Si segnala a tutti gli interessati la conferenza su “Stregherie e malefici nella Valsassina del Cinque e Seicento”. Relatore: Marco SAMPIETRO.
Cortabbio, venerdì 21 febbraio 2020, ore 20,45 – Sede Amici della Torre, in Via Umberto I.
Ingresso libero.
Anche la Valsassina, come altre vallate alpine e prealpine, fu interessata dal fenomeno della “caccia alle streghe”. La prima strega bruciata viva in Valsassina fu una certa domina Ricardina uxor Sebastiani filia quondam Baldassarri Bosmeri dela Silva di Cortabbio che nel 1515 fu condamnata ad mortem et pro stria et heretica … et combusta.
Altre femine accusate di essere strie, specialmente a Premana e a Pagnona (dove se ne contavano addirittura una cinquantina, tra le quali Caterina Oltremonti e Anna Fazzini), furono catturate: alcune scamparono al rogo come la strega Caterina Arrigoni detta la Gallupa che nel 1566 era amante del nobile mercante Francesco Bonanomi di Lecco e che in Valsassina istruiva altre donne; altre non si sa quale sorte abbiano dovuto affrontare, come le sette streghe catturate nel 1569 a Lecco. Nel 1569 a Introbio vi era nelle carceri un sospetto d’eresia, Santino Ambrosoni, che il card. Carlo Borromeo ordinò di esaminare. Nel 1566 presso il locale Palazzo del Pretorio a Introbio fu istituito il Tribunale dell’Inquisizione che fu attivo per circa un secolo.
Oltre alle streghe dovevano circolare in Valsassina anche indemoniati e maleficiati se su un registro dei morti conservato nell’Archivio Parrocchiale di Pasturo è stato trascritto un interessante prontuario – ad uso del parroco – per riconoscere i signa, cioè “gli indizi, i segni, i segnali” di chi era posseduto dal demonio o di chi era vittima di un maleficio, cioè era colpito da fattura, al fine di condannare e reprimere là dove le necessità lo avessero richiesto tutti quei comportamenti magico-religiosi che per riti, formule e gesti risultassero ambigui e quindi sospetti di essere ispirati dal maligno.
Le streghe sono presenti anche nella narrativa popolare valsassinese e hanno lasciato traccia anche nel dialetto e nella microtoponomastica locale, come la voce dialettale cücher, che indica il luogo dove si credeva si radunassero le streghe, o l’esistenza del cosiddetto pónt di strìi (“ponte delle streghe”) a Primaluna.