sorprese.
Nel dettaglio il programma e le iniziative dell’intero week end.